La manifestazione per la pace del M5S sventola bandiera russa. Un’ipocrisia indecente.
Domani, il Movimento Cinque Stelle ha chiamato in piazza il suo popolo a Roma per un corteo per la pace. Non ci sarebbe nulla di sbagliato se non fosse che la manifestazione è organizzata da un partito che ha stretto legami con Russia Unita di Putin, e per cui il termine “pace” significa sempre più “resa del popolo invaso”. Un peccato che su un tema così importante si alimenti il desiderio di serenità sventolando bandiera russa. L'articolo La manifestazione per la pace del M5S sventola bandiera russa. Un’ipocrisia indecente. proviene da THE VISION.

Strano Paese, l’Italia. Facciamo della maschera il nostro costume, della farsa il nostro divertimento, e con l’ambiguità completiamo il tricolore. Abbiamo un aeroporto dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e uno a Silvio Berlusconi. Non possiamo quindi stupirci di fronte a una manifestazione per la pace organizzata da un partito che ha stretto legami con Russia Unita di Putin.
Per sabato 5 aprile, infatti, il Movimento Cinque Stelle ha chiamato in piazza il suo popolo a Roma per un corteo che giungerà al palco allestito in via dei Fori imperiali. Ho letto il manifesto ufficiale dell’evento, e lo slogan finale è: “Diciamo sì a un futuro di pace, giustizia sociale e diritti per tutti. Diciamo no all’Europa delle armi. Fermiamoli!”. Ho fatto una ricerca che francamente non consiglio a nessuno che abbia a cuore la propria sanità mentale: cercare tra i profili social dei maggiori partiti politici, nei post degli ultimi dieci giorni – se fossi andato più indietro mi sarebbe venuto un esaurimento nervoso – la presenza della parola “pace”, per scoprire chi l’abbia utilizzata di più. Ai primi due posti risultano proprio il Movimento Cinque Stelle e, per una svolta hippy tragicomica, la Lega.
Una parentesi sul “pacifismo” di Matteo Salvini è doverosa. Da anni è il referente politico della lobby delle armi, avendo firmato un accordo con l’allora Comitato Direttiva 477, oggi UNARMI (Unione degli Armigeri Italiani). Questo quando il leader leghista era vicepremier del governo Conte I, e l’accordo portò al decreto legislativo 104/2018, che ha aumentato da 6 a 12 il numero di armi sportive detenibili nella propria abitazione, l’incremento della capienza massima dei caricatori e altri cavilli legati al numero di munizioni acquistabili dai possessori di licenza. Salvini che, tra l’altro, si è sempre battuto per la legittima difesa, a costo di difendere sui social persone accusate di omicidio e di giustificare lo “sparo al ladro”. Difesa che evidentemente non è prevista per un Paese invaso. Gli ucraini non possono difendersi con le armi, ma con fiorellini e parole di pace.
Curioso anche come il primo governo guidato da Giuseppe Conte si sia contraddistinto per un aumento della spesa militare. Un caso eclatante riguarda gli F-35, i jet statunitensi a lungo contestati dai grillini. Nel novembre del 2019 il governo diede il via all’acquisto di F-35 spendendo 690 milioni di euro il primo anno, fino ad arrivare ai 747 del 2021. Un mese prima dell’acquisto, il capogruppo del M5S in Commissione esteri, Gianluca Ferrara, aveva dichiarato: “Il Movimento ha sempre criticato questo programma militare. Un progetto insostenibile che molti Paesi, Usa compresi, hanno già tagliato. Leggiamo con stupore le ricostruzioni giornalistiche riguardanti la presunta conferma del programma F-35 che il presidente Conte avrebbe dato al segretario di Stato statunitense Pompeo”. In poche settimane, a quanto pare, tutto è cambiato. Inoltre il governo Conte ha speso 766 milioni di euro per acquistare droni, 900 per gli elicotteri multiruolo e 386 per ammodernare i carri armati Ariete. Sono solo alcune delle spese che hanno portato ad aumentare la percentuale del Pil da usare per la difesa, come richiesto oggi espressamente da Donald Trump, in quegli anni al suo primo mandato come presidente degli Stati Uniti. Se all’epoca fosse stato all’opposizione, Conte sarebbe sceso in piazza contro quel riarmo. Invece era il presidente del Consiglio.
Tolta la questione delle spese militari – ognuno può avere la sua idea sui piani europei di riarmo, e all’interno della piazza “di Michele Serra” della settimana scorsa erano presenti anche tantissimi manifestanti favorevoli al rilancio dell’Europa ma contrari al progetto Rearm Europe – ciò che stona è il ruolo del Movimento Cinque Stelle nell’intera vicenda. Parlare di pace in teoria non è mai sbagliato, ma bisogna capire da dove provenga il messaggio e per quali fini. Il Movimento parla di pace dal primo giorno dell’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, sottintendendo però una resa del popolo ucraino. Tutta la galassia grillina – che non comprende solo Conte e i pentastellati di partito, ma anche Il Fatto Quotidiano e diversi commentatori onnipresenti in televisione – da anni ci parla di una guerra per procura, della Nato che ha causato l’invasione, di Zelensky che rifiuta gli accordi di pace (come per la conclamata bufala di Conte sull’accordo turco saltato a causa di Boris Johnson), dell’Ucraina che si ostina a difendersi quando potrebbe semplicemente arrendersi. Avrebbero potuto farlo anche i nostri partigiani durante la Seconda guerra mondiale, i curdi contro l’Isis e contro le forze armate di Erdogan, i palestinesi di fronte alla pulizia etnica di Gaza. Ci sarebbero stati sicuramente meno morti, ma oggi curdi, palestinesi e ucraini non esisterebbero più e gli italiani avrebbero una svastica al Quirinale.
So che posso sembrare ripetitivo, ma credo che sia doveroso documentare più volte i legami tra M5S e Russia Unita per capire il motivo di ogni gesto politico e della propaganda filoputiniana che ha preso piede in Italia. Il 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa in Ucraina, ero certamente terrorizzato per la sorte degli ucraini, ma decisi di scrivere questo articolo su un altro tema: i legami di Putin con Lega e M5S. Il mio timore era infatti che l’opinione pubblica italiana venisse inquinata proprio per la vicinanza politica al dittatore del Cremlino da parte di due partiti del nostro Parlamento e di tutte le loro ramificazioni a livello mediatico (televisioni, stampa, social). Timore che purtroppo non era infondato, considerando come sono andate le cose dopo l’inizio della guerra russa.
Nel giugno del 2022, quattro mesi dopo l’invasione, viene infatti realizzato un sondaggio a larga scala promosso dall’European council of foreign relations. L’indagine coinvolge un campione di migliaia di intervistati nelle seguenti nazioni: Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna e Svezia. I risultati dovrebbero far riflettere. Sono due le principali domande del sondaggio: “Chi è il responsabile del conflitto in Ucraina?” e “Chi è l’ostacolo alla pace?”. Partiamo dal primo quesito. La maggioranza schiacciante – in alcune nazioni addirittura sopra il 90% – indica la Russia come responsabile del conflitto. Le uniche due nazioni sotto il 60% sono la Romania e l’Italia, che si trova all’ultimo posto con il 56%. Il secondo quesito forse ci offre risposte ancora più imbarazzanti. Se negli altri Paesi ci sono percentuali bulgare riguardo la Russia come ostacolo alla pace, l’Italia si posiziona ancora una volta all’ultimo posto. Per il 39% l’ostacolo è la Russia, per il 35%, quindi quasi un pareggio, sono l’Unione Europea, gli Stati Uniti e la stessa Ucraina. Il resto “non sa o non risponde”.
Bisogna porsi alcune domande. Perché l’Italia rispetto alle altre nazioni europee coinvolte nell’indagine – manca l’Ungheria, per onor di cronaca – è nettamente quella più vicina a posizioni filoputiniane? E stiamo parlando di un sondaggio fatto a quattro mesi dall’inizio della guerra. Non c’è un corrispettivo attuale fatto dalla stessa organizzazione, ma se ci fosse, oggi, con altri tre anni di propaganda sulle spalle, le percentuali sarebbero probabilmente ancora più vergognose per l’Italia. Non siamo di certo di fronte a una dissonanza cognitiva di massa o a qualche fenomeno antropologico radicato nello Stivale. Semplicemente da più di tre anni abbiamo ogni giorno in televisione personaggi che screditano il popolo invaso, denigrano la loro resistenza e portano avanti una narrazione ormai accettata a livello di linguaggio e di pensiero comune. Inoltre, come detto, abbiamo due partiti legati da anni a Russia Unita. E non è un caso che al penultimo posto ci sia la Romania, Paese che ha subìto numerosi tentativi di ingerenze del Cremlino, non ultimo quello del cavallo di Troia Călin Georgescu alle ultime elezioni. Ciò che va analizzato è il grado di adescamento di fronte a una propaganda che inizia ben prima dell’invasione in Ucraina, e poi proseguita con i social e i salotti televisivi invasi da personaggi che ci ripetono che Zelensky è un comico cocainomane, gli europei dei guerrafondai o gli ucraini degli stolti che resistono invece di arrendersi. I media modellano le masse, è sempre stato così. Forse nei salotti televisivi spagnoli o finlandesi non hanno avuto ogni sera un Travaglio o un Orsini a giustificare l’ingiustificabile, e dunque hanno intrapreso un percorso diverso. Il nostro è quello di una piazza che definisce guerrafondai gli europei e non colui che a suon di missili e carri armati ha causato centinaia di migliaia di morti e città rase al suolo.
Mi fa rabbia pensare che scenderanno in piazza anche persone genuinamente attratte dal messaggio di pace, ma forse totalmente ignare del collante che lega il Movimento Cinque Stelle a Russia Unita, e quindi il reale intento della manifestazione: porsi in antitesi a quella per l’Europa con la faciloneria del “mettete i fiori nei vostri cannoni”. Messaggio che potrebbe anche essere lecito, seppur non per forza condivisibile quando si parla di deterrenza o altre sfumature più complesse, ma che viene snaturato dagli organizzatori, coloro che da anni parlano come Lavrov e Medvedev e riportano in Italia l’agenda del Cremlino. Il tutto facendo leva su argomenti che non possono lasciare di certo indifferente il cittadino, come il desiderio di pace e la paura delle armi. Chiunque è dunque libero di presentarsi alla manifestazione grillina. Deve però essere consapevole che lo farà sotto la bandiera russa. Libero arbitrio.
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