L’ossessione per la virilità impedisce a molti uomini di avere amici stretti e intimi, è un peccato
Per molti uomini avere amici stretti e intimi è difficile, perché l’amicizia nasce anche dalla capacità di aprirsi, offrire supporto e saper ascoltare l’altro, ma in una società in cui ai ragazzi viene insegnato a essere indifferenti verso le proprie emozioni e a fare tutto da soli, ciò sembra impossibile. Abbiamo sempre preteso coraggio dagli uomini, ma oggi l’unico tipo di cui avrebbero bisogno è quello di lasciarsi conoscere. L'articolo L’ossessione per la virilità impedisce a molti uomini di avere amici stretti e intimi, è un peccato proviene da THE VISION.

“I matrimoni mi rattristano, ma non per il motivo che potresti pensare. Quando vedo lo sposo con il suo testimone, non riesco a pensare a nessun uomo che mi conosca abbastanza bene da ricoprire quel ruolo”. Lawrence, 32 anni, è uno dei più di cinquecento uomini di diversa estrazione sociale ed etnica che ho intervistato negli ultimi due anni sul tema dell’intimità e dell’amicizia. Ingegnere informatico alle Hawaii, Lawrence vorrebbe avere più amicizie strette con altri uomini, ma perfino proporre un caffè gli sembra rischioso: “Con una donna, puoi dire: ‘Ehi, andiamo al parco, prendiamo un caffè’. Con un uomo, invece, è come se dovessi chiederti: penserà che sono gay o qualcosa del genere?”.
Un altro intervistato, Kieran, di 40 anni, insegnante irlandese di scuola primaria, ha detto di rimpiangere di essere riuscito a offrire supporto a un amico, Sam. Durante una serata al pub, quest’ultimo gli ha confidato di avere problemi di ansia. La reazione immediata di Kieran è stata: “Non metterti in imbarazzo”. Non aveva mai sentito i suoi amici maschi parlare di salute mentale. Impreparato a gestire il momento, si è arrabattato fino a quando la conversazione è tornata su uno dei loro argomenti “da tavolo”: sport, politica e lavoro. Sulla strada di casa, Kieran si è reso conto che l’esperienza del suo amico rispecchiava qualcosa che anche lui aveva provato, sebbene non avesse mai saputo darle un nome – come “ansia” – finché non l’aveva sentito pronunciare da un altro uomo. Ma il momento per alleviare la vergogna di Sam e rivelare le proprie difficoltà era ormai passato.
Gli uomini che ho intervistato, di età compresa tra i 23 e i 95 anni, hanno risposto a domande sulla natura dei loro legami intime. Sono soddisfatti della loro rete di supporto sociale? Da chi ricevono sostegno? C’è qualcosa – o qualcuno – che manca? Domande come queste sono più che mai attuali. Ricerche recenti indicano che un uomo su cinque negli Stati Uniti e uno su tre nel Regno Unito non ha amici intimi. Due terzi dei giovani americani affermano: “Nessuno mi conosce davvero”. Quasi la metà degli uomini nel Regno Unito sente di non potersi confidare con un amico riguardo ai propri problemi. Negli Stati Uniti, gli uomini hanno il 50% in meno di probabilità rispetto alle donne di ricevere supporto sociale – qualcuno che si interessi a loro o offra aiuto quando ne hanno bisogno – nell’arco di una settimana e riportano di avere meno amicizie rispetto a trent’anni fa.
Ma è la qualità dei legami maschili, misurata rispetto al bisogno psicologico umano di connessioni profonde, più che il numero di amicizie, a delineare un quadro di privazione sociale determinato da una chiara componente di genere. Ciò che spesso manca agli uomini non sono gli amici, ma l’intimità. Le amicizie strette e di alta qualità implicano intimità, quella fragile vicinanza che nasce dal mettersi in gioco e dall’essere accolti con accettazione e senso di appartenenza. Questo tipo di vicinanza può sfuggire agli uomini che vivono ambienti in cui domina l’obbligo dell’indifferenza o persino dell’ostilità nei confronti dell’espressione del proprio mondo interiore.
Luis, un medico di base latino e di 31 anni, che vive in California, ha toccato con mano questa indifferenza quando ha raccontato a un amico d’infanzia, Andrés, la dolorosa storia della sua rottura sentimentale mentre erano a cena. “Che schifo, amico”, gli ha risposto Andrés, senza aggiungere altro. Le richieste di supporto non sempre vengono accolte con la disponibilità o la competenza emotiva necessarie a offrire ciò che molti uomini cercano. Navid, 44 anni, un coach aziendale persiano-americano, ha raccontato di essere stato deriso da adolescente dai suoi amici per aver espresso affetto verso altri ragazzi. Per uno sguardo che si era soffermato troppo a lungo o una pacca sulla schiena che sembrava più una carezza che un colpo, “Mi chiamavano frocio,” ha detto, ricordando l’insulto onnipresente per qualsiasi comportamento giudicato “troppo femminile”. Nel tempo, quando qualcuno del suo gruppo ha espresso in modo simile affetto fisico o emotivo, Navid si è accorto di usare lo stesso insulto. “Se chiamo te in quel modo, allora non posso esserlo io,” ha spiegato. È un tipico esempio di come gli uomini sorvegliano il comportamento degli altri: chi è stato punito diventa il punitore.
Nei pub, a scuola, in ufficio o sul campo sportivo, gli uomini nella maggior parte delle società occidentali – sebbene nuove ricerche suggeriscano che queste dinamiche non siano limitate geograficamente – sono chiamati a interpretare una mascolinità che valorizza l’autosufficienza e disprezza la condivisione emotiva, specialmente con altri uomini. È un processo che si apprende. Per ogni persona che sostiene che i ragazzi siano semplicemente meno orientati alla collaborazione e meno intelligenti nelle relazioni rispetto alle ragazze, esiste uno studio che mostra come i maschi vengano incentivati, attraverso segnali sottili e diretti, a nascondere la loro sensibilità fino a quando – come qualsiasi muscolo rimasto inutilizzato – questa si atrofizza. Gli psicologi statunitensi Christopher Reigeluth e Michael Addis evidenziano questi segnali nelle loro ricerche sul controllo della mascolinità. Un ragazzo bianco di 17 anni, che ha partecipato al loro studio, ha espresso il concetto così: “Ero depresso tutto il tempo. E il mio amico mi ha chiamato ‘una piccola stronza depressa’. La cosa mi ha colpito davvero tanto perché avevo appena perso mio nonno… Quando me l’ha detto, ho imparato a nascondere ciò che provavo”. Nel mio stesso lavoro, Navid dimostra le conseguenze prolungate di questo processo di apprendimento sociale. Abituato a trattenere le sue richieste di connessione, o a rischiare la derisione, ha detto: “Non sapevo come avere intimità con qualcuno per cui non provassi attrazione sessuale,” alludendo all’unico contesto – o persona – a cui molti uomini si rivolgono per dolcezza e intimità.
Ancora e ancora, gli uomini hanno espresso un senso cronico di mancanza nelle loro amicizie maschili. Quando ho chiesto a Eagle, 44 anni, un amministratore scolastico dell’Arizona, se avesse amicizie strette, ha risposto: “Intendi al di fuori di mia moglie?”, con aria confusa. Eagle cercava amici uomini ma, come molti altri, trovava che “l’amicizia con gli uomini consiste nel fare molte attività e nel discutere su ciò che accade, ma mai una vera esplorazione del proprio mondo interiore”. Jared, 40 anni, si sentiva allo stesso modo: “Vorrei che fosse più facile fare amicizia e mantenerle da uomo, ma penso sia più facile aprirsi con le donne”.
Le donne, ha aggiunto, fanno domande migliori e si ricordano di riprendere i discorsi. Come ha detto Kenneth, un canadese bianco di 28 anni: “Le donne mi offrono vere relazioni, mentre gli uomini mi offrono solo esperienze”. Molti degli uomini che ho intervistato fanno affidamento sulle donne della loro vita, anche quando queste non fanno altrettanto con loro. George, 24 anni, un ingegnere nel Regno Unito, ha detto: “Il mio unico sbocco sociale, oltre al lavoro, è stare con la mia ragazza e, forse, socializzare con i suoi amici”. Ed, 82 anni, ha detto: “Non saprei cosa fare socialmente se mia moglie morisse”. L’idea che solo le donne possano fornire un’attenzione affettuosa crea un contesto problematico per le relazioni reciproche tra uomini e donne. Pochi intervistati si domandano se siano, per usare le parole di uno di loro, “parassiti” del tempo delle donne. Un’eccezione è rappresentata dagli uomini queer e trans, che spesso occupano la posizione più distante dal vertice della gerarchia della mascolinità. Questo gruppo è spesso ben consapevole di quanto le donne della loro vita – non solo partner romantiche, ma anche amiche, parenti e colleghe – siano pesantemente sfruttate per un tipo di supporto emotivo che chiamiamo “mankeeping”. Paul, 28 anni, un uomo gay latino-americano, si ritrova a prendersi cura delle amiche esauste dal dover sostenere i loro partner eterosessuali. Raccomanda agli uomini etero di “diversificare a chi parlano. Non puoi fare affidamento solo su tua moglie o fidanzata per il supporto emotivo”.
Per gli uomini etero e cisgender abbastanza coraggiosi da abbandonare le norme maschili che limitano l’intimità con altri uomini, c’è molto in serbo. Quincy, 38 anni, ex medico da combattimento nell’esercito americano, ha creato un gruppo di amicizia per uomini neri a Phoenix, Arizona, quando si è reso conto che nella sua zona non c’erano opportunità di socializzazione maschile al di fuori dello sport o del networking professionale. “La prima cosa che abbiamo dovuto fare è stata imparare davvero come essere buoni amici,” ha detto. João, 30 anni, e il suo migliore amico Abilo, a San Paolo, hanno imparato a stare semplicemente l’uno alla presenza dell’altro, senza bisogno di un’attività o un’agenda. I due uomini etero si sono conosciuti nei loro vent’anni, quando Abilo stava completando il servizio militare in Brasile e João usciva da una lunga relazione. Oggi si vedono solo due volte l’anno, ma ogni telefonata si chiude con: “Ti voglio bene, ci sentiamo doman”.
Come João o Basil, gli uomini che ho intervistato e che avevano amicizie strette con altri uomini soffrivano meno di problemi di salute mentale e riportavano relazioni più felici con le donne rispetto a quelli che facevano affidamento esclusivamente sulla propria partner romantica. Abbiamo sempre preteso coraggio dagli uomini. Ma molti si sentono ancora persi quando si tratta della forza richiesta dalle relazioni più intime. Cosa accadrebbe se Kieran avesse chiesto scusa a Sam quella sera al pub e condiviso la propria ansia? Se Lawrence trovasse il coraggio di invitare un altro uomo per un caffè? Questo è il tipo di coraggio di cui gli uomini hanno bisogno oggi: il coraggio di lasciarsi conoscere.
Questo articolo è stato tradotto da Psyche
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