Meteo, GELO e NEVE sono lì: la situazione merita ancora la dovuta attenzione

Il crollo dell’Oscillazione Artica (AO) può determinare cambiamenti significativi nel clima europeo, con ripercussioni dirette anche sull’Italia.   Questo fenomeno è legato all’indebolimento del Vortice Polare, una struttura atmosferica che normalmente confina l’aria gelida alle latitudini più elevate. Quando l’indice AO assume valori fortemente negativi, il Vortice Polare si allunga e si frammenta, consentendo alle […] Meteo, GELO e NEVE sono lì: la situazione merita ancora la dovuta attenzione

Feb 13, 2025 - 14:22
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Meteo, GELO e NEVE sono lì: la situazione merita ancora la dovuta attenzione

Il crollo dell’Oscillazione Artica (AO) può determinare cambiamenti significativi nel clima europeo, con ripercussioni dirette anche sull’Italia.

 

Questo fenomeno è legato all’indebolimento del Vortice Polare, una struttura atmosferica che normalmente confina l’aria gelida alle latitudini più elevate. Quando l’indice AO assume valori fortemente negativi, il Vortice Polare si allunga e si frammenta, consentendo alle masse d’aria artica di spingersi verso sud e influenzare le condizioni meteorologiche sulle medie latitudini.

 

L’effetto principale di questo processo è un cambiamento nella circolazione atmosferica, con il progressivo indebolimento delle correnti occidentali e una maggiore ondulazione del flusso d’aria. Questo favorisce lo sviluppo di scambi meridiani, attraverso i quali l’aria fredda può scivolare verso l’Europa centrale e meridionale, mentre l’aria più mite risale verso le alte latitudini.

 

Tale configurazione porta spesso alla formazione di blocchi anticiclonici alle alte latitudini, specialmente tra l’Atlantico settentrionale e la Scandinavia, ostacolando il normale flusso zonale e amplificando gli effetti del freddo sulle regioni europee.

 

In questi contesti, le ondate di gelo diventano più probabili, con un aumento delle possibilità di nevicate a basse quote, specialmente nelle regioni dell’Europa centro-orientale e mediterranea. Il clima si fa instabile e perturbato, con alternanza tra impulsi freddi e episodi di maltempo, mentre le temperature subiscono un calo marcato.

 

In Italia, la presenza di un AO negativo rappresenta un segnale importante per il possibile arrivo di irruzioni fredde, soprattutto quando questo fenomeno si combina con una North Atlantic Oscillation (NAO) anch’essa negativa. Questa combinazione può rafforzare l’afflusso di masse d’aria di origine artica o continentale, determinando condizioni invernali particolarmente rigide.

 

Durante questi eventi, l’Italia può essere interessata da nevicate fino a quote basse, soprattutto lungo il versante adriatico e nelle zone interne del centro-sud, mentre le regioni settentrionali possono sperimentare temperature molto basse, con diffuse gelate anche in pianura.

 

L’abbassamento della quota neve è una delle conseguenze più evidenti di un AO negativo, poiché il calo delle temperature favorisce la trasformazione delle precipitazioni in neve su un’area più ampia rispetto alla norma.

 

A seconda della configurazione atmosferica, le regioni adriatiche, la Pianura Padana e le zone interne del centro-sud possono sperimentare accumuli significativi, mentre la presenza di un anticiclone sull’Atlantico può favorire l’ingresso di aria fredda da est, determinando condizioni ancora più rigide.

 

L’intensità e la durata di questi episodi dipendono dalla persistenza delle anomalie stratosferiche che caratterizzano il Vortice Polare. Studi scientifici hanno evidenziato che le influenze di un crollo dell’AO possono estendersi per diverse settimane, con effetti che si propagano dalla stratosfera alla troposfera in un processo che può durare fino a due mesi.

 

Questo significa che, una volta innescato il cambiamento nella circolazione atmosferica, le condizioni invernali possono mantenersi rigide per un periodo prolungato, con ripercussioni sul clima di molte regioni europee.

 

La storia meteorologica italiana offre diversi esempi di inverni caratterizzati da un AO fortemente negativo e da intense ondate di freddo. Tra gli episodi più estremi, il gennaio 1985 rappresenta un caso emblematico, con temperature eccezionalmente basse e nevicate abbondanti su molte regioni.

 

Un altro evento significativo è quello del febbraio 2012, quando una forte irruzione gelida colpì il Paese con afflussi di aria artica proveniente da est, causando nevicate estese e temperature rigidissime. Questi episodi evidenziano come la dinamica dell’AO possa determinare eventi di freddo intenso anche alle latitudini più meridionali d’Europa.

 

Nonostante il ruolo centrale dell’AO nella modulazione delle ondate di gelo, la sua influenza non è esclusiva. Altri fattori, come la posizione dell’anticiclone delle Azzorre, la presenza di un anticiclone russo-siberiano o le anomalie termiche oceaniche, possono interagire con l’oscillazione artica e modificarne gli effetti.

 

La previsione di questi eventi rimane complessa, poiché le dinamiche atmosferiche coinvolte sono molteplici e spesso soggette a improvvisi cambiamenti. Tuttavia, il monitoraggio dell’indice AO e delle sue variazioni rappresenta uno strumento prezioso per anticipare la tendenza meteorologica a medio-lungo termine, permettendo di valutare il rischio di ondate di freddo e di eventi nevosi sulle regioni europee e italiane.

 

Un crollo dell’AO può dunque trasformare radicalmente il volto dell’inverno, riportando condizioni di gelo e instabilità che contrastano con la tendenza generale al riscaldamento climatico. Sebbene l’aumento delle temperature globali stia modificando il quadro meteorologico complessivo, la variabilità stagionale legata all’oscillazione artica può ancora determinare fasi invernali particolarmente rigide, con episodi di freddo intenso e nevicate anche in zone meno abituate a fenomeni di questo tipo.

 

L’attenzione verso questi segnali rimane essenziale per comprendere e prevedere le dinamiche atmosferiche che regolano il clima del continente europeo e, in particolare, dell’Italia.

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