Investimenti: come muoversi dopo i dazi Usa secondo Pictet AM
Con l’entrata in vigore dei nuovi dazi statunitensi annunciati dall’amministrazione Trump, i mercati globali affrontano una nuova fase di incertezza. In un’analisi approfondita, Andrea Delitala, Head Euro Multi Asset di Pictet Asset Management, e Marco Piersimoni, Co-Head Euro Multi Asset di Pictet AM, mettono in luce le implicazioni economiche e finanziarie delle cosiddette “tariffe reciproche”,... Leggi tutto

Con l’entrata in vigore dei nuovi dazi statunitensi annunciati dall’amministrazione Trump, i mercati globali affrontano una nuova fase di incertezza. In un’analisi approfondita, Andrea Delitala, Head Euro Multi Asset di Pictet Asset Management, e Marco Piersimoni, Co-Head Euro Multi Asset di Pictet AM, mettono in luce le implicazioni economiche e finanziarie delle cosiddette “tariffe reciproche”, oltre a illustrare le contromisure adottate all’interno del portafoglio Multi Asset Global Opportunities (MAGO).
Secondo quanto dichiarato da Delitala e Piersimoni, il piano tariffario “si articola in due componenti principali”. La prima è una tariffa base del 10% su tutte le importazioni, con l’eccezione di Canada e Messico, che entrerà in vigore il 5 aprile. La seconda prevede un dazio aggiuntivo per i principali partner commerciali, calcolato come metà del rapporto tra il deficit commerciale bilaterale e il valore delle importazioni da quei paesi, operativo dal 9 aprile. Importante notare che questi dazi non si sommano alla tariffa base, ma la sostituiscono se risultano superiori.
Sono previste esenzioni per diversi settori, tra cui acciaio, alluminio, auto, rame e legname, così come per prodotti farmaceutici, semiconduttori, minerali critici ed energetici, in vista di ulteriori indagini tariffarie specifiche. Un trattamento particolarmente favorevole è riservato a Canada e Messico, grazie all’esenzione per le importazioni conformi all’USMCA dalla tariffa del 25%.
Delitala e Piersimoni precisano che “le nuove tariffe si applicano solo al contenuto non statunitense dei beni, se almeno il 20% del contenuto è di origine Usa”, un dettaglio che potrebbe mitigare parzialmente gli effetti, ma non in modo significativo per i paesi esclusi dal trattamento preferenziale.
Impatti attesi e possibili scenari
Le conseguenze per l’economia globale, secondo gli esperti di Pictet AM, sono tutt’altro che trascurabili: “Il tasso medio delle tariffe sulle importazioni statunitensi salirà dal 4,8% a circa il 20%”. A pagare il prezzo più alto, in prima battuta, saranno le economie asiatiche più piccole e fortemente dipendenti dal commercio internazionale.
Sul fronte azionario, la previsione è che Cina, Regno Unito e India mostrino relativa forza, mentre Giappone ed Europa continentale risultano vulnerabili.
A livello settoriale, potrebbero sovraperformare utilities e telecomunicazioni, mentre i titoli tecnologici e del consumo discrezionale sono visti come i più esposti.
I titoli di Stato, invece, beneficeranno di un contesto di fuga verso beni rifugio e di aspettative di nuovi tagli dei tassi.
Tre sono gli scenari delineati da Delitala e Piersimoni:
- Scenario di negoziazione (probabilità > 40%): i dazi rappresenterebbero un massimo teorico, con impatti moderati su crescita e inflazione. In questo contesto, “la Fed potrebbe effettuare due tagli dei tassi durante l’anno”.
- Scenario di recessione (probabilità < 40%): l’economia USA entrerebbe in recessione tecnica, ma con inflazione stabile. I tassi sui Fed Funds potrebbero scendere verso il 2%.
- Scenario Stephen Miran (probabilità 20%): evocando un possibile “Mar-a-Lago Accord”, simile al Plaza Accord del 1985, gli USA cercherebbero un accordo internazionale per svalutare il dollaro. Tuttavia, gli esperti riconoscono che “l’attuale tensione nelle relazioni internazionali rende difficile immaginare un’intesa consensuale”, aumentando l’incertezza globale.
Strategia difensiva di portafoglio
Nel frattempo, Pictet am ha già risposto con un riposizionamento del portafoglio MAGO. “A partire da dicembre 2024 abbiamo ridotto l’esposizione ai temi sensibili all’agenda Trump”, spiegano Delitala e Piersimoni. In particolare:
- l’esposizione all’azionario USA è scesa sotto il 15%, rispetto al 25% di fine 2024;
- la quota in dollari è calata al 5%, mentre è stato portato al 3% l’investimento in yen, considerata valuta rifugio;
- la duration del portafoglio è attualmente di 2,5 anni;
- è stata acquistata protezione sul credito high yield per un valore pari al 6% del portafoglio.
A seguito dell’annuncio del 2 aprile, osservano i due gestori, si è assistito a una “riconsiderazione violenta dei fondamentali macroeconomici e delle possibili implicazioni sugli utili delle imprese”. Una reazione intensa soprattutto sui mercati statunitensi, dove si teme uno scenario stagflattivo più probabile rispetto ad altri Paesi.
Interessante notare anche il comportamento inusuale di alcuni asset: “Il dollaro si è indebolito nettamente, contrariamente a quanto previsto dalla teoria economica”, e alcune valute e listini emergenti si sono mossi in controtendenza rispetto ai mercati sviluppati.
In sintesi
In definitiva, le “tariffe reciproche” potrebbero rappresentare una svolta significativa per gli equilibri globali. Seppur con margini di manovra ancora aperti, il quadro delineato da Pictet AM suggerisce una crescente cautela e l’adozione di strategie difensive in un contesto sempre più incerto.