La reciprocità che non esiste | L’analisi di Giorgio Barba Navaretti
“La gravità di quanto successo nel giardino della Casa Bianca la settimana scorsa non è solo l’impatto economico delle tariffe, senz’altro nefasto, ma le ragioni profondamente errate su cui si basa il loro aumento”. Lo scrive Giorgio Barba Navaretti sulla Stampa: “Errate – spiega – perché costruite su fatti non veri e perché fondate su […] L'articolo La reciprocità che non esiste | L’analisi di Giorgio Barba Navaretti proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

“La gravità di quanto successo nel giardino della Casa Bianca la settimana scorsa non è solo l’impatto economico delle tariffe, senz’altro nefasto, ma le ragioni profondamente errate su cui si basa il loro aumento”.
Lo scrive Giorgio Barba Navaretti sulla Stampa: “Errate – spiega – perché costruite su fatti non veri e perché fondate su un presunto criterio di equità, il principio di reciprocità, introdotto ad hoc e che rovescia le regole condivise su cui si è basata la prosperità degli ultimi ottant’anni.”
“La falsità dei fatti è oramai ben nota. Trump parla di reciprocità. Alzo i dazi americani in modo da compensare tariffe e barriere che gli altri paesi impongono ai miei esportatori. E ho pure la bontà di dimezzarli.”
“Ma il valore delle presunte gabelle imposte all’America e riportate nel famoso tabellone dell’altra sera hanno nulla a che vedere con le barriere commerciali nei mercati di destinazione. Sono invece la misura del deficit commerciale degli Usa verso quei mercati.”
“Sostenere che questo è unicamente dovuto alle inique barriere imposte da altri e che le tariffe applicate sono quelle ritenute necessarie per eliminare lo squilibrio, come fa l’ufficio del Trade Representative, è falso e in più inefficace.”
“Il saldo commerciale dipende anche dalla competitività relativa delle merci, dalla reperibilità delle materie prime, dal dollaro e dalla domanda aggregata dei partner commerciali.”
“Altrettanto grave – aggiunge – è l’utilizzo improprio del temine reciprocità usato per giustificare l’aggressione verso gli altri paesi.”
“Il principio fondante delle regole globali sul commercio è la non discriminazione nel mercato di destinazione, la clausola della Most Favoured Nation (MFN), a tutti le stesse condizioni della nazione più favorita.”
“Se non ci sono accordi commerciali preferenziali, Europa, Australia, Vietnam o Giappone o qualunque paese pagano per ciascun prodotto lo stesso dazio negli Stati Uniti.”
“Le stesse regole non richiedono invece reciprocità nel livello delle barriere. Ossia i dazi all’entrata negli Stati Uniti possono essere diversi da quelli dell’Europa o dell’Australia.”
“Oggi la reciprocità trumpiana è il riflesso di un’America che ha perso il suo ruolo globale e che sovverte le regole – conclude – grazie a cui ha creato ricchezza e prosperità, che mina uno dei pilastri della nostra civiltà e del nostro benessere, uno spazio di libero scambio con regole condivise.”
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