Il pianto della bimba di Sumy commuove il mondo: “Mamma, mi hanno colpito”
Il video dalla città bombardata dai russi: decine i civili morti. Il cadavere nell’autobus, il corpo del bambino coperto da una stagnola, la ragazza col volto coperto di sangue. Le immagini simbolo dell’ennesima strage

Kiev, 13 aprile 2025 – In Ucraina è successo ancora una volta, stavolta a Sumy: un raid russo ha fatto decine di morti fra i civili. Dalla città vicino al confine settentrionale con la Russia arrivano le immagini dei corpi maciullati dalle esplosioni. Tutto già visto ma, per fortuna, non ci si abitua mai. Come non ci si abitua al pianto dei più piccoli. L’ultimo, diventato virale sui social, è quello di una bambina immortalata in un filmato di pochi secondi, che riporta il logo del Comune. Una giovane donna, col viso insanguinato, la tiene in braccio. I media ucraini traducono le parole della piccola, rotte dalle lacrime: “Mi hanno colpita”. La madre cerca di tranquillizzarla, ha delle ferite sul volto. Macchie di bavere sul bavero e sulle maniche della giacca.
La bambina, che ha il volto sfocato, ha in mano una catenina con una croce. Sono vive, almeno loro.
E’ solo uno dei tanti filmati girati a Sumy in questa terribile domenica delle Palme, che testimoniano uno degli attacchi più brutali alla popolazione ucraina.
Un video mostra l'istante in cui un missile russo, forse il secondo, esplode. Si sente un boato e qualcuno che si ripara la testa, poi chi riprende la scena si mette a correre e si scorgono persone in preda al panico. Molti gridano. In un altro spezzone vigili del fuoco spengono le fiamme di un autobus con i vetri distrutti dall'impatto della deflagrazione: dentro un cadavere riverso sul sedile.
E ancora una ragazzina ferita seduta appoggiata e un muro parla con un coetaneo che le sta vicino: ha il volto coperto di sangue.
E poi corpi sparsi a terra e coperti con teli termici di stagnola. Forse uno è di un bambino: accanto una donna piange china e inginocchiata a terra, abbracciata da un uomo che cerca di consolarla. Uno strazio senza fine.