Il mistero ancora irrisolto di Clio, la musa di Artemisia Gentileschi

A Pisa, presso Palazzo Blu, si conserva un’opera affascinante di Artemisia Gentileschi: “Clio, musa della storia”, dipinta nel 1632 a Napoli. Questo capolavoro non solo testimonia il legame tra l’artista e le sue radici pisane, ma continua a suscitare interrogativi sul suo significato profondo. Alcuni studiosi hanno interpretato l’opera come un riflesso della stessa Artemisia,...

Mar 14, 2025 - 21:32
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Il mistero ancora irrisolto di Clio, la musa di Artemisia Gentileschi

A Pisa, presso Palazzo Blu, si conserva un’opera affascinante di Artemisia Gentileschi: “Clio, musa della storia”, dipinta nel 1632 a Napoli. Questo capolavoro non solo testimonia il legame tra l’artista e le sue radici pisane, ma continua a suscitare interrogativi sul suo significato profondo. Alcuni studiosi hanno interpretato l’opera come un riflesso della stessa Artemisia, all’epoca una pittrice affermata e indipendente, desiderosa di consolidare la propria fama.

Clio, la musa della storia, è riconoscibile grazie ai suoi attributi iconografici: la ghirlanda sul capo simboleggia l’immortalità, la tromba rappresenta la risonanza degli eventi storici e il libro aperto rimanda alla registrazione della storia, spesso associato a Tucidide.

La figura è priva di ali, distinguendola dall’allegoria della fama. Clio indossa una veste ruggine sovrapposta a una tunica di seta blu, impreziosita da spille dorate e un orecchino di perla. Il suo sguardo è fiero, rivolto al futuro, e la luce caravaggesca accentua il suo portamento eroico.

La firma di Artemisia

Un elemento distintivo del dipinto è la firma di Artemisia, apposta sul libro accanto al nome “Rosiers”. La studiosa Mary Garrard ha identificato questo nome con Antonie de Rosières II, legato a Carlo di Lorena, duca di Guisa, probabile committente dell’opera.

Un’altra teoria, avanzata da Raymond Ward Bissell, collega il nome a François de Rosières, storico della casata di Lorena, noto per aver fabbricato documenti falsi a sostegno di una discendenza da Carlo Magno. Questo legame suggerisce che il duca volesse rivendicare il proprio posto nella storia, proprio come il suo antico consigliere.

Carlo di Guisa, in esilio in Italia dopo la sconfitta politica subita nel 1631, potrebbe aver commissionato il dipinto come una sorta di riaffermazione della propria dignità. La firma di Artemisia, ben visibile sul libro, sembra inoltre voler sottolineare il suo stesso desiderio di immortalità artistica. La storica Elizabeth Cropper ha evidenziato come la posa sicura di Clio rifletta non solo la fama desiderata dal duca, ma anche quella che Artemisia stessa ambiva a consolidare.

Oggi, “Clio, musa della storia” è letta non solo come un’opera legata a vicende politiche e dinastiche, ma anche come simbolo della forza e dell’ambizione della sua autrice, che con la sua arte ha saputo imporsi in un mondo dominato dagli uomini.

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Fonte: Palazzo Blu

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