Italia in prima linea negli investimenti in cybersecurity, ma mancano le competenze
La sicurezza digitale è una delle maggiori sfide per nel settore dell’Information Technology. Il ruolo dell’Ai e della formazione (universitarie e aziendale)

Roma, 23 aprile 2025 – In un contesto globale sempre più segnato dalle minacce informatiche, la sicurezza digitale è diventata una delle principali sfide per i leader tecnologici. L’Italia si distingue in questo scenario, posizionandosi in prima linea tra i Paesi più attivi negli investimenti in cybersecurity. È quanto emerge dal CIO 2025 Outlook, il report di Experis – brand di ManpowerGroup e provider IT di soluzioni applicative – che ha riguardato oltre 1.390 leader nel settore tech a livello globale, di cui 480 CIO (Chief Information Officer) e CTO (Chief Technology Officer) e 913 decision maker IT, con l’obiettivo di offrire uno sguardo dettagliato sul ruolo dei CIO evidenziandone sfide, priorità e responsabilità.
Nel 2024, le spese globali legate ai reati informatici hanno raggiunto i 9.500 miliardi di dollari – un valore pari al Pil di un’ipotetica terza economia mondiale, dopo Stati Uniti e Cina. Di fronte a questa crescente minaccia, l’86% degli intervistati in Italia prevede un incremento degli investimenti in sicurezza digitale, superando la media del 77%. Se la cybersecurity rappresenta la principale preoccupazione per il 41% dei CIO che hanno preso parte al sondaggio, tuttavia, solo il 37% dichiara di aver definito strategie di rischio specifiche e in meno del 30% dei casi il personale utilizza correttamente i sistemi di sicurezza implementati.
Tra le sfide emergenti, al secondo posto si colloca la necessità di integrare l’Intelligenza Artificiale (19%). L’AI, su cui il 67% delle aziende prevede di aumentare gli investimenti nel 2025, è accolta con favore sebbene i suoi limiti restino un tema di dibattito. Il 36% degli intervistati la ritiene in grado di cambiare tutto in futuro ma deve ancora essere perfezionata, mentre il 33% ne percepisce ancora un impatto incerto sul business. In questo campo l’Italia si distingue per un approccio più proattivo e aperto al cambiamento: il 47% dei CIO è convinto che l’AI rivoluzionerà tutto, mentre solo l’11% esprime scetticismo sulla sua sostenibilità nel lungo termine (contro una media del 20%). Tuttavia, il 35% degli intervistati italiani – rispetto al 25% della media - ritiene possa essere un problema trovare i fondi necessari per l’implementazione di questa tecnologia.
La formazione rappresenta un elemento strategico per lo sviluppo del settore IT, ma resta ancora un nodo irrisolto. La carenza di talenti e il gap di competenze si fanno sempre più evidenti, con il 76% delle aziende a livello globale che segnala questo problema, una percentuale che in Italia arriva a toccare il 78%. Le università faticano a tenere il passo con i rapidi sviluppi tecnologici, lasciando molti studenti privi delle competenze richieste dal mercato del lavoro. Anche le aziende, tuttavia, non investono abbastanza nella formazione continua: solo il 28% degli intervistati che hanno partecipato al sondaggio afferma che la propria azienda offre regolarmente programmi di aggiornamento per il personale IT. Eppure, il 42% dei lavoratori considera la formazione aziendale uno dei metodi più efficaci per acquisire nuove competenze, subito dopo l’esperienza diretta sul campo (47%).
Per far fronte a questa carenza, nella maggior parte dei casi (52%) le organizzazioni cercano di integrare nuove competenze AI in ruoli già esistenti, di associare competenze tecniche e capacità di pensiero strategico (42%) o di aumentare la versatilità dei ruoli (37%).
“Il report mette in luce come, in un panorama in rapida trasformazione, la figura professionale del CIO stia diventando sempre più centrale nel tradurre l’innovazione in risultati concreti per le aziende - spiega ha dichiarato Salvatore Basile, Direttore di Experis Italia - Allo stesso tempo, l’aumento della complessità tecnologica rende essenziale investire nella formazione continua affinché le organizzazioni possano contare su risorse con le competenze adatte a integrare correttamente le nuove tecnologie nei processi. I dati sulla cybersecurity, d’altra parte, mostrano come disporre di strumenti avanzati non ne garantisca automaticamente un utilizzo efficace: l’impiego di risorse specializzate diventa fondamentale, così come trovare un equilibrio tra investimenti in competenze e accelerazione tecnologica delle piattaforme, una delle sfide più rilevanti. La formazione si conferma, quindi, una leva importante insieme alla collaborazione con realtà specializzate che possono fornire un supporto flessibile e su misura rispetto alla dinamica delle necessità legate all’adozione di soluzioni sempre più innovative”.