Maxi-raid di Usa e Israele sullo Yemen: il porto di Hodeidah distrutto con cinquanta bombe. “Ci sono morti”

Nello stesso giorno in cui il governo israeliano ha approvato il piano per l’occupazione della Striscia di Gaza, trenta caccia dello Stato ebraico hanno sganciato cinquanta bombe sul porto di Hodeidah, nello Yemen, e su una fabbrica di cemento a Bajil, nell’entroterra della città. Il raid, lanciato in coordinamento con gli Stati Uniti, è una […] L'articolo Maxi-raid di Usa e Israele sullo Yemen: il porto di Hodeidah distrutto con cinquanta bombe. “Ci sono morti” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 5, 2025 - 20:05
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Maxi-raid di Usa e Israele sullo Yemen: il porto di Hodeidah distrutto con cinquanta bombe. “Ci sono morti”

Nello stesso giorno in cui il governo israeliano ha approvato il piano per l’occupazione della Striscia di Gaza, trenta caccia dello Stato ebraico hanno sganciato cinquanta bombe sul porto di Hodeidah, nello Yemen, e su una fabbrica di cemento a Bajil, nell’entroterra della città. Il raid, lanciato in coordinamento con gli Stati Uniti, è una risposta all’attacco dei ribelli yemeniti Houthi, che controllano la parte occidentale del Paese e domenica hanno colpito con un missile l’aeroporto militare Ben Gurion di Tel Aviv, ferendo diverse persone e bloccando a lungo il traffico aereo. “Abbiamo distrutto il porto di Hodeidah e gli impianti di produzione di cemento che venivano utilizzati per la fabbricazione di armi. Questo è un attacco molto forte, e non sarà l’ultimo. I giochi sono finiti”, riferisce una fonte della sicurezza israeliana in una dichiarazione riportata dai media. Secondo fonti yemenite riportate dai media locali, ci sono morti e feriti. Si tratta del sesto attacco dell’Idf (le forze armate di Tel Aviv) in Yemen dall’ottobre 2023, quando è iniziata l’escalation in Medio Oriente, e del primo da gennaio.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha seguito le operazioni dal centro di comando dell’Aeronautica militare presso il complesso della Kirya, a Tel Aviv. L’Idf ha rivendicato l’offensiva come una “risposta ai ripetuti attacchi del regime terroristico Houthi contro lo Stato di Israele”: il porto di Hodeidah, afferma l’esercito, era utilizzato dai ribelli “per il trasferimento di armi iraniane, equipaggiamento militare e altri scopi terroristici”. La fabbrica di cemento di Bajil, invece, “rappresenta un’importante risorsa economica per il regime terroristico degli Houthi ed è utilizzata per costruire tunnel e infrastrutture militari”. Gli attacchi, sostiene l’esercito, “rappresentano un duro colpo per l’economia del regime e per il suo rafforzamento militare”. Poche ore prima del raid, un funzionario di Tel Aviv aveva detto al Times of Israel che la risposta al missile sull’aeroporto sarebbe arrivata “in un futuro molto prossimo“.

In una dichiarazione diffusa ai media, il membro dell’ufficio politico Houthi Mohammed Al-Bahiti promette che “l’escalation sarà accolta con un’escalation simile, fino a quando gli attacchi a Gaza non si fermeranno. Le nostre capacità missilistiche sono in luoghi sicuri. Siamo seri riguardo all’imposizione di un blocco aereo su Israele. L’ultimo attacco all’aeroporto Ben Gurion è stato un avvertimento”, afferma.

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