L’India bombarda il Pakistan, Islamabad risponde: almeno 36 morti e 78 feriti
Almeno 36 persone sono state uccise e altre 78 sono rimaste ferite nella notte in Pakistan e India a seguito di una serie di attacchi aerei condotti da New Delhi contro la vicina Repubblica islamica, provocando l’immediata reazione di Islamabad, che ha risposto a colpi di artiglieria oltre confine. Cina e Stati Uniti hanno chiesto […]

Almeno 36 persone sono state uccise e altre 78 sono rimaste ferite nella notte in Pakistan e India a seguito di una serie di attacchi aerei condotti da New Delhi contro la vicina Repubblica islamica, provocando l’immediata reazione di Islamabad, che ha risposto a colpi di artiglieria oltre confine. Cina e Stati Uniti hanno chiesto a entrambi i Paesi di ricomporre la disputa per via diplomatica mentre l’Iran continua a tentare una mediazione.
L’escalation tra le due potenze nucleari rivali, separatesi nel 1947 dopo aver ottenuto l’indipendenza dall’impero britannico e protagoniste di almeno quattro conflitti armati (1947, 1965, 1971 e 1999) negli ultimi ottant’anni, è sfociata nella notte in uno scontro militare dopo gli attentati terroristici del 22 aprile scorso, costati la vita a 26 persone nel Kashmir indiano. Due settimane di trattative per evitare una possibile guerra atomica, che hanno coinvolto a vario titolo sia il segretario di Stato Usa Marco Rubio che il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, non hanno però portato a risultati significativi.
Raid reciproci
Il primo attacco nell’ambito della cosiddetta “Operazione Sindoor”, come rivelato questa mattina in conferenza stampa dal portavoce delle forze armate di New Delhi il colonnello Vyomika Singh, è stato sferrato dall’India tra l’1:05 e l’1:30 di notte ora locale (tra le 21:35 e le 22:05 di ieri in Italia). “Complessivamente, sono stati presi di mira nove siti”, si legge in una nota diramata nella notte dall’esercito indiano. “Nessuna struttura militare pakistana è stata presa di mira”.
Una ricostruzione contestata da Islamabad, secondo cui i raid hanno colpito moschee e obiettivi civili. Secondo quanto rivelato questa mattina in conferenza stampa dal portavoce dell’esercito pakistano il generale Ahmed Sharif Chaudhry, almeno 26 civili sono morti e altri 46 sono rimasti feriti negli attacchi sferrati da New Delhi nelle località di Muzaffarabad, Bagh e Kotli del Kashmir controllato dal Pakistan e Kotli Loharan, Muridke, Shakar Garh e Ahmedpur East della provincia del Punjab. Tra le vittime, secondo Islamabad, figurano persino “due bambine di tre anni”, uccise insieme ad altri 11 civili nell’attacco che ha colpito la moschea di Bahawalpur, nel Punjab pakistano, considerata dall’intelligence indiana un obiettivo collegato ai gruppi armati responsabili degli attentati in Kashmir. I raid, secondo il generale Chaudhry, hanno anche danneggiato la diga idroelettrica di Neelum-Jhelum.
La risposta pakistana però non si è fatta attendere. Secondo quanto rivelato alla stampa nella notte dal ministro dell’Informazione pakistano, Attaullah Tarar, intorno alle 2:45 del mattino ora locale (le 23:15 di ieri in Italia) l’esercito di Islamabad ha risposto a colpi di artiglieria colpendo obiettivi militari indiani in Kashmir e abbattendo cinque caccia di New Delhi, una notizia non confermata dalle autorità dell’India. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa locale Press Trust of India (PTI), gli attacchi hanno provocato almeno 10 morti e 32 feriti nel villaggio di Poonch e nella zona di Mehandar, nel Kashmir indiano.
Reazioni internazionali
L’escalation ha provocato la reazione sia della Cina che degli Usa. Il segretario di Stato statunitense Marco Rubio, secondo quanto riportato dalla Casa Bianca, ha parlato nella notte con i ministri degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, e pakistano Muhammad Ishaq Dar, promuovendo nuovamente il dialogo per una “de-escalation”.
Anche la Cina ha chiesto moderazione ai due contendenti, mostrandosi “preoccupata” per lo scontro in atto. “L’India e il Pakistan sono vicini che non possono essere separati e sono vicini anche della Cina”, si legge in una nota diramata oggi dal ministero degli Esteri di Pechino. “La Cina si oppone a tutte le forme di terrorismo. Invitiamo sia l’India sia il Pakistan a dare priorità alla pace e alla stabilità, a mantenere la calma e la moderazione e a evitare di intraprendere azioni che possano complicare ulteriormente la situazione”. Intanto in giornata arriverà a New Delhi il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, che il 5 maggio era già stato in visita a Islamabad per tentare una mediazione.
La situazione però resta complicata: lo spazio aereo pakistano è stato chiuso per timore di ulteriori attacchi mentre il premier indiano Narendra Modi ha annunciato l’intenzione di “tagliare l’acqua” ai fiumi che scorrono dall’India verso il Pakistan, una mossa a cui Islamabad ha promesso di rispondere.