Ilva, l’ex direttore dovrà risarcire 31 persone che hanno casa ai Tamburi: “Danno pari al 5% del valore. Non potevano usare i terrazzi”

L'allora direttore, si legge nella sentenza civile, era gestore dell'impianto e di conseguenza, visto il ruolo, avrebbe potuto predisporre i rimedi per impedire la diffusione delle polveri L'articolo Ilva, l’ex direttore dovrà risarcire 31 persone che hanno casa ai Tamburi: “Danno pari al 5% del valore. Non potevano usare i terrazzi” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 12, 2025 - 19:00
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Ilva, l’ex direttore dovrà risarcire 31 persone che hanno casa ai Tamburi: “Danno pari al 5% del valore. Non potevano usare i terrazzi”

I tarantini hanno avuto un’altra volta ragione ma, anche in questa occasione, almeno per il momento, dovranno ancora aspettare per capire se vedranno una reale compensazione dei danni subiti in vicende legate all’Ilva. Le 31 persone che hanno casa nel quartiere Tamburi, ha sentenziato la Cassazione, hanno subito un danno pari al 5% del valore degli appartamenti e non hanno potuto godere a pieno dell’immobile a causa delle polveri di carbone dell’acciaieria. Per questo l’ex direttore Luigi Capogrosso è stato condannato in sede civile a risarcirli.

Con ogni probabilità, come ricorda il collegio presieduto dalla giudice Antonietta Scrima, si tratterà di poche migliaia di euro visto che quelle abitazioni, già di loro, non sono preziosissime. Quanti? Ancora non si sa. Perché la Terza sezione civile della Suprema Corte ha comunque accolto uno dei motivi del ricorso dell’ex direttore dell’acciaieria, quindi si tornerà davanti alla Corte d’Appello di Lecce per stabilire a quanto ammonta il danno subito dai trentuno ricorsi in giudizio.

L’allora direttore Capogrosso, si legge nella sentenza, era gestore dell’impianto e di conseguenza, visto il ruolo, avrebbe potuto predisporre i rimedi per impedire la diffusione delle polveri. Nel corso del periodo che riguarda la sentenza, avevano superato i limiti consentiti per più di 35 volte l’anno. Il sostanziale immobilismo di Capogrosso – è in sintesi il giudizio della Corte di Cassazione – ha avuto come conseguenza l’imbrattamento delle facciate e una limitata possibilità di aprire finestre e porte, nonché di usare balconi e terrazze. Tutto ciò ha avuto come effetto un peggioramento della qualità della vita personale e la lesione del diritto di proprietà con un deprezzamento del valore dell’immobile del 5 per cento.

La vicenda legale – come ricorda La Gazzetta del Mezzogiorno – affonda le sue radici in una sentenza del 2005 con la quale Capogrosso e l’ex proprietario Emilio Riva, nel frattempo deceduto, venne condannati in via definitiva per “getto di cose pericolose”. Nel primo grado della causa civile era stato il giudice Pietro Genoviva a quantificare i risarcimenti che andavano da 4 a 30mila euro per ogni proprietario richiamando come una consulenza dei periti del tribunale fu così dettagliata da dare “una concreta incidenza nel calcolo del deprezzamento commerciale degli immobili”.

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