Meloni sui dazi di Trump: «Panico e allarmismo ora fanno più danni. Ecco perché l’impatto per l’Italia può essere affrontabile»
La premier è intervenuta al Consiglio dei ministri. L'invito alla cautela e l'ottimismo sui prodotti del Made in Italy. Martedì incontro con governo e categorie L'articolo Meloni sui dazi di Trump: «Panico e allarmismo ora fanno più danni. Ecco perché l’impatto per l’Italia può essere affrontabile» proviene da Open.

«Niente panico» è il mantra della premier Giorgia Meloni che in Consiglio dei ministri ha commentato la decisione di Donald Trump di introdurre i dazi reciproci. «Difficile stimare ora l’impatto delle misure» decise dalla Casa Bianca, ha detto la premier, che ha ribadito quanto sia necessario ora mantenere la «discussione alla sua reale dimensione». E cioè di cauta certezza che comunque l’Italia «ha tutte le carte in regole per superare» una sfida che indubbiamente si presenta «complessa». Quel che conta, secondo la premier, è di evitare panico e allarmismo, «che possono causare danni ben maggiori di quelli strettamente connessi con i dazi».
Il gruppo di lavoro dei ministri sui dazi
Palazzo Chigi ha intenzione di organizzare per lunedì prossimo un vertice di governo con i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini. E poi il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, quello del Made in Italy, Adolfo Urso, dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e delle Politiche europee Foti. Con loro ci sarà da sviluppare «uno studio sull’impatto che questa situazione può avere per la nostra economia». Lo stesso gruppo di lavoro, viene spiegato dal governo, «che da ora deve sentirsi prioritariamente impegnato sul tema, si confronterà anche con i rappresentanti delle categorie produttive, che sono stati convocati a Palazzo Chigi per martedì 8 aprile».
Lo studio sui settori più danneggiati
La presidente del Consiglio ha spiegato che l’intento principale «è avere in tempo breve un’idea il più possibile chiara, per l’economia italiana e del quadro complessivo, dell’impatto e dei settori maggiormente danneggiati nei diversi scenari, una linea d’azione per sostenere quelle filiere, un set di proposte da portare in Europa su come affrontare e rispondere a questa crisi e una linea di negoziato con gli Stati Uniti». L’obiettivo, dunque, è costruire una strategia tempestiva e articolata per valutare gli effetti della crisi, individuare i comparti più colpiti e attivare risposte coordinate a livello nazionale ed europeo, avviando parallelamente un confronto diretto con Washington.
La scelta «sbagliata» di Trump secondo Meloni
Meloni ha inoltre ribadito il proprio dissenso nei confronti della scelta dell’amministrazione statunitense, definendola «sbagliata, perché le economie delle Nazioni occidentali sono fortemente interconnesse e politiche protezionistiche così incisive danneggeranno non solo l’Unione europea ma anche gli Stati Uniti». Ha quindi sottolineato come l’interdipendenza tra i sistemi economici renda controproducenti misure di questo tipo, che rischiano di colpire anche chi le promuove.
Niente panico sui dazi
Rivolgendosi ai colleghi di governo, ha però invitato alla cautela, sottolineando l’esigenza di non enfatizzare eccessivamente le possibili conseguenze: «importante non amplificare ulteriormente l’impatto reale che la decisione americana può avere. Le esportazioni italiane negli Stati Uniti valgono circa il 10% del totale. L’introduzione di dazi può, forse, ridurre questa quota di export ma è ancora presto per quantificarne l’effetto». Secondo la premier, dunque, l’impatto concreto sul commercio italiano, pur da monitorare, è ancora difficile da misurare con precisione.
Così il Made in Italy potrebbe assorbire l’impatto dei dazi
Ha aggiunto inoltre che «è necessario considerare che un dazio alla frontiera del 20% difficilmente si traduce in un pari incremento di prezzo per i consumatori americani, poiché il valore finale è dato anche da una serie di intermediazioni tra l’importatore e il consumatore finale. Si pensi, ad esempio, all’importazione negli Stati Uniti di una bottiglia di vino che, da un passaggio all’altro, subisce un ricarico spesso superiore al 200%, perciò i dazi all’importazione con ogni probabilità saranno in parte assorbiti».
In altre parole, l’effetto dei dazi potrebbe non essere immediatamente visibile per il consumatore, proprio a causa della lunga filiera commerciale che incide fortemente sui prezzi finali.
I rischi di danni indiretti per l’Italia
La premier ha riconosciuto che «bisogna tenere conto che una politica protezionistica americana può impattare sull’Italia anche indirettamente», citando come esempio il settore automobilistico. Tuttavia, ha richiamato le parole della presidente della BCE, Christine Lagarde, secondo cui «un dazio statunitense del 25% sulle importazioni dall’Europa ridurrebbe la crescita dell’area dell’euro di circa 0,3 punti percentuali nel primo anno». Un impatto, ha osservato, «significativo, ma di un ordine di grandezza affrontabile». Dunque, pur riconoscendo la portata del problema, Meloni ne ha evidenziato la dimensione gestibile, invitando a mantenere la lucidità.
I danni dell’allarmismo
A preoccupare maggiormente, ha spiegato, è lo scenario in cui si generi allarme tra i cittadini e le imprese: «Molto diversa è la situazione che si potrebbe creare nel caso in cui si scatenassero panico e aspettative negative tra i consumatori, portando quindi ad una contrazione dei consumi e degli investimenti delle imprese. Il compito di tutte le Istituzioni, non solo del Governo, è quello di riportare l’intera discussione alla reale dimensione del problema». L’accento è dunque sulla necessità di contenere il rischio psicologico di una crisi percepita, che potrebbe aggravare quella reale.
La complicata trattativa con Donald Trump
Infine, Meloni ha sottolineato che «bisognerà, ovviamente, avviare una trattativa con gli Stati Uniti: questo nuovo shock che colpisce l’Europa, dopo la pandemia e la guerra in Ucraina ancora in corso», può essere «l’occasione per affrontare questioni che l’Unione europea ha trascurato da tempo. Penso alle regole ideologiche e non condivisibili del Green Deal, al rafforzamento della competitività delle nostre imprese, all’accelerazione del mercato unico e alla necessità di una maggiore semplificazione, visto che siamo soffocati dalle regole. Dobbiamo riflettere su questi punti, che hanno rappresentato di fatto dei “dazi” che l’Unione europea si è autoimposta». Secondo la premier, dunque, la crisi potrebbe rappresentare uno stimolo per rivedere alcune scelte europee, ritenute eccessivamente rigide e penalizzanti per la competitività economica.
L'articolo Meloni sui dazi di Trump: «Panico e allarmismo ora fanno più danni. Ecco perché l’impatto per l’Italia può essere affrontabile» proviene da Open.