L’Ue è pronta a lanciare il piano per l’eliminazione del gas russo

La Commissione europea pubblicherà il 6 maggio la sua strategia per eliminare gradualmente le importazioni di combustibili fossili dalla Russia. Dopo due diversi rinvii, la “REPowerEU Roadmap” con le misure di affrancamento da petrolio e gas di Mosca arriverà finalmente sui tavoli decisionali di Bruxelles, come si evince dall’agenda della Commissione (pdf) pubblicata il 14 […] The post L’Ue è pronta a lanciare il piano per l’eliminazione del gas russo first appeared on QualEnergia.it.

Apr 16, 2025 - 09:45
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L’Ue è pronta a lanciare il piano per l’eliminazione del gas russo

La Commissione europea pubblicherà il 6 maggio la sua strategia per eliminare gradualmente le importazioni di combustibili fossili dalla Russia.

Dopo due diversi rinvii, la REPowerEU Roadmap con le misure di affrancamento da petrolio e gas di Mosca arriverà finalmente sui tavoli decisionali di Bruxelles, come si evince dall’agenda della Commissione (pdf) pubblicata il 14 aprile.

L’Ue si è impegnata ad abbandonare i combustibili fossili russi entro il 2027 in risposta all’invasione dell’Ucraina del 2022, ma la Commissione ha ritardato la pubblicazione del suo piano d’azione su come farlo.

L’attuale situazione di incertezza internazionale ha contribuito a causare i rinvii e non è escluso che possa portare a un’ulteriore revisione delle scadenze. Proprio l’energia infatti potrebbe rivelarsi un fattore fondamentale nei colloqui commerciali tra Ue e Stati Uniti, secondo quanto hanno riferito a Reuters fonti vicine all’esecutivo Ue.

Altre fonti, citate da Bloomberg, riferiscono che l’esecutivo comunitario potrebbe affidarsi a dazi o quote massime di importazione per scoraggiare gli acquisti dalla Russia.

Come limitare l’acquisto di gas russo

Mettere totalmente al bando il gas russo sarebbe in teoria lo strumento più efficace per porre fine alle importazioni, ma l’Ue non ha ancora proposto una misura simile perché sa che non otterrebbe il sostegno unanime necessario, a causa dell’opposizione quasi certa di Ungheria e Slovacchia, due Paesi che dipendono da Mosca per questa fonte.

Il think tank Bruegel ha esaminato la questione in un’analisi pubblicata a inizio aprile. Sui dazi si osserva che gli importatori potrebbero essere “colpiti” in tre modi diversi: pagando un’imposta per unità di gas acquistato, una percentuale sul valore o un determinato importo per metro cubo.

Queste entrate potrebbero finanziare forniture e infrastrutture energetiche alternative all’interno dell’Ue. Le quote massime di importazione, invece, limiterebbero l’offerta senza generare ritorni finanziari.

Tra le due soluzioni, inoltre, i dazi sono quelli che danneggerebbero maggiormente l’economia russa. Se Mosca volesse mantenere o aumentare i volumi di esportazione verso l’Ue, dovrebbe abbassare i prezzi del gas, compensando parzialmente le tariffe. Al contrario, le quote, a parità di domanda, porterebbero i prezzi ad aumentare, compensando la perdita di volumi di vendita e mantenendo, o addirittura aumentando, i ricavi.

“Più lungo sarà il periodo di eliminazione graduale delle quote, più a lungo la Russia beneficerà di prezzi del gas più elevati”, spiegano gli analisti Bruegel.

Presa la decisione sul da farsi, Bruxelles si troverebbe poi a dover discutere su come mettere in atto la strategia. Dal punto di vista giuridico, le tariffe appaiono la scelta più plausibile perché, ai sensi dell’articolo 207 del Tfue (“Trattato sul funzionamento dell’Unione europea), possono essere introdotte con una votazione a maggioranza qualificata in seno al Consiglio dell’Ue, sulla base di una proposta della Commissione europea.

Ma da dove arriva oggi il gas?

La percentuale di metano tramite gasdotto importato in Ue dalla Russia è scesa da oltre il 40% nel 2021 all’11% circa nel 2024. Per quanto riguarda l’import da gasdotto e il Gnl combinati, nel 2024 meno del 19% proveniva dalla Russia.

Una riduzione frutto sia dell’aumento degli acquisti di Gnl da altri Paesi (come Stati Uniti e Norvegia), sia da un generale calo dei consumi.

Secondo una recente indagine del think tank britannico Ember, però, le importazioni da Mosca sono aumentate del 18% su base annua nel 2024, passando dai 38 miliardi di metri cubi (bcm) del 2023 a 45 bcm (Gas in Europa: corsa a infrastrutture inutili mentre cresce l’import dalla Russia).

L’aumento è stato in gran parte determinato dalle importazioni di Gnl in crescita, una tendenza proseguita anche nel 2025, con una media di 74,3 milioni di metri cubi al giorno (mcm/giorno) a febbraio, per un aumento su base mensile dell’11%.

Anche le importazioni via gasdotto continuano, nonostante lo stop ai flussi attraverso l’Ucraina dal 1° gennaio 2025. Sempre a febbraio, l’Ue ha ricevuto 56 mcm/giorno di gas russo attraverso il gasdotto TurkStream, con un aumento mensile anche in questo caso dell’11%. In totale, le importazioni di combustibili fossili russi hanno raggiunto la cifra di 21,9 miliardi di euro nel corso 2024.

Va infine ricordato che il gas tramite tubo dalla Russia ha un costo almeno della metà del Gnl importato dagli Usa (415,3 $ per 1.000 mc immessi in rete, rispetto ai circa 273 $ di quello russo), con le conseguenze negative sull’industria europea che conosciamo, in particolare quella tedesca.

Inoltre, ha anche un impatto ambientale decisamente inferiore al gas liquefatto proveniente dagli Stati Uniti, prodotto attraverso l’inquinante processo di fracking.

La strada da percorrere dovrebbe essere invece quella delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Un’analisi fatta da Ember, E3G ed altri think tank ambientali nel 2022, quando la crisi energetica stava esplodendo, aveva ad esempio calcolato che con queste due soluzioni si potessero “sostituire” 101 miliardi di metri cubi l’anno di gas importato dalla Russia, pari al 66% del totale di allora.The post L’Ue è pronta a lanciare il piano per l’eliminazione del gas russo first appeared on QualEnergia.it.