La Svizzera sommersa dai rifiuti della fast fashion: ogni anno produce circa 110mila tonnellate di vestiti usati
La Svizzera si trova ad affrontare un problema crescente legato ai rifiuti tessili derivanti dalla fast fashion, con circa 110.000 tonnellate di vestiti usati prodotte ogni anno. Sebbene circa 65.000 tonnellate vengano raccolte da organizzazioni come Texaid, Tell-Tex e Caritas, il mercato dell’usato sta diventando sempre meno redditizio. Uno dei principali ostacoli alla vendita di...

La Svizzera si trova ad affrontare un problema crescente legato ai rifiuti tessili derivanti dalla fast fashion, con circa 110.000 tonnellate di vestiti usati prodotte ogni anno. Sebbene circa 65.000 tonnellate vengano raccolte da organizzazioni come Texaid, Tell-Tex e Caritas, il mercato dell’usato sta diventando sempre meno redditizio.
Uno dei principali ostacoli alla vendita di abiti di seconda mano è la concorrenza dei prodotti a basso costo provenienti dalla Cina, che spesso vengono venduti a prezzi talmente bassi da rendere poco conveniente l’acquisto di capi usati. Secondo Sascha Sardella, direttore operativo di Tell-Tex, meno dell’1% degli indumenti raccolti trova un nuovo proprietario. La conseguenza è che una parte considerevole dei vestiti scartati finisce incenerita o nelle discariche di Paesi africani.
Per affrontare questa crisi, l’Unione Europea introdurrà nel 2026 la responsabilità estesa del produttore, un’iniziativa che obbligherà le aziende a occuparsi del ciclo di vita completo dei loro prodotti, dalla produzione allo smaltimento. Questo regolamento punta a ridurre la quantità di rifiuti tessili e a incentivare pratiche più sostenibili. Tuttavia restano molte incognite su come verrà applicato e su chi si assumerà i costi della gestione dei rifiuti tessili provenienti da fornitori esterni, come quelli cinesi.
Il problema del riciclaggio
Un altro problema cruciale è la difficoltà di riciclare i tessuti misti, composti da fibre diverse difficili da separare. Per risolvere questa sfida, Tell-Tex sta investendo circa 40 milioni di franchi svizzeri in un nuovo impianto di riciclaggio con l’obiettivo di recuperare le fibre tessili e ridurre l’impatto ambientale. Il successo di questo progetto è però ancora incerto.
Oltre al riciclaggio, una delle soluzioni proposte riguarda l’introduzione di una tassa sui prodotti tessili, simile a quella già applicata agli elettrodomestici. Questa misura, promossa dall’associazione Fabric Loop (che include marchi come Calida e Mammut), prevede che l’importatore o il venditore paghi una tassa destinata al finanziamento del riciclaggio. C’è tuttavia la preoccupazione che i marchi di fast fashion a basso costo, come Temu, possano eludere questa tassa, vanificandone l’efficacia.
Alla fine, la soluzione più sostenibile è sempre la più semplice: acquistare meno e scegliere prodotti di migliore qualità che non provengano dalla fast fashion. Solo un cambiamento nelle abitudini di consumo potrà realmente ridurre il problema dei rifiuti tessili e rendere l’industria della moda più responsabile dal punto di vista ambientale.
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