Il ruolo della consulenza finanziaria nel risiko bancario
Con un post pubblicato su LinkedIn, Alberto Lionello Martini – head of wealth management di Banca Mediolanum – pone l’accento sull’importanza della figura del consulente finanziario nel risiko bancario, con una riflessione che vi proponiamo di seguito: “Negli ultimi anni, il settore bancario italiano ha vissuto un’intensa fase di aggregazioni, note come risiko, che non... Leggi tutto

Con un post pubblicato su LinkedIn, Alberto Lionello Martini – head of wealth management di Banca Mediolanum – pone l’accento sull’importanza della figura del consulente finanziario nel risiko bancario, con una riflessione che vi proponiamo di seguito:
“Negli ultimi anni, il settore bancario italiano ha vissuto un’intensa fase di aggregazioni, note come risiko, che non sembrano destinate a fermarsi anche in ragione della nota difficoltà di mettere in atto acquisizioni all’estero.
Questo fenomeno è guidato da tre principali ragioni:
1. Necessità di consolidamento: Le banche italiane cercano di rafforzarsi per competere efficacemente sia a livello nazionale che internazionale. Le fusioni consentono di ottenere economie di scala, ridurre i costi operativi e migliorare l’efficienza.
2. Pressioni regolamentari e di mercato: Le autorità di vigilanza e il governo italiano incoraggiano le fusioni per stabilizzare il sistema bancario e affrontare le sfide poste dalla globalizzazione e dalla digitalizzazione.
3. Competizione internazionale: Per competere con i grandi gruppi bancari globali, le banche italiane mirano a incrementare le proprie dimensioni e capacità operative.
L’impatto atteso sui risparmiatori italiani derivante dal fenomeno delle aggregazioni bancarie è complesso e può avere diverse sfaccettature:
- Maggiore solidità e sicurezza: Le fusioni e i consolidamenti tendono a rafforzare la posizione finanziaria degli istituti, rendendoli più resilienti in caso di crisi e quindi più sicuri.
- Efficienza operativa e investimenti in innovazione: Le banche aggregate possono beneficiare delle economie di scala, con riduzioni dei costi operativi e una maggiore capacità di investire in tecnologie e digitalizzazione.
- Modifica delle condizioni di remunerazione: Con istituti più grandi e consolidati, potrebbe verificarsi una tendenza a ridurre i tassi di interesse sui depositi, visto il minore grado di competizione locale.
- Riduzione del contatto e della vicinanza territoriale: Il processo di aggregazione spesso porta alla chiusura o alla razionalizzazione del numero di filiali, con una conseguente riduzione del rapporto diretto e personalizzato con i clienti.
Il ruolo della consulenza finanziaria (che negli ultimi 10 anni è cresciuto esponenzialmente a detrimento della quota di mercato delle banche tradizionali) diventa quindi fondamentale e acquisirà valore crescente. Il limite attuale per la copertura di un’esigenza che è ormai palese, risiede tuttavia nell’ancora ridotto numero di consulenti finanziari abilitati all’albo unico i quali, nei prossimi anni, dovranno evolvere professionalmente anche tramite una formazione sempre più orientata a colmare i gap di un welfare pubblico sotto pressione, così attivando il risparmio degli Italiani ancora dormiente nei depositi e nei titoli di Stato.
Una straordinaria opportunità per quei bancari e per quei giovani che vogliano abbracciare un mercato di domanda e un futuro pieno di opportunità professionali”.