La “cura dimagrante” di Trump causerà una recessione
Trump sta facendo dimagrire lo Stato federale e la spesa pubblica, ma una cura mal dosata, con gli interessi elevati e il sabotaggio della Federal reserve, potrebbe portare alla recessione L'articolo La “cura dimagrante” di Trump causerà una recessione proviene da Scenari Economici.


L’amministrazione Trump, con la sua politica di “dimagrimento” economico, mira a ridurre il deficit federale e il debito nazionale. Questa strategia, sebbene concettualmente valida per la sostenibilità fiscale a lungo termine, presenta rischi significativi per la stabilità economica a breve termine, inclusa la possibilità di una recessione.
Abbiamo giò affrontato questa possibilità, valutando anche la possibilità che il Presidente stia muovendosi volontariamente in questa direzione, ma ora andremo più in profondità anche con l’aiuto di Wolfstreet.
Dati Economici Attuali e Prospettive
L’economia statunitense, pur mostrando una certa resilienza, è esposta a vulnerabilità, soprattutto nel breve termine. I tassi di interesse elevati, mantenuti dalla Federal Reserve per combattere l’inflazione persistente, stanno iniziando a raffreddare la domanda. Il morale dei consumatori è peggiorato notevolmente. Questo si manifesta in diversi settori:
- Mercato Immobiliare: I costi dei mutui più elevati rendono meno accessibile l’acquisto di case, potenzialmente frenando l’attività edilizia e i settori correlati. Il rischio è che l’offerta superi presto la domanda, mandando tutto il crisi.
- Investimenti Aziendali: Le imprese potrebbero essere meno propense a investire in nuove iniziative a causa dei maggiori costi di finanziamento.
- Spesa dei Consumatori: L’inflazione, seppur in calo, continua a erodere il potere d’acquisto delle famiglie, e tassi di interesse elevati rendono più costoso il credito al consumo. Il rallentamento dell’inflazione è ancora troppo lento, o meglio è troppo lenta la ripresa delle reminerazioni reali.
La Politica di “Dimagrimento” e i Rischi Recessionistici
La “cura dimagrante” di Trump, che implica tagli alla spesa pubblica e potenziali aumenti di tasse in futuro, potrebbe intensificare la pressione sull’economia. Se implementata troppo rapidamente o in un contesto economico già fragile, questa politica potrebbe innescare una spirale deflazionistica e condurre a una recessione.
Due aspetti stanno condizionando in questo momento l’economia:
- Tagli alla Spesa Pubblica: Una riduzione significativa della spesa governativa potrebbe sottrarre domanda all’economia, influenzando negativamente la crescita del PIL. Questa fase potrebbe esser già stata messa in conto dalla parte più attenta dei politici trumpiani.
- Aumenti di Tasse Futuri (anche sotto forma di dazi): La prospettiva di maggiori oneri fiscali, anche sotto forma di dazi sull’import, con coseguente riduzione della domanda, potrebbe deprimere la fiducia dei consumatori e delle imprese, portando a una riduzione della spesa e degli investimenti. C’è una fetta dell’import che non può essere sostituita dalla produzione interna, e le politiche dei dazi reciproci potrebbero portare a un aumento dell’import e quindi
L’Interazione con la Politica Monetaria del la Fed
La politica fiscale di “dimagrimento” si scontra con la politica monetaria restrittiva della Federal Reserve. Mentre la Fed cerca di contenere l’inflazione attraverso tassi di interesse elevati, una politica fiscale restrittiva potrebbe amplificare il rallentamento economico.
La politica di stabilità fiscal potrebbe non portare alla recessione solo se la Fed avesse un atteggiamento più rilassato. Però Jerome Powell ha un atteggiamento sinora molto timido e restrittivo, e sembra resistere a ogni pressione di Trump.
I mercati causeranno la recessione?
La situazione delle materie prime, durante l’epoca della precedente amministrazione Trump, ha mostrato prezzi molto contenuti, una risposta proprio ai dazi che già all’epoca aveva imposto il presidente:
Se le Materie Prime non creeranno ricchezza, il segnale della recessione potrebbe provenire dai mercati azionari. Nel 2018, i dazi causarono un calo del 20% nell’S&P 500, ma non portarono a una recessione perché l’inflazione era bassa e la Fed intervenne segnalando una possibile fine dei rialzi dei tassi, supportata anche dalla pressione di Trump.

I tassi fissati dalla Fed nel 2018 erano più bassi degli attuali e comunque la Fed intrvenne riducendoli.
La situazione attuale è diversa: l’inflazione è alta e la Fed è in una fase di “wait-and-see”. Nonostante ciò, Trump e Bessent minimizzano i timori sul mercato, concentrandosi sulla ripresa dell’economia reale. Questo lascia il mercato esposto a una caduta.
Sebbene ci siano molte discussioni sulla recessione, i dati attuali sul mercato del lavoro e sulla crescita del PIL (2.3% nel quarto trimestre, con una robusta spesa dei consumatori) non la segnalano.
Tuttavia, iun crollo significativo e prolungato del mercato azionario, specialmente dopo una bolla, può effettivamente causare una recessione, come accaduto durante la bolla delle dot-com, a causa della fine dell’effetto “Ricchezza” e del calo dei consumi privati che ne può derivare. Quindi Trump deve stare attento al gioco che sta giocando, perché potrebbe anche sfuggirgli di mano.
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