L'aereo ipersonico: Roma-Tokyo in due ore
Grazie a un motore rivoluzionario, l'aereo ipersonico sarà in grado di superare i 7.000 km/h, collegando le grandi città del mondo in poche ore.
In quale universo parallelo si può decollare da Roma e atterrare a New York in meno di un'ora? È possibile che in quello in cui viviamo lo si potrà fare in un futuro non troppo lontano, forse già entro il 2030. Questa incredibile opportunità potrebbe infatti diventare realtà grazie a un aereo ipersonico, un velivolo capace di volare oltre i 7.000 km/h, spinto da un motore rivoluzionario: il VDR2, sviluppato dalla Venus Aerospace. Basato su un'innovativa tecnologia, questo propulsore promette non solo una rapidità da record, ma anche una maggiore efficienza rispetto a quelli a reazione tradizionali.. Una tecnologia innovativa. Il motore VDR2 funziona secondo il principio del ramjet, un sistema in cui l'aria viene compressa dalla velocità stessa del volo, senza l'impiego di turbine o parti mobili. Questo concetto, semplice ma geniale, consente di raggiungere fino a Mach 6, ovvero circa 7.400 chilometri orari. In pratica, viaggiare da Roma a New York potrebbe richiedere solamente 55 minuti, mentre tratte ancora più lunghe, ad esempio Roma-Tokyo, sarebbero ridotte a circa due ore (in questo caso servirebbe però un breve scalo per il rifornimento, dato che l'autonomia prevista è di circa 8.000 km).. Ma non è solo la velocità a fare la differenza: il motore brevettato da Venus Aerospace potrebbe far consumare fino al 15% di carburante in meno rispetto a quelli attualmente in uso, rendendo i voli ipersonici più efficienti e, potenzialmente, meno costosi e inquinanti.. La sfida del calore. Tutto bellissimo? Non proprio: dal punto di vista tecnico, una delle maggiori difficoltà nel raggiungere velocità ipersoniche è la gestione delle alte temperature. In quelle condizioni, l'aria che entra nel motore si riscalda a livelli estremamente elevati, fino a 2.130°C, abbastanza per danneggiare gravemente i componenti interni.. Il VDR2 affronta questo problema eliminando del tutto le turbine, ovvero le parti più vulnerabili dei motori convenzionali, e inserendo al loro posto la cosiddetta "detonazione rotante" (RDRE, che sta per Rotating Detonation Rocket Engine), un processo che genera onde d'urto supersoniche e produce un'enorme spinta senza compromettere la struttura del propulsore. Nel dettaglio, il sistema è dotato di due cilindri coassiali, con l'asse di rotazione in comune, separati da una camera nella quale viene inserita una miscela di carburante e ossidante: se la detonazione avviene correttamente, il VDR2 dovrebbe riuscire a tollerare temperature estreme senza perdere efficienza e slancio.. Resistenza umana. C'è poi un ulteriore aspetto, forse il più importante, da risolvere: viaggiare a Mach 4 (questa sarebbe l'effettiva velocità di crociera) non presenta solo sfide tecniche, ma anche fisiche per equipaggio e passeggeri. Le sollecitazioni dovute alla velocità ipersonica possono essere estremamente intense, soprattutto durante le fasi di accelerazione e decelerazione, mettendo a dura prova il corpo umano.. Tuttavia, gli ingegneri stanno sviluppando soluzioni per ridurre al minimo l'impatto delle forze G: sedili ergonomici progettati per distribuire uniformemente la spinta, ambienti pressurizzati e sistemi di controllo dell'accelerazione potrebbero rendere tollerabile l'esperienza di volo. Inoltre, le altitudini elevate a cui si viaggerebbe (si parla di 33.500 metri, cioè alle soglie della stratosfera) ridurrebbero le turbolenze, offrendo un'esperienza sorprendentemente fluida.. qUANDO DECOLLERà L'AEREO IPERSONICO. Il primo test di volo del VDR2 è previsto per il 2025, quando il propulsore sarà montato su un drone sperimentale. Se i risultati saranno positivi, potrebbe essere l'inizio di una nuova era dell'aeronautica.. Prima che sui voli civili, però, il VDR2 troverà probabilmente applicazione in ambito militare e spaziale, grazie alla sua potenziale efficienza e resistenza. Nel caso il progetto andasse in porto, non ci sarà solo una rivoluzione nei tempi di viaggio, ma anche nel modo in cui concepiamo le distanze globali, e il mondo si farà improvvisamente molto più piccolo..