Imprese, la partecipazione dei lavoratori cambierà il Paese
Bonanni Dopo 78 anni, l’Italia riallaccia il presente alla visione dei più solerti Costituenti: quella del lavoro come architrave della...

Bonanni
Dopo 78 anni, l’Italia riallaccia il presente alla visione dei più solerti Costituenti: quella del lavoro come architrave della democrazia. Il Senato ha approvato in via definitiva la legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili d’impresa. Un risultato, frutto dell’iniziativa della Cisl e del sostegno di oltre 400 mila firme. Segno chiaro che il Paese vuole riportare il lavoro al centro, non solo dell’economia, ma della cittadinanza attiva.
È finalmente l’attuazione dell’articolo 46 della Costituzione, rimasto per troppo tempo inascoltato. I padri fondatori – in primis cattolici e socialisti – avevano intuito che il lavoro non è solo mezzo di sussistenza, ma anche partecipazione responsabile, valorizzazione umana, argine contro le derive autoritarie e il nichilismo sociale. Una visione forte e moderna, più attuale che mai.
La legge si propone come alternativa concreta al capitalismo predatorio e alla lotta di classe: modelli contrapposti che svuotano la società, dividono, impoveriscono. Al contrario, la partecipazione unisce, costruisce, genera fiducia.
Eppure, c’è chi ha girato le spalle. Non solo i populisti, ma purtroppo anche il Partito Democratico con l’astensione, sostenendo che il testo sarebbe stato svuotato e ostacolerebbe la contrattazione. Un’obiezione debole, smentita dai promotori. Al contrario, questa norma, pienamente costituzionale, ricorda da vicino un precedente illustre: la legge 300 del 1970, lo Statuto dei Lavoratori. Allora quella spinta riformatrice trasformò la contrattazione; oggi, la legge sulla partecipazione sarà resa viva dalla contrattazione collettiva. La verità è che certe resistenze culturali, da sempre ostili a questo tema, ancora pesano e condizionano. Anche dietro a battaglie referendarie che, pur vestite da cause civili, puntano a smontare riforme recenti. Ma i diritti veri si costruiscono in Parlamento e nella contrattazione, non con foglie di fico. Ora la sfida è attuare questa legge nelle nostre aziende con la contrattazione. Cambierà il lavoro, cambierà l’Italia.