Intervista a Davide Shorty: “Viviamo in un sistema che ci fa perdere di vista la libertà autentica”
Intervista a Davide Shorty, che ha pubblicato l'album "Nuova Forma", un disco che si muove tra hip hop, soul, jazz e cantautorato L'articolo Intervista a Davide Shorty: “Viviamo in un sistema che ci fa perdere di vista la libertà autentica” proviene da imusicfun.

“Nuova Forma” è il nuovo album di Davide Shorty, disponibile in fisico e digitale, un disco che si muove tra hip hop, soul, jazz e cantautorato; ne abbiamo parlato in un’intervista.
Nuova Forma è un viaggio intenso e personale che nasce dalle ceneri di un incendio (nel 2023 un incendio ha costretto Davide a lasciare la sua stanza e il suo studio a Londra) e si trasforma in un’opera che parla di rinnovamento, resistenza e bellezza nell’avversità.Prodotto interamente da Davide Shorty stesso, l’album è un mosaico sonoro che riflette su temi universali come l’amore, la mascolinità tossica, la depressione, la politica e la disillusione. Ogni traccia è un frammento di vita, nata da necessità e ispirata dal vissuto di Davide, che ha saputo trasformare le proprie limitazioni in risorse creative. Ogni brano é un invito a guardarsi dentro ed accogliere le trasformazioni.
Questa la tracklist.
1 Nuova Forma
2 Essere Uomo
3 Finestra
4 Demone
5 Lacrime Di Felicità (feat. Casadilego)
6 Sabato (feat. AINÉ & Serena Brancale)
7 Bla Bla Bla (feat. Daniele Silvestri)
8 Fuorigioco
9 Fabbricante Di Ricordi
10 Sei Cuori (feat. Giò Sada)
Annunciate le prime date live, dove verrà presentato dal vivo l’album:
03 aprile – Roma – Alcazar
11 aprile – Torino – CPG
02 maggio – Bologna – Locomotiv Club
21 maggio – Milano – Blue Note
Biglietti già disponibili qui: https://linktr.ee/davideshortylive
Intervista a Davide Shorty
Davide Shorty, è sempre un piacere ritrovarti, e oggi l’occasione è decisamente speciale.
È stato un lavoro molto intenso e stimolante.
Nuova Forma è un titolo che richiama il concetto di trasformazione. Anche la tua musica ha sempre avuto un’evoluzione, mescolando pop, soul, jazz e cantautorato. Come hai lavorato per amalgamare tutti questi elementi e creare un’identità sonora ancora più marcata rispetto al passato?
Per me la musica è sempre stata una ricerca continua, un viaggio. Non mi impongo mai dei limiti di genere, ascolto la musica che mi piace e poi cerco di liberarmi dal giudizio mentre la creo. È un processo molto istintivo: quando compongo, se qualcosa mi emoziona fisicamente, se il mio corpo reagisce—tipo la testa si muove da sola o sento un brivido—allora so che quella è la strada giusta.
Quindi segui molto l’istinto?
Assolutamente. Non mi impongo schemi precisi. Se una melodia, un ritmo, un suono mi fa stare bene, allora vuol dire che è giusto. Questo vale anche per la produzione: se trovo un campione di batteria o un giro di chitarra che mi colpisce, lo sviluppo senza pensarci troppo.
Nel brano Nuova Forma dici: “Non esiste tempo perso, non si vince né si perde, qui si impara a essere libero.” Cosa significa per te questa frase?
È un concetto fondamentale per me. Viviamo in un sistema pieno di schemi e aspettative che spesso ci fanno perdere di vista la libertà autentica. La vera libertà arriva quando smetti di misurare tutto e ti lasci semplicemente andare. È qualcosa di difficile da raggiungere, ma quando succede, è potentissimo.
Pensi che questo approccio si rifletta anche nella tua musica?
Sicuramente. Ho cercato di raccontare questa libertà sia a livello testuale che musicale. Ho voluto sperimentare senza paura di sbagliare, senza cercare per forza un “genere” preciso.
Nuova Forma tocca temi importanti come la mascolinità tossica, la depressione, la disillusione politica. Come sei riuscito a trattare argomenti così complessi mantenendo autenticità e credibilità?
In realtà, non c’è una formula precisa. Ho semplicemente raccontato quello che vivo e osservo. Mi sono preso del tempo per riflettere su ciò che mi circonda e su quello che provo. Negli ultimi due anni mi sono isolato un po’ di più, cosa che non avevo mai fatto prima. Sono sempre stato una persona sociale, mi piace stare in mezzo alla gente. Ma questa volta ho avuto bisogno di silenzio per capire meglio me stesso e il mondo intorno a me.
L’isolamento ti ha aiutato a scrivere?
Sì. Mi ha permesso di ascoltare i miei pensieri senza troppe distrazioni. Quando sei immerso nel rumore costante della società, rischi di non sentire davvero ciò che vuoi dire.
Come è nato il brano Blablabla?
È nato quasi per caso! Avevo creato una base e stavo per darla via, perché non mi sembrava adatta a me. Poi Ioanna mi ha detto: “Aspetta, questa è una bomba, perché non ci scrivi sopra qualcosa?”
E cosa hai pensato?
Inizialmente ero scettico, poi ho provato a buttar giù qualcosa. Ioanna mi ha detto: “Di cosa parleresti?” e io: “Boh, qualcosa di politico.” E lei: “Sempre con ‘sta cazzo di politica!” (ride). Così abbiamo iniziato a giocare con questa idea di rumore di fondo, di discorsi vuoti che ci bombardano ogni giorno, e da lì è nato il ritornello “Apri gli occhi la mattina e pensi blablabla, senti blablabla di qua, blablabla di là.”
C’è un brano che mi ha colpito particolarmente: Essere un uomo. È un pezzo molto forte, quasi manifesto. Cosa rappresenta per te?
Essere un uomo è nato in un momento molto intenso. L’ho scritto davanti all’oceano, a Finale di Pollina, un piccolo paese vicino Palermo. Avevo allestito un home studio in un monolocale e una sera mi è venuto in mente il ritornello. Ho iniziato a saltare come un pazzo, ero in modalità Kanye West! (ride).
E cosa significa davvero per te “essere un uomo”?
Per me vuol dire essere un essere umano prima di tutto. Siamo cresciuti con tanti schemi rigidi su cosa significa essere uomo: non devi piangere, devi essere forte, non puoi mostrare fragilità. Ma alla fine, che senso ha? Essere un uomo vuol dire essere libero di sentire le proprie emozioni, di essere vulnerabile senza paura.
In questo nuovo percorso, hai deciso di delegare alcuni aspetti del live che in passato gestivi direttamente. Cosa ti ha spinto a questa scelta?
Per la prima volta voglio delegare, perché sono sempre stato io a fare il direttore della band che mi accompagna dal vivo. Questa volta sento il bisogno di concentrarmi solo sull’essere un performer. Voglio vivere l’esperienza in modo più libero e vedere cosa succede.
Davide, grazie per questa chiacchierata. Nuova Forma è un disco pieno di sfumature e significati profondi. C’è qualcosa che vuoi dire ai tuoi ascoltatori?
Voglio solo dire di non avere paura di cambiare, di cercare la propria “nuova forma” senza farsi incasellare da etichette o aspettative. La musica per me è questo: libertà ed evoluzione continua.
L'articolo Intervista a Davide Shorty: “Viviamo in un sistema che ci fa perdere di vista la libertà autentica” proviene da imusicfun.