L’Habemus Papam e la scelta del nome: storia di una tradizione

“Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!” saranno queste parole in latino, pronunciate dal Cardinale Protodiacono dal balcone centrale della Basilica di San Pietro, a far sapere al mondo intero, al termine del Conclave che si appresta a iniziare oggi, che i Cardinali hanno scelto il nuovo Papa. La formula, mutuata in parte da un passo […]

Mag 7, 2025 - 11:50
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L’Habemus Papam e la scelta del nome: storia di una tradizione

“Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!” saranno queste parole in latino, pronunciate dal Cardinale Protodiacono dal balcone centrale della Basilica di San Pietro, a far sapere al mondo intero, al termine del Conclave che si appresta a iniziare oggi, che i Cardinali hanno scelto il nuovo Papa.

La formula, mutuata in parte da un passo del Vangelo di Luca, è molto antica, sicuramente già usata alla fine del Quattrocento, secondo alcuni già dall’elezione del Papa del 1417, quando salì al soglio pontificio Martino V ponendo fine allo scisma d’Occidente e in modo particolare a un periodo in cui oltre al Papa vi erano ben due antipapi. “Habemus Papam!” poteva così suonare come “abbiamo un Papa, uno e uno solo!”.

La formula completa, come sappiamo recita “Annuntio vobis, gaudium magnum: habemus Papam! Eminentissimum ac reverendissimum dominum, dominum…”, segue dunque il nome di battesimo, latinizzato, del Cardinale scelto dal Sacro Collegio, “Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem…”, e segue quindi il cognome del porporato, rivelando al mondo l’identità del nuovo Papa, “qui sibi nomen imposuit”, e quindi segue il nome Pontificale scelto dal nuovo eletto.

La scelta di un nome ad hoc da parte del Papa ha origini molto antiche, secondo alcuni risalenti al 533, quando fu eletto Papa un sacerdote di nome Mercurio che quindi, per non usare il nome di una divinità pagana, avrebbe cambiato il proprio nome in Giovanni, diventando il secondo Pontefice a chiamarsi così. Non tutti gli storici sono concordi su questo fatto, e secondo alcuni “Mercurio” sarebbe stato solo un soprannome mutuato dal cognome dell’eletto, mentre il primo su cui ci sono notizie certe sul cambio di nome è Ottaviano dei Conti di Tuscolo che, una volta eletto nel 955 ha assunto il nome di Giovanni XII. Fatto sta che nel tempo questa tradizione è andata via via consolidandosi, portando i Cardinali eletti a scegliere un nome pontificale, spesso inserito in una tradizione specifica di nomi che abbiamo nei secoli imparato a conoscere. Le eccezioni, ovvero coloro che hanno scelto comunque di mantenere il proprio nome di battesimo, ci sono ovviamente state, ma nel tempo sono via via diminuite, tanto che l’ultimo caso risale a quasi 500 anni fa, quando il Cardinale Marcello Cervini venne eletto nel 1555 e assunse il nome di Marcello II.

Il nome pontificale più ricorrente nella storia del Papato, che fosse quello di battesimo lasciato immutato o sia stato assunto dopo l’elezione, è stato Giovanni, con ventuno pontefici (per quanto si arrivi al XXIII, ora vedremo il perché), seguito da sedici Gregorio, quindici Benedetto (anche se si arriva al XVI), quattordici Clemente, tredici Innocenzo e Leone e dodici Pio. Già da questa rapida classifica però apprendiamo che ci sono alcune eccezioni e piccoli errori che si sono susseguiti nella lunga storia di Santa Romana Chiesa e hanno reso la numerazione non del tutto lineare in alcuni casi.

Nomi di antipapi erroneamente inseriti nel computo hanno alterato le numerazioni dei nomi Benedetto, Bonifacio, Alessandro e Felice, mentre il caso di Giovanni, oltre a vedere Giovanni XVI non presente perché il nome era stato usato da un antipapa, trova anche l’assenza di Giovanni XX, mai esistito né come Papa né come usurpatore e saltato a piè pari per un semplice errore di numerazione. A questo va aggiunto che per secoli, in caso di ripetizione di un nome già usato da un Papa, non veniva aggiunta una numerazione se non saltuariamente, e nel caso dei Papi Pelagio I e Pelagio II, succedutisi l’un l’altro nel Sesto secolo, il secondo veniva all’epoca identificato come “iunior”, e perciò in molti casi il numero è stato aggiunto solo secoli dopo.

C’è poi un certo disordine intorno al nome Martino, con cui si sono chiamati solamente tre Papi ma la cui numerazione arriva a Martino V, e questo perché sono erroneamente stati contati due Papi di nome Marino con il nome di Martino. Un caso singolare è invece quello di Stefano: un presbitero con questo nome fu eletto Papa nel 752 – e sarebbe stato il secondo a portare questo nome – ma morì pochi giorni dopo l’elezione e prima di intronarsi, fatto che all’epoca sanciva l’inizio del pontificato, e venne subito eletto un nuovo Papa, anche lui di nome Stefano, che venne considerato il secondo, non considerando quindi il presbitero morto poco prima. Tuttavia, in alcuni elenchi venne poi inserito anche l’altro Stefano, creando una certa confusione finché nel 1961 non venne escluso definitivamente dall’Annuario pontificio. Per questa strana situazione, tuttavia, in molti elenchi i Papi di nome Stefano portano una doppia numerazione, con il numero più alto tra parentesi, per cui il più recente, il nono di questo nome secondo l’odierna interpretazione, risulta essere Stefano IX (X).

Al di là delle storie complesse sulle numerazioni, mentre il mondo si chiede chi sarà il prossimo Papa, c’è anche chi si chiede che nome pontificale prenderà, ma questa è una domanda la cui risposta è ancora più difficile. Se guardiamo alla storia della Chiesa più recente e prendiamo in considerazione tutti i Papi eletti dopo l’ultimo conflitto mondiale, quindi da Giovanni XXIII in poi, notiamo come spesso siano stati scelti nomi che non venivano usati da molto tempo, o addirittura hanno utilizzato formule inedite. Papa Roncalli, infatti, scelse il nome di Giovanni che non veniva usato da oltre 600 anni, mentre il suo successore, Giovanni Battista Montini, optò per il nome Paolo: l’ultimo prima di lui, Paolo V, era vissuto nel Cinquecento. Albino Luciani fece qualcosa di ancora più clamoroso, scegliendo per la prima volta nella storia della Chiesa un doppio nome: Giovanni Paolo, l’unione di quello dei propri predecessori. L’eccezione di Wojtyla che scegliendo il nome di Giovanni Paolo II è l’unico caso del segmento temporale preso in esame di Papa che ha scelto lo stesso nome del predecessore, è facilmente spiegabile con una circostanza del tutto eccezionale come la fine improvvisa dopo appena 33 giorni del pontificato di Papa Luciani. Se Ratzinger ha invece scelto un nome come Benedetto che mancava da molto meno tempo di altri che abbiamo visto (Benedetto XV è morto infatti nel 1922), Bergoglio come sappiamo ha fatto una scelta ancora più clamorosa, optando per il nome di Francesco, mai utilizzato e fino a quel momento e totalmente estraneo alla tradizione dei nomi pontificali.

Per conoscere il nome che assumerà il prossimo Papa, non ci resta dunque che aspettare la fumata bianca e la formula pronunciata dal Protodiacono, il Cardinale francese Dominique Mamberti, sempre che non sia lui l’eletto, in tale caso a pronunciarla sarà il Cardinale Mario Zenari.

Ascoltare con attenzione l’Habemus Papam potrà permettere ai più ferrati di comprendere con facilità chi sia il Papa eletto. Quando nel primo conclave del 1978 fu detto il nome “Albinum”, ad esempio, complice l’assenza di omonimi fu chiaro a molti che l’eletto era il Patriarca di Venezia Albino Luciani, meno chiaro invece il “Carolum” del secondo conclave di quell’anno: Wojtyla, primo Papa straniero dopo oltre 400 anni, era giovane e poco noto, tanto che si dice che in diversi pensarono si trattasse dell’anziano Cardinale Carlo Confalonieri prima di sentire il cognome del nuovo eletto.

Quest’anno, però, sentire il nome potrebbe non bastare. “Dominum Petrum”, ad esempio, potrebbe non rappresentare per forza un nome univoco. “Petrum” può essere infatti il nome di Pietro Parolin, Segretario di Stato, tra i Cardinali più noti, ma non l’unico con questo nome a essere inserito nelle frastagliate liste di “papabili” che circolano insistentemente, c’è ad esempio anche il ghanese Peter Turkson così come l’ungherese Peter Erdo. Altri nomi sono sicuramente più singolari, riconoscibili, in un Sacro Collegio che Francesco ha aperto a sempre più Paesi e popoli: non ci resta che attendere l’annuncio per sapere quale “eminentissimum ac reverendissimum dominum” sarà il prossimo Papa.