Investimenti e la ritrovata forza dell’Eurozona

Per una regione in guerra, vicina alla recessione, in rapido invecchiamento, economicamente inefficiente, dipendente dall’energia e in ritardo sull’innovazione, recentemente l’Europa sembra camminare con un passo più deciso degli Stati Uniti. L’indice di riferimento europeo Stoxx 600 è sulla buona strada per sovraperformare l’S&P 500 in questo trimestre con uno dei margini più ampi degli... Leggi tutto

Mar 14, 2025 - 12:55
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Investimenti e la ritrovata forza dell’Eurozona

Per una regione in guerra, vicina alla recessione, in rapido invecchiamento, economicamente inefficiente, dipendente dall’energia e in ritardo sull’innovazione, recentemente l’Europa sembra camminare con un passo più deciso degli Stati Uniti.

L’indice di riferimento europeo Stoxx 600 è sulla buona strada per sovraperformare l’S&P 500 in questo trimestre con uno dei margini più ampi degli ultimi decenni.

Anche l’euro riflette questo ottimismo, registrando un rialzo del 4,2% circa contro il dollaro statunitense quest’anno. A rafforzare l’euro-ottimismo contribuiscono i piani straordinari di spesa della Germania e le richieste per una riforma delle regole fiscali dell’Unione Europea, con l’obiettivo di liberare più risorse per la difesa e le infrastrutture. Inoltre, le prospettive di una fine della guerra in Ucraina portano ad un rapido aggiornamento delle prospettive di crescita economica e degli utili in Europa.

Nel frattempo, dall’altra parte dell’Atlantico, la situazione è opposta. Secondo il tracker GDPNow della Fed di Atlanta, la crescita reale del PIL nel primo trimestre del 2025 sta registrando un tasso annualizzato del -2,4%. Come abbiamo avuto modo di dire, l’indicatore rappresenta più una tendenza che un valore assoluto. C’è comunque molto rumore attorno a questa cifra, ma a causa di dati più deboli del previsto sulla fiducia dei consumatori e sui nuovi ordini manifatturieri, oltre ai timori per gli effetti potenziali di un aumento dei dazi, la tendenza dell’economia statunitense è quella di un rallentamento.

È stato un anno di sorprese per gli investitori, ecco quindi un’altra possibile svolta: potrebbe l’Europa emergere come fonte di supporto per la crescita e gli utili delle aziende statunitensi quest’anno? Sempre che, naturalmente, non scoppi una guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa.

La ripresa economica dell’Europa, unita a un euro più forte rispetto al dollaro statunitense, è una buona notizia per le aziende americane, considerando i legami commerciali ampi ma spesso sottovalutati tra gli Stati Uniti e l’Europa. Ecco alcuni dati chiave da considerare:

  • l’Europa rimane la destinazione numero uno per i flussi di investimenti diretti esteri (FDI) degli Stati Uniti. Lo stock totale di FDI statunitense in Europa è stato di 4 trilioni di dollari nel 2023, l’ultimo anno di dati disponibili. Ciò rappresenta il 59% del totale dello stock di FDI degli Stati Uniti all’estero ed è quasi sette volte l’investimento combinato degli Stati Uniti in Messico e Canada (fonte Bureau of Economic Analysis);
  • le aziende statunitensi sono legate all’Europa principalmente attraverso le attività delle loro affiliate estere. Le vendite generate attraverso le affiliate statunitensi in Europa ammontavano a circa 3.8 trilioni di dollari nel 2023, ben oltre le esportazioni statunitensi verso l’Europa (946 miliardi di dollari). L’Europa rappresenta il 46% delle vendite delle affiliate estere statunitensi, molto più del 30% attribuito alla regione Asia-Pacifico, che ospita circa cinque miliardi di persone;
  • nessuna regione del mondo rappresenta una quota maggiore del reddito delle affiliate estere statunitensi (un indicatore degli utili globali) rispetto all’Europa, che costituisce quasi la metà del reddito globale delle affiliate in questo decennio. Nel 2023, ultimo anno con dati completi, il reddito delle affiliate statunitensi guadagnato in Europa, pari a 318 miliardi di dollari, era più di tre volte quello dell’America Latina (95 miliardi di dollari) e superava facilmente quello dell’intera regione Asia-Pacifico (118 miliardi di dollari).

Già da qui si capisce l’importanza dell’Europa. In un’epoca in cui l’eccezionalismo statunitense ha dominato a lungo, gli investitori sembrano aver dimenticato perché l’Europa è fondamentale. A riguardo, vale la pena ricordare che:

  • con una popolazione di oltre 500 milioni di persone, l’Unione Europea (UE+UK) rimane una delle economie più grandi al mondo. In effetti, l’UE è seconda solo agli Stati Uniti in termini di prodotto interno lordo (PIL), misurato in dollari statunitensi nominali. Il PIL aggregato dell’UE (incluso il Regno Unito) ha totalizzato 23 trilioni di dollari nel 2024, rispetto ai 29,2 trilioni di dollari degli Stati Uniti e ai 18,8 trilioni di dollari della Cina;
  • la ricchezza conta e, su questo punto, l’Europa spicca. Quindici delle venticinque nazioni più ricche del mondo sono europee. Il PIL pro capite nell’UE27 (43.400 di dollari nel 2024) è significativamente superiore a quello della Cina (13.000) o dell’India (2.700);
  • la ricchezza si traduce in consumo, con l’UE+UK che rappresentano circa il 20% della spesa globale per consumi personali nel 2023. Si tratta di una quota inferiore a quella degli Stati Uniti, ma ben sopra quella della Cina (12%), dell’India (4%) e dei BRICs combinati (19%);
  • la ricchezza in Europa è anche correlata ad una forza lavoro altamente qualificata e produttiva, a capacità avanzate di innovazione e a un’infrastruttura di ricerca e sviluppo (R&S) di livello mondiale, elementi tutti presenti in Europa. Sebbene l’Europa sia in ritardo rispetto agli Stati Uniti per quanto riguarda le startup tecnologiche e l’incubazione di nuove imprese, il panorama dell’innovazione in Europa è molto più dinamico di quanto si pensi. A tal proposito, secondo il Global Innovation Index 2024, sette delle prime dieci nazioni classificate nel 2024 erano europee.

L’Europa è grande, ricca, qualificata e innovativa e si sta muovendo, incentivata e galvanizzata dal deteriorarsi delle relazioni con gli Stati Uniti. Le politiche fiscali e monetarie pro-crescita del continente hanno assunto un mantra del tipo “Rendiamo l’Europa di nuovo grande” e uno spirito affine al fatto che una crisi (l’allargarsi del divario geopolitico transatlantico sull’Ucraina) è un’opportunità che non va sprecata. La rinascita dell’Europa potrebbe essere uno dei temi di investimento più promettenti del 2025 (sempre meglio usare il condizionale).

Detto ciò, il rischio per le aziende statunitensi è che proprio nel momento in cui Corporate America potrebbe beneficiare di un incremento dei guadagni dall’Europa, le relazioni tra Stati Uniti ed Europa siano a un punto di minimo storico. Supponendo che non ci siano ulteriori deterioramenti nelle relazioni bilaterali (una grande incognita), i settori statunitensi pronti a beneficiare della ripresa dell’Europa includono beni capitali, alimenti e bevande, finanza, trasporti e una serie di attività di servizi.

Asset allocation: indicazioni

In questo contesto, riteniamo che gli investitori statunitensi dovrebbero considerare una strategia “barbell”: mantenere un’esposizione alle grandi imprese statunitensi radicate in Europa, così come all’Europa stessa, in particolare alle società europee nel settore della difesa e delle costruzioni.

A cura di Antonio Tognoli, responsabile macro analisi e comunicazione di Cfo Sim