Cosa serve al biogas per guardare al futuro?

Nel giugno 2010 l’azienda agraria Antonio Trionfi Honorati ha inaugurato a Jesi, in provincia di Ancona, un impianto di generazione elettrica con biogas da 249 kW, incentivato con tariffa omnicomprensiva da 28 centesimi per kWh. Un sito che ha ripagato le attese fino all’ottavo anno di età, quando la sua storia si è complicata per […] The post Cosa serve al biogas per guardare al futuro? first appeared on QualEnergia.it.

Apr 16, 2025 - 09:45
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Cosa serve al biogas per guardare al futuro?

Nel giugno 2010 l’azienda agraria Antonio Trionfi Honorati ha inaugurato a Jesi, in provincia di Ancona, un impianto di generazione elettrica con biogas da 249 kW, incentivato con tariffa omnicomprensiva da 28 centesimi per kWh.

Un sito che ha ripagato le attese fino all’ottavo anno di età, quando la sua storia si è complicata per problemi tecnici e di remunerazione, fino ad arrivare alla chiusura nel 2024.

Le cause di questo finale e le possibili alternative sono state analizzate il 15 aprile nella sede dell’Agenzia Apre a Roma, in occasione di un workshop dedicato al progetto Alfa, finanziato nell’ambito del programma Horizon Europe.

Le difficoltà di un piccolo impianto a biogas

“All’inizio c’era un reddito interessante”, spiega a QualEnergia.it il proprietario dell’azienda, Antonio Trionfi Honorati. L’investimento era ripagato anche da vantaggi aggiuntivi, come nel caso del digestato risultante dalla fine del processo: “Un ottimo prodotto per uso agrotecnico, che ci ha fatto risparmiare economicamente nella concimazione”. A ciò si aggiungeva, tra l’altro, il recupero del calore di processo, sfruttato nella produzione di coloranti naturali.

“I problemi sono arrivati dopo sette-otto anni di vita, perché l’impianto ha cominciato a perdere colpi, mentre il contratto di full service era scaduto dopo i primi quattro anni”, ci ha detto.

Un servizio che non si è riusciti a rinnovare o a far eseguire da una nuova impresa per diverse ragioni, tra cui “i costi della manutenzione: olio impiegato negli impianti a biogas, pompe di movimentazione liquami o motori elettrici di miscelazione, ad esempio, hanno dei prezzi quadruplicati”, superiori a tecnologie analoghe di altri settori.

Negli ultimi due anni di vita, dunque, “l’impianto è costato più di quanto abbia reso e, data una rottura molto importante che si è verificata e l’imminente scadenza del contratto con il Gse, si doveva decidere cosa fare”; cioè se investire e convertire al biometano oppure dimettere.

Le analisi sulla prima opzione, nonostante la possibilità di accedere a un nuovo schema incentivante, “non hanno portato alla sostenibilità, perché il sito era troppo piccolo” per rendere sufficientemente dalla conversione.

Le possibili innovazioni per gli impianti 

Se questa esperienza nelle Marche ha chiuso la sua attività nel biogas, nel corso dell’evento sono state illustrate alcune alternative per quegli impianti che si trovano in una situazione simile.

In termini di recuperi di efficienza, ad esempio, sono implementabili soluzioni di monitoraggio e manutenzione predittiva attraverso IA e digitalizzazione, come ricordato da Lorenzo Maggioni, consulente e collaboratore della cooperativa agricola Verde metano.

Sul piano finanziario, invece, si possono considerare “finanziamenti agevolati e garanzie pubbliche, partenariati pubblico-privati e supply-chain agreements”.

Molte delle aspettative, però, sono poste su un futuro e ulteriore decreto biometano che possa coprire il periodo dal 2026 al 2030 e oltre, sottolinea Maggioni.

“Le strade per gli impianti a biogas, che ci auguriamo continuino a produrre, sono: la conferma di un aiuto economico legato alla produzione di energia elettrica, affiancata dalla vendita di energia con altri possibili prodotti in uscita come il digestato, oppure quella più interessante della conversione a biometano, sfruttando l’incentivazione presente e futura. Facendo bene i conti e calando i progetti sulle specifiche realtà si può pensare di farlo anche per i piccoli siti. L’attuale decreto 2022 incentiva anche questo e spero che nel futuro decreto biometano ciò si confermi”.

Di un prossimo e quarto decreto biometano non c’è ancora notizia, ma se ne è parlato, ad esempio nel recente evento Biogas Italy del Cib a Milano (si veda Biogas e biometano, ecco le regole per incentivare le pratiche ecologiche).

Da considerare, infine, la possibile sinergia con le comunità energetiche rinnovabili, come ricordato da Alessandro Rosati di AzzeroCO2.

“Gli impianti a biogas sono ammessi nelle comunità energetiche rinnovabili, nel rispetto di una serie di requisiti. L’integrazione sarebbe di particolare interesse, in quanto si tratta di una fonte completamente gestibile”. Va detto, però, che lo schema di sostegno delle Cer “è stato disegnato per il fotovoltaico, quindi c’è bisogno di qualche aggiustamento per il biogas”.

Il progetto Alfa per il biogas

Come accennato in precedenza, l’evento di Roma è stato organizzato nella sede dell’Agenzia Apre, hub italiano del progetto Alfa, “unlocking the biogas potential of livestock farming”.

L’obiettivo è creare un gruppo di servizi aziendali e tecnici, nonché altre attività di supporto per l’adozione del biogas, lavorando anche sull’accettabilità sociale e il coinvolgimento di tutti gli stakeholder.

Lo scorso 11 aprile è stato annunciato l’esito preliminare del secondo bando Alfa di raccolta progetti, al quale hanno aderito realtà da 11 paesi con 34 candidature complessive.

“Questi progetti saranno ora sottoposti a un processo di valutazione per garantire che le iniziative più innovative e di maggiore impatto ricevano il supporto necessario”, spiegano i referenti.

Ciò, in concreto, avverrà fornendo ai vincitori servizi di supporto pratico all’immissione sul mercato delle soluzioni proposte, attività di rafforzamento delle capacità e campagne di sensibilizzazione locali.The post Cosa serve al biogas per guardare al futuro? first appeared on QualEnergia.it.