Le università USA alzano le barricate contro Trump
L’amministrazione Trump ha chiesto a diverse università di modificare alcune parti dei vari programmi di insegnamento ma molti istituti hanno deciso di opporsi a quella che è a tutti gli effetti un’ingerenza della politica nella libera docenza. Ma quali sono le richieste del governo? Al primo posto la Casa Bianca vorrebbe avere la possibilità di influenzare, nel caso ce ne fosse bisogno, la scelta de gli indirizzi i programmi, criteri di ammissione, programmi di ricerca e amministrazione dei campus. Su tavolo anche la possibilità di tagliare posti di lavoro sulla base delle nuove politiche sull’ottimizzazione delle risorse voluta dall’USAID. Economia 27 Marzo 2025 Studiare nelle università più prestigiose al mondo Ecco la classifica delle cinque più care ed i costi 27 Marzo 2025 università harvard studiare stanford università care Guarda ora A fare da capofila nella battaglia delle università c’è Harvard, la più antica e prestigiosa università americana, che si vista congelare oltre 2 miliardi di dollari di fondi federali per essersi rifiutata di modificare le politiche di inclusione e diversità. Oggetto degli strali del tycoon anche le numerose manifestazioni studentesche a sostegno di Gaza. Anche la Stanford University ha puntato i piedi contro le imposizioni dell’amministrazione Trump. L’Università della Pennsylvania ha registrato un taglio di 175 milioni ed anche Princeton, ha subito un taglio di 210 milioni. Al vaglio, invece, la posizione di Berkeley e della Johns Hopkins University. Diversa la strategia scelta dalla Columbia University che, invece, ha accettato di rivedere le proprie politiche interne per evitare di perdere i fondi federali, fondi che le sono stati in realtà già tagliati e che attendono si essere restituiti. Attualita' 14 Ottobre 2024 Premio Nobel per l’Economia a Acemoglu, Johnson e Robinson Il premio vale 11 milioni di corone svedesi (1,1 milioni di dollari) 14 Ottobre 2024 nobel economia premio nobel economia Guarda ora La diatriba tra repubblicani e sistema universitario, in realtà, affonda le radici nel passato con i primi che accusano i campus di essere ostaggio di una cultura di est

L’amministrazione Trump ha chiesto a diverse università di modificare alcune parti dei vari programmi di insegnamento ma molti istituti hanno deciso di opporsi a quella che è a tutti gli effetti un’ingerenza della politica nella libera docenza. Ma quali sono le richieste del governo? Al primo posto la Casa Bianca vorrebbe avere la possibilità di influenzare, nel caso ce ne fosse bisogno, la scelta de gli indirizzi i programmi, criteri di ammissione, programmi di ricerca e amministrazione dei campus. Su tavolo anche la possibilità di tagliare posti di lavoro sulla base delle nuove politiche sull’ottimizzazione delle risorse voluta dall’USAID.
A fare da capofila nella battaglia delle università c’è Harvard, la più antica e prestigiosa università americana, che si vista congelare oltre 2 miliardi di dollari di fondi federali per essersi rifiutata di modificare le politiche di inclusione e diversità. Oggetto degli strali del tycoon anche le numerose manifestazioni studentesche a sostegno di Gaza. Anche la Stanford University ha puntato i piedi contro le imposizioni dell’amministrazione Trump. L’Università della Pennsylvania ha registrato un taglio di 175 milioni ed anche Princeton, ha subito un taglio di 210 milioni. Al vaglio, invece, la posizione di Berkeley e della Johns Hopkins University. Diversa la strategia scelta dalla Columbia University che, invece, ha accettato di rivedere le proprie politiche interne per evitare di perdere i fondi federali, fondi che le sono stati in realtà già tagliati e che attendono si essere restituiti.
La diatriba tra repubblicani e sistema universitario, in realtà, affonda le radici nel passato con i primi che accusano i campus di essere ostaggio di una cultura di estrema sinistra illiberale e che applica strategie di indottrinamento degli studenti.
La strategia Trump, ampiamente reclamizzata, parte dall’ormai famoso concetto dell’“America First” target per raggiungere il quale i vertici a Washigton potrebbero non esitare a tagliare anche varie istituzioni a livello internazionale. Ma nel mirino dei tagli ai vari finanziamenti pubblici ci sarebbero anche il servizio pubblico radiotelevisivo e le reti Npr e Pbs.
Ma le prime conseguenze dei rapporti tesi tra Trump ed il mondo accademico si stanno concretizzando anche in una migrazione di massa di docenti e ricercatori sempre più orientati verso nuovi orizzonti. Jason Stanley, professore di filosofia a Yale e autore di libri contro il fascismo ha confermato il suo trasferimento all’Università di Toronto, Un trend che, se vede la fuga verso l’estero, registra contemporaneamente anche una serie di cambi di rotta tra i ricercatori che, in passato, vedevano le accademie statunitensi come un vero e proprio Eldorado della ricerca ma che invece, oggi, cercano di evitarle come prossimi approdi.
Secondo quanto riferito dalla rivista Nature i ¾ dei 1.650 scienziati americani contattati (tra ricercatori e dottorandi) non escludono di lasciare gli States anche a causa dei tagli alla ricerca decisi dall’amministrazione Trump soprattutto in ambiti invisi alle ideologie repubblicane, non ultimi gli studi su cambiamenti climatici e vaccini. La fotografia conferma anche quanto già messo in atto dalla stessa Casa Bianca che, oltre ad arresti tra gli studenti, ha revocato diverse centinaia di visti di studio.
Ma non solo le università, a finire sotto la scure dei democratici sono anche i centri di ricerca come, ad esempio, il National institutes of health che si è visto tagliare 850 milioni di dollari di finanziamenti, o anche i Centers for disease control and prevention (Cdc) che hanno perso 11,4 miliardi.
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