La Germania sospende il patto di Stabilità e accelera la corsa al riarmo
La Germania ha chiesto alla Commissione Europea una sospensione del Patto di Stabilità per aumentare la spesa per la difesa nei prossimi anni. La richiesta è stata inoltrata dall’attuale ministro dell’Economia, Jörg Kukies, ed è stata ricevuta ieri, lunedì 28 aprile. Se venisse accettata, la Germania otterrebbe un’esenzione dai limiti di indebitamento imposti dal Patto, […] The post La Germania sospende il patto di Stabilità e accelera la corsa al riarmo appeared first on L'INDIPENDENTE.

La Germania ha chiesto alla Commissione Europea una sospensione del Patto di Stabilità per aumentare la spesa per la difesa nei prossimi anni. La richiesta è stata inoltrata dall’attuale ministro dell’Economia, Jörg Kukies, ed è stata ricevuta ieri, lunedì 28 aprile. Se venisse accettata, la Germania otterrebbe un’esenzione dai limiti di indebitamento imposti dal Patto, diventando così il primo Paese ad accogliere la proposta della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Non è ancora chiaro a quanto ammontino i piani di spesa presentati da Berlino alla Commissione, ma nell’ambito del piano di riarmo la Commissione Europea ha proposto agli Stati membri di aumentare la spesa per la difesa dell’1,5% del prodotto interno lordo annuo per quattro anni. La richiesta arriva un mese dopo che il Parlamento tedesco ha approvato l’istituzione di un fondo di 500 miliardi di euro per i progetti strategici e cambiato la Costituzione per aumentare le spese militari.
L’annuncio della ricezione della richiesta tedesca di sospensione del Patto di Stabilità per aumentare le spese militari è stato dato dal portavoce della Commissione Europea, Balazs Ujvari. La Germania diventa così il primo Paese a presentare richiesta per aumentare la spesa pubblica per la difesa in deroga al Patto. Altri Paesi, tuttavia, tra cui Portogallo e Polonia, sembrerebbero interessati ad avanzare un’analoga proposta. Il termine ultimo per la presentazione delle domande, sottolinea Ujvari, resta il 30 aprile, ma se qualche richiesta dovesse arrivare in ritardo la Commissione sarebbe pronta a valutarla ugualmente: «Se richieste di sospensione dovessero arrivare due o tre giorni dopo non sarebbe certo la fine del mondo», ha detto il portavoce.
Non è ancora chiaro quale sia il piano di spesa che la Germania avrebbe intenzione di portare avanti, ma secondo molti Berlino vorrebbe utilizzare i fondi che verrebbero sbloccati per finanziare il pacchetto votato lo scorso marzo. Esso è stato approvato con un accordo tra quella che sarebbe stata la futura alleanza di governo, ossia dai parlamentari socialisti di SPD e dai conservatori dell’UCD di Merz, e tra le varie cose prevede l’istituzione di un fondo da 500 miliardi per gli investimenti infrastrutturali e industriali in vari settori, tra cui quelli energetico e della difesa. Nello stesso periodo, la Germania ha approvato una riforma costituzionale che permette al Paese di allentare la cosiddetta regola del “freno al debito”, che limita l’indebitamento pubblico allo 0,35% del prodotto interno lordo, per aumentare le spese militari e nel settore infrastrutturale.
Le mosse della Germania sono pienamente in linea con le richieste dell’Unione Europea e con il piano di riarmo presentato da Ursula von der Leyen. Quest’ultimo avanza la possibilità per i Paesi dell’UE di incrementare in modo significativo la spesa militare senza essere soggetti ai vincoli imposti dal Patto di Stabilità e Crescita, suggerendo a ciascun membro di spendere l’1,5% del proprio PIL ogni anno per quattro anni. Questo meccanismo consentirebbe di generare fino a 650 miliardi di euro di investimenti nei prossimi quattro anni. Un’altra misura chiave prevista è l’istituzione di un fondo da 150 miliardi di euro destinato a fornire prestiti agli Stati membri per finanziare progetti nel settore della difesa. Inoltre, il piano apre alla possibilità di utilizzare il bilancio dell’Unione Europea per stimolare investimenti militari, sfruttando strumenti come i programmi della politica di coesione e altre risorse finanziarie comunitarie.
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