La più grande biblioteca africana venne data alle fiamme dai colonizzatori europei (per mettere a tacere la loro conoscenza)
La città di Timbuctù, situata nell’attuale Mali, è stata per secoli un simbolo della sapienza africana e uno dei più importanti centri culturali e accademici del mondo islamico medievale. Durante l’apice dell’Impero del Mali e successivamente di quello Songhai, la città prosperò non solo come snodo commerciale ma anche come faro di conoscenza. Al centro...

La città di Timbuctù, situata nell’attuale Mali, è stata per secoli un simbolo della sapienza africana e uno dei più importanti centri culturali e accademici del mondo islamico medievale. Durante l’apice dell’Impero del Mali e successivamente di quello Songhai, la città prosperò non solo come snodo commerciale ma anche come faro di conoscenza.
Al centro di questa fioritura culturale vi era l’Università di Sankore, attorno alla quale gravitavano numerose madrase, scuole in cui si studiavano discipline come astronomia, matematica, diritto, medicina, filosofia e teologia. Nel corso dei secoli, questi istituti produssero e conservarono una vastissima collezione di manoscritti, si stima oltre 700.000, molti dei quali risalenti al XIII secolo.
I testi erano scritti in arabo e in ajami (lingue africane trascritte con caratteri arabi) e trattavano un’incredibile varietà di argomenti, documentando la ricchezza del pensiero scientifico e filosofico africano, ben prima di simili sviluppi in Europa.
Vandalismi che si sono ripetuti anche in tempi recenti
Tuttavia, con l’arrivo dei colonizzatori europei, la città fu presa di mira non solo per le sue risorse ma anche per la sua eredità culturale. La distruzione dei manoscritti fu un gesto strategico, volto a cancellare la prova che le civiltà africane avevano raggiunto alti livelli di conoscenza. Molti manoscritti vennero bruciati, biblioteche saccheggiate e famiglie costrette a nascondere i testi in muri, cantine o villaggi remoti.
Una scena che si è poi ripetuta durante i più recenti conflitti nel nord del Mali, cittadini e bibliotecari coraggiosi hanno salvato migliaia di testi, trasportandoli in scatole di metallo e su carriole trainate da asini. Nel 2013, infatti, la Biblioteca Ahmed Baba, simbolo della rinascita culturale di Timbuctù, fu incendiata da militanti islamisti legati ad al-Qaida durante la loro ritirata.
La struttura ospitava circa 20.000 manoscritti, alcuni dei quali illustrati con cura e riguardanti testi di diritto islamico, poesia, grammatica e scienze. Nonostante la devastazione, molti manoscritti sono stati salvati e oggi sono oggetto di digitalizzazione e studio, contribuendo a restituire all’Africa il posto che le spetta nella storia del sapere globale. Tutto ciò dimostra che, malgrado i tentativi di cancellarla, la memoria storica africana non può essere ridotta in cenere.
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