Italia, un fiume di denaro 5,4 miliardi in dieci anni
Bilancio / Ben 3401 interventi governativi Ma i risultati latitano

Un impegno condiviso iniziato più di 10 anni fa, ma ancora senza risultati concreti: i numeri del rischio idrogeologico, in Italia, non sono affatto confortanti. Sia sul piano delle spese, sia su quello dei potenziali pericoli. Una battaglia che, di fatto, comincia nel 2010 quando le Regioni cominciano a interrogarsi davvero su quello che sta succedendo dal punto di vista ambientale. Nell’ultima decade gli interventi di prevenzione, da parte dei governi in carica, sono stati ben 3401 per una spesa complessiva di 5,4 miliardi di euro. Il 66% del totale delle iniziative sono state concluse, assorbendo circa 2 miliardi. Un terzo delle risorse disponibili. Statistiche allarmanti dal momento che mancano ancora 500 cantieri (rimasti aperti) per 1,4 miliardi. Anche per questo motivo i numeri inerenti alla percentuale di rischio idrogeologico, in Italia, invece di diminuire sono aumentati. Emilia Romagna e Toscana, contando esclusivamente il passato recente, fanno ancora i conti con scelte sbagliate. Il peggioramento è evidente anche in ambito numerico: la pericolosità di frane e smottamenti è aumentata di 3,8 punti. Mentre la pericolosità idraulica media è aumentata del 18,9%. Questi riscontri sono disponibili grazie alla conoscenza più capillare delle cause di pericolo, ma soprattutto di quel che è possibile fare per evitarle. Investimenti più mirati e misure più specifiche. 600 milioni di euro per il 2025 rappresentano il capitale adeguato per ripartire e non avere rimpianti rispetto a una consapevolezza ambientale e climatica sempre crescente. Una spesa utile al fine di gettare le basi per gli anni che verranno. Nella speranza che le opportunità siano maggiori dei rischi. La sicurezza dei territori deve tornare in primo piano non solo come una voce all’interno dell’agenda politica, ma anche come impegno comune da portare avanti.