Il “riarmo” europeo è anche finanziario e c’entra l’energia
L’Europa ha un fabbisogno aggiuntivo di “investimenti verdi” al 2030 tra 403 e 558 miliardi di euro l’anno. Si tratta di risorse che devono sommarsi a quelle già impegnate e previste per i prossimi cinque anni, alla luce dei target Ue di carattere ambientale e anche sociale. Sono le stime diffuse a gennaio dalla Banca […] The post Il “riarmo” europeo è anche finanziario e c’entra l’energia first appeared on QualEnergia.it.

L’Europa ha un fabbisogno aggiuntivo di “investimenti verdi” al 2030 tra 403 e 558 miliardi di euro l’anno. Si tratta di risorse che devono sommarsi a quelle già impegnate e previste per i prossimi cinque anni, alla luce dei target Ue di carattere ambientale e anche sociale.
Sono le stime diffuse a gennaio dalla Banca centrale europea, che ritornano di attualità alla luce del Consiglio europeo che il 20 e il 21 marzo si occuperà anche di competitività e Unione dei mercati dei capitali.
E l’Italia, come riferito da Giorgia Meloni nelle comunicazioni alle Camere del 18 e 19 marzo, sostiene il completamento di tale Unione dei mercati dei capitali, ritenendolo “un passo decisivo per dotare l’Europa di un’infrastruttura finanziaria capace di stimolare quegli investimenti privati di cui non possiamo più fare a meno se vogliamo sostenere la competitività”.
Dunque, mentre l’agenda politica sembra del tutto concentrata sugli 800 miliardi di euro per la spesa militare, con i relativi effetti economici interni, anche questa sorta di riarmo finanziario può avere un riflesso diretto sulla capacità delle aziende Ue di competere sulla scena globale.
“Non possiamo fingere di non vedere come ogni anno oltre 300 miliardi di euro di liquidità europea finiscano in investimenti extra Ue”, afferma la premier. “Sono investimenti che abbiamo la possibilità e il dovere di intercettare”.
Temi che saranno al centro anche del Vertice Euro del 20 marzo, cioè l’incontro tra capi di Stato e Governo dei Paesi che adottano la moneta unica.
In sintesi, nella visione della Commissione e dell’Italia, occorre creare un mercato integrato europeo in cui possano incontrarsi con maggiore facilità la domanda e l’offerta del credito, in favore degli investimenti privati.
Una necessità che andrebbe considerata anche per soggetti più piccoli, come le Pmi, visto che la maggior parte di queste realtà fa ricorso quasi esclusivamente a risorse proprie o a fondi pubblici per finanziare gli investimenti, soprattutto in chiave ecologica (per approfondire Per le Pmi italiane il rating Esg vuol dire energia).
L’esigenza di compattare i mercati finanziari e meglio orientarli verso la transizione energetica è data, infine, dall’effetto Trump a livello globale. Gli esempi che si possono fare negli ultimi mesi sono le uscite di banche e aziende dai programmi internazionali sulla riduzione delle emissioni.
Dunque, è interessante osservare come ci siano anche idee di matrice italiana sul tavolo di Bruxelles: “Con il ministro Giorgetti abbiamo proposto un meccanismo di garanzie pubbliche europee, coordinato e integrato con i sistemi nazionali, sul modello di quello che è attualmente utilizzato per il programma InvestEU, per mobilitare più efficacemente i capitali privati”.
Il riferimento di Giorgia Meloni, in questo caso, è al tentativo di sostenere la spesa Ue nel riarmo senza generare nuovo debito pubblico, ma si può immaginare una declinazione anche in campo energetico-ambientale visto che proprio il programma InvestEU, che sostiene la transizione verde, ha un orizzonte al solo 2027.
D’altro canto la stessa premier, concludendo il suo discorso al Senato, spiega: “Stimolare la crescita in tutti i settori è la sola garanzia per creare ricchezza da redistribuire. Una politica economica espansiva che dedicasse risorse, aggiuntive e non sostitutive, agli investimenti in sicurezza, ricerca, infrastrutture strategiche e nuove tecnologie avrebbe un effetto rilevante sulla crescita economica e sull’occupazione, senza deteriorare le altre voci di spesa pubblica”.
Il mantra della neutralità tecnologica
Se e quando i finanziamenti e gli investimenti in campo energetico arriveranno, a quali progetti saranno destinati?
Il faro guida del Governo è la “neutralità tecnologica” per raggiungere gli obiettivi. Concetto che sottende la contrarietà della maggioranza all’elettrificazione spinta dei consumi finali e il favore per un mix di generazione che guardi anche a gas e nucleare, senza dimenticare l’automotive.
“Occorrerà insistere affinché venga pienamente applicato il principio della neutralità tecnologica, ad esempio ricomprendendo biocarburanti, oltre a e-fuels e idrogeno, tra le tecnologie utili ai fini della decarbonizzazione”, sottolinea la presidente del Consiglio.
A ribadire il concetto è la risoluzione di maggioranza votata il 18 marzo al Senato sulle comunicazioni della premier in vista del Consiglio europeo. Tra gli impegni al Governo anche la richiesta di “portare avanti l’obiettivo di una piena autonomia europea in materia energetica basata sul principio della neutralità tecnologica e che sostenga la fase di transizione, specialmente nei settori industriali ad alta intensità energetica”.
Ancora, “realizzare un percorso di decarbonizzazione che sia sostenibile per le nostre industrie, che non metta a rischio la competitività di settori come quello automobilistico e che utilizzi metodologie di calcolo delle emissioni improntate al principio della neutralità tecnologica. Impedire che l’impatto di una transizione non pragmatica e ideologica si ripercuota sull’occupazione e sulla capacità di accesso al mercato da parte dei nostri cittadini”.
Sul piano più strettamente pratico, Giorgia Meloni intende sostenere alcuni processi già avviati a livello Ue, come la semplificazione delle regole di rendicontazione e due diligence per la sostenibilità, la riforma del mercato elettrico europeo e il miglioramento delle interconnessioni.
Il pressing italiano alla Commissione europea sul Fer X
Lavori europei anche per il ministro Gilberto Pichetto Fratin che tra il 17 e il 18 marzo ha partecipato al Consiglio energia di Bruxelles e ha incontrato i commissari Ue Raffaele Fitto (Coesione), Teresa Ribera (Transizione ecologica), Dan Jorgensen (Energia) e Wopke Bastian Hoekstra (Clima).
Per l’occasione è stata sottolineata “l’importanza di ridurre al massimo i tempi per l’approvazione delle misure necessarie a sostenere la diffusione delle energie rinnovabili, nell’ottica di raggiungere il prima possibile gli obiettivi fissati a livello europeo, dando una forte accelerazione agli investimenti. A tale scopo auspichiamo una maggiore flessibilità nella valutazione delle misure e un maggior coordinamento tra le direzioni competenti”.
Il riferimento del ministro è al Fer X attualmente al vaglio della Commissione, sul quale “auspichiamo che l’iter di approvazione possa concludersi positivamente in tempi brevi, in quanto si tratta di uno strumento di massima importanza per la diffusione delle energie rinnovabili in Italia”.
Si chiede di “agire tempestivamente” anche nel negoziato sulla proposta di revisione del regolamento stoccaggi gas e di sostenere: disaccoppiamento gas-elettricità, contratti a lungo termine e contratti per differenza attraverso meccanismi di mercato, approccio flessibile in base alle specificità dei singoli Paesi nella revisione della normativa sugli aiuti di Stato.
Guardando al prossimo futuro, il titolare del Mase sconsiglia di innalzare gli obiettivi al 2030-2040, la cui attuazione “è già molto sfidante per vari Stati membri, ragione per cui ogni previsione volta ad accrescere il livello di ambizione deve essere ponderata con cautela e accompagnata da adeguate misure che garantiscano flessibilità”.
Per quanto riguarda la sicurezza delle infrastrutture energetiche critiche europee, infine, “riteniamo che il ruolo dell’Ue nel coordinamento delle azioni necessarie in caso di incidenti o sabotaggi costituirebbe senz’altro un valore aggiunto”.
- La risoluzione del Senato in vista del Consiglio europeo del 20-21 marzo 2025 (pdf)
- Il discorso della presidente Meloni al Senato in vista del Consiglio europeo (pdf)