L’Europa si arma, sul piatto 900 miliardi di dollari | L’analisi

La guerra in Ucraina si avvia, si spera, verso la conclusione. Tuttavia, le spese per la difesa in Europa sono destinate a crescere. Il venir meno dell’ombrello USA, come annunciato dal presidente Donald Trump, costringerà l’Europa a rivedere i piani e ad alzare i budget. Per i Paesi UE aderenti alla NATO, raggiungere il 5% […] L'articolo L’Europa si arma, sul piatto 900 miliardi di dollari | L’analisi proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Feb 19, 2025 - 09:54
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L’Europa si arma, sul piatto 900 miliardi di dollari | L’analisi

La guerra in Ucraina si avvia, si spera, verso la conclusione. Tuttavia, le spese per la difesa in Europa sono destinate a crescere. Il venir meno dell’ombrello USA, come annunciato dal presidente Donald Trump, costringerà l’Europa a rivedere i piani e ad alzare i budget.

Per i Paesi UE aderenti alla NATO, raggiungere il 5% del PIL in spese per la difesa significherebbe, a parità di prodotto interno lordo (2023), mettere in campo un peso analogo a quello del budget della difesa statunitense, che supera i 900 miliardi di dollari. Per l’Italia, ciò implicherebbe triplicare la spesa, superando i cento miliardi di euro.

Il Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), organismo internazionale considerato super partes, quantifica in 313 miliardi di dollari la spesa militare 2023 dei Paesi UE membri della NATO. Il rapporto Draghi, pubblicato a settembre, ha calcolato che per portarsi al 2% del PIL richiesto nel 2024, sarebbe necessario aggiungere altri 60 miliardi.

Raggiungere il 5% appare irrealistico, poiché significherebbe deviare una parte consistente del budget attualmente destinato al welfare. Tuttavia, a giugno dello scorso anno, la Commissione Europea ha stimato che, nel prossimo decennio, saranno necessari investimenti aggiuntivi per la difesa per circa 500 miliardi di euro.

L’Italia, che nel 2023 si posizionava come dodicesimo Paese a livello mondiale con una spesa pari all’1,6% del PIL (circa 35,5 miliardi di dollari), dovrebbe affrontare una drastica ristrutturazione delle proprie risorse. In base agli impegni assunti, il Paese dovrà raddoppiare la spesa a circa 66,5 miliardi di dollari (oltre 64 miliardi di euro) per allinearsi agli standard previsti.

Tuttavia, in un contesto geopolitico complesso, una parte significativa di queste maggiori spese per la difesa europea potrebbe essere intercettata dai produttori statunitensi, dato che i principali attori del settore sono americani.

Secondo un recente rapporto dell’Area Studi Mediobanca, che ha analizzato i 40 principali player del settore della difesa (17 europei e 16 statunitensi), la spesa globale per la difesa ha superato i 355 miliardi di euro nel 2023. I gruppi statunitensi rappresentano il 67,5% dei ricavi totali, mentre quelli europei raggiungono solo il 27,4%.

Il sistema europeo della difesa si trova a un bivio: se da un lato la spesa complessiva è ancora lontana da quella degli Stati Uniti, il divario riguarda anche la capacità di innovare e investire in ricerca e sviluppo.

La spesa in R&S nel settore della difesa in Europa è inferiore di circa dieci volte rispetto a quella degli Stati Uniti. Oltre alla frammentazione del sistema europeo, che ostacola una visione unitaria, uno dei principali problemi è la mancanza di integrazione tra i vari Paesi.

La sicurezza continua a essere gestita a livello nazionale, e la creazione di programmi di difesa sovranazionali fatica a decollare. Un ulteriore ostacolo è la presenza della mano pubblica in molte aziende del settore: mentre negli Stati Uniti tutte le grandi aziende della difesa sono quotate in borsa, in Europa la partecipazione statale resta significativa, con una quota del 17,3% nel capitale delle 17 principali imprese.

Se l’Unione Europea riuscisse a coordinare meglio gli investimenti, le risorse umane e la manutenzione, potrebbe ottenere significativi risparmi. Secondo una stima del Parlamento Europeo, una difesa comune potrebbe portare a un risparmio annuo di oltre 20 miliardi di euro, arrivando a 75 miliardi se i Paesi membri integrassero maggiormente le loro risorse.

Tuttavia, ciò richiederebbe una visione comune e una volontà politica che ancora sembra mancare, complice la difficoltà di superare gli interessi nazionali e le resistenze al cambiamento.

La difesa europea si trova quindi di fronte a una sfida cruciale: non solo adeguare i propri bilanci alle nuove necessità di sicurezza globale, ma anche colmare un gap tecnologico e industriale che, se non affrontato, potrebbe ridurre l’efficacia e la competitività del Vecchio Continente.

La guerra in Ucraina ha sottolineato l’urgenza di una maggiore autonomia strategica, ma saranno la capacità di integrazione e l’investimento a determinare il futuro della difesa europea nei prossimi anni.

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