Il misterioso unicorno asiatico esiste ancora? Sequenziato per la prima volta il suo DNA

Nelle fitte foreste delle montagne Annamite, tra il Vietnam e il Laos, vive – o forse viveva – uno degli animali più rari del pianeta: il saola, soprannominato “unicorno asiatico“. Nonostante il nome suggestivo, questo mammifero non ha un corno solitario, ma due lunghe corna parallele e un aspetto che ricorda un incrocio tra mucca...

Mag 13, 2025 - 23:12
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Il misterioso unicorno asiatico esiste ancora? Sequenziato per la prima volta il suo DNA

Nelle fitte foreste delle montagne Annamite, tra il Vietnam e il Laos, vive – o forse viveva – uno degli animali più rari del pianeta: il saola, soprannominato “unicorno asiatico“. Nonostante il nome suggestivo, questo mammifero non ha un corno solitario, ma due lunghe corna parallele e un aspetto che ricorda un incrocio tra mucca e capra.

Da quando fu scoperto nel 1993, nessun ricercatore lo ha mai osservato vivo nel suo ambiente naturale. L’ultima foto certa risale al 2013 e da allora il saola è diventato un fantasma della biodiversità. Ora però c’è una nuova speranza. Un gruppo internazionale di scienziati ha sequenziato il genoma del saola, analizzando resti biologici come ossa e tessuti recuperati da villaggi locali. Questo importante traguardo, pubblicato sulla rivista Cell, apre nuove possibilità per la conservazione della specie.

Grazie alla mappatura genetica completa, i ricercatori hanno scoperto che il saola appartiene a un ramo evolutivo unico, separato da bovini e bufali circa 14 milioni di anni fa. Inoltre lo studio ha rivelato l’esistenza di due popolazioni distinte di saola, separate da 5.000 a 20.000 anni. Ciascun gruppo ha perso parte della propria variabilità genetica, ma insieme potrebbero completarsi, un’informazione cruciale per un eventuale programma di riproduzione in cattività.

Quali sono i possibili scenari

Il problema è che nessun saola è oggi in cattività e forse nessuno è ancora vivo in natura. Tuttavia il nuovo genoma di riferimento permette di affinare le tecniche di rilevamento, come l’analisi del DNA ambientale o il sangue trovato nei morsi delle sanguisughe, metodi già in uso per tracciare la sua presenza.

Qualora non si riuscisse a trovare alcun esemplare, il DNA sequenziato potrebbe un giorno servire per un progetto di de-estinzione, simile a quelli in corso per il mammut lanoso. È un’ipotesi controversa, ma tecnicamente possibile.

Intanto i modelli genetici suggeriscono che incrociare individui delle due linee genetiche migliorerebbe la salute e la sopravvivenza della specie. Ma gli scienziati avvertono che la genetica è solo una parte del problema: serve una riflessione più ampia sulle strategie di conservazione, prima di pianificare un intervento attivo.

Anche se il saola potrebbe essere già scomparso, la scienza non ha perso la speranza: oggi più che mai, la genetica moderna potrebbe essere la chiave per riportare alla luce uno degli animali più sfuggenti del nostro tempo.

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Fonte: Cell

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