Meteo, Alluvioni Estreme: il Disastro annunciato che ignoriamo

  L’evento meteo alluvionale che ha colpito  la Toscana ha lasciato dietro di sé un dato impressionante: a Casaglia, in provincia di Pisa, sono caduti ben 200 mm di pioggia in sole 24 ore, più del doppio della media mensile (88 mm). Un evento fuori scala, che dimostra come i fenomeni estremi stiano diventando sempre […] Meteo, Alluvioni Estreme: il Disastro annunciato che ignoriamo

Mar 16, 2025 - 16:29
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Meteo, Alluvioni Estreme: il Disastro annunciato che ignoriamo

 

L’evento meteo alluvionale che ha colpito  la Toscana ha lasciato dietro di sé un dato impressionante: a Casaglia, in provincia di Pisa, sono caduti ben 200 mm di pioggia in sole 24 ore, più del doppio della media mensile (88 mm). Un evento fuori scala, che dimostra come i fenomeni estremi stiano diventando sempre più frequenti.

 

Eppure, ogni volta che si verifica un’alluvione, il dibattito pubblico si concentra su tombini ostruiti, alvei non puliti e fauna infestante, come se la causa del problema fosse solo una manutenzione carente. Certo, questi fattori hanno un ruolo nell’aggravare la situazione locale, ma fermarsi qui significa ignorare il quadro più ampio: il cambiamento climatico sta amplificando questi eventi estremi, rendendoli più intensi e frequenti.

 

Un Mediterraneo sempre più caldo

Negli ultimi decenni, il Mediterraneo si è riscaldato a un ritmo superiore alla media globale, diventando un vero e proprio “hot spot” climatico. Le temperature superficiali del mare sono in costante aumento e, con esse, cresce anche la quantità di umidità nell’atmosfera. La fisica è chiara: per ogni grado in più, l’aria può trattenere circa il 7% in più di vapore acqueo. Più umidità nell’aria significa che, quando si formano le perturbazioni, il potenziale per precipitazioni intense aumenta significativamente. È come avere una spugna sempre più grande e imbevuta d’acqua: quando la si “strizza”, rilascia quantità maggiori di pioggia.

 

Non basta gestire l’emergenza

Oltre al calore del Mediterraneo, ci sono altri fattori che contribuiscono a rendere questi eventi eccezionali. Tra questi, le configurazioni sinottiche che favoriscono scambi di calore estremi lungo i meridiani, oppure la formazione di fiumi atmosferici, correnti di umidità che trasportano enormi quantità di vapore acqueo da una regione all’altra. Quando queste masse d’aria cariche di umidità incontrano ostacoli orografici (come colline e montagne) o zone di convergenza nei bassi strati, il risultato può essere un’esplosione di precipitazioni concentrate su aree ristrette, spesso con effetti devastanti.

 

Una nuova strategia per affrontare il futuro

Concentrarsi solo su argini, fossi e sistemi di drenaggio senza affrontare il problema nella sua interezza significa continuare a gestire l’emergenza senza costruire una vera strategia di adattamento. È evidente che la frequenza e l’intensità di questi eventi non possono più essere considerate anomalie isolate, ma segnali di un clima che sta cambiando rapidamente.

 

Serve un cambio di prospettiva: dobbiamo investire in una maggiore capacità di previsione e in infrastrutture progettate per reggere eventi meteo sempre più estremi. Ma soprattutto, occorre ripensare l’uso del territorio, riducendo la cementificazione e lasciando più spazio a fiumi e bacini naturali, che possono assorbire le ondate di piena. Solo così potremo trasformare il rischio in una gestione più efficace del futuro.

Ci ritorneremo.

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