La settimana che verrà

La settimana scorsa i mercati hanno mostrato incertezze, con FedEx in calo e il dollaro in debolezza. L’attenzione ora è sui dati macro e sulle mosse della Fed, mentre le big tech affrontano sfide diverse.

Mar 24, 2025 - 09:39
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La settimana che verrà

La scorsa settimana si è conclusa con un venerdì atipico sui mercati: gli indici americani si sono difesi, con S&P 500 e Dow Jones in parità e il Nasdaq in rialzo dello 0,52%, mentre gli indici europei hanno registrato prese di beneficio, pur mantenendo una performance positiva da inizio anno. Un evento chiave è stata la pubblicazione dei dati di FedEx, che hanno deluso il mercato portando a un crollo del titolo del 9,12%. Poiché FedEx è considerata un indicatore anticipatore dell’economia globale, il calo ha suscitato preoccupazioni sullo stato futuro degli scambi commerciali.

Un'analisi del Financial Times ha evidenziato un fenomeno raro: la discesa simultanea delle azioni statunitensi e del dollaro, evento che non si verificava in modo così marcato dal 2008. Secondo JPMorgan, la banca è diventata ribassista sul dollaro per la prima volta in quattro anni, attribuendo la tendenza a fattori come l’incertezza sui dazi, il rallentamento dell’attività economica statunitense e la geopolitica europea. Altri analisti sottolineano che l’instabilità politica, legata alle numerose decisioni esecutive dell’amministrazione americana, sta spingendo gli investitori a diversificare al di fuori del dollaro.

Un ulteriore tema affrontato è il ruolo della Federal Reserve nel garantire finanziamenti in dollari ai mercati globali. Nel 2023, la Fed ha fornito miliardi di dollari alla Banca Centrale Svizzera per evitare una crisi di liquidità, ma oggi alcuni esperti mettono in dubbio che continui a farlo in futuro, soprattutto se Donald Trump dovesse vincere le elezioni. Trump ha già espresso l’intenzione di svalutare il dollaro e ha esercitato pressioni sulla Fed per ridurre i tassi d’interesse, una strategia che potrebbe indebolire ulteriormente la valuta e alimentare l’inflazione.

Dal lato europeo, la Banca Centrale svedese ha deciso di abbassare i tassi d’interesse per sostenere la crescita, senza subire un crollo della valuta grazie alla debolezza del dollaro. Questo evidenzia il dilemma comune a molte banche centrali, tra il rischio di recessione e la necessità di mantenere una stabilità valutaria.

Infine, si è discusso della situazione delle "Magnifiche Sette", le principali big tech americane. Mentre aziende come Microsoft e Nvidia sembrano posizionate per capitalizzare sulla rivoluzione dell’intelligenza artificiale, Tesla appare in difficoltà, complici le recenti proteste e il boicottaggio negli Stati Uniti. Amazon, invece, sembra essere sottovalutata nonostante la sua espansione nel settore dei chip.

Guardando alla settimana entrante, sono attesi dati importanti come i risultati di BYD, il PMI della zona euro, la fiducia dei consumatori negli Stati Uniti e, soprattutto, il PIL statunitense giovedì e i dati sull’inflazione venerdì, elementi cruciali per le future mosse della Federal Reserve.