Il femminismo è una questione da padri
L’attuale sistema di congedi parentali, le dinamiche familiari e il mal distribuito carico dei lavori non danneggiano le donne e le madri, ma anche gli uomini, e in particolare i padri. In definitiva le dinamiche patriarcali, anche quelle che si muovono all’interno delle pieghe del sistema legislativo, danneggiano tutta la famiglia, nonostante di facciata ci […] The post Il femminismo è una questione da padri appeared first on The Wom.


L’attuale sistema di congedi parentali, le dinamiche familiari e il mal distribuito carico dei lavori non danneggiano le donne e le madri, ma anche gli uomini, e in particolare i padri. In definitiva le dinamiche patriarcali, anche quelle che si muovono all’interno delle pieghe del sistema legislativo, danneggiano tutta la famiglia, nonostante di facciata ci raccontino che il loro primario interesse è tutelarla. Ma quella si chiama propaganda.
Una riflessione sul concetto di “paternità” e sulle difficoltà materiali che i padri incontrano, a causa di un sistema che non consente loro di scegliere liberamente il loro ruolo all’interno della famiglia, è necessaria per costruire una società più giusta, equa e solidale

Il congedo di paternità in Italia
E in questo, come spesso accade, ci viene in contro il femminismo. Ma analizziamo la situazione della legge sul congedo di paternità del nostro paese, tra le più arretrate d’Europa. Mentre molti Paesi europei offrono congedi di paternità generosi, che permettono agli uomini di prendersi cura dei propri figli durante le prime settimane o mesi di vita, in Italia il congedo di paternità è di soli 10 giorni obbligatori (20 giorni in caso di parto plurimo) che sono assolutamente insufficienti se consideriamo l’importanza della costruzione dei legami e la necessità di un vero e proprio supporto alle famiglie.
A differenza di altri Paesi dove il congedo di paternità è un diritto esteso e universale, l’Italia non solo è indietro, ma sembra anche ignorare le evidenti e continue richieste di cambiamento tramite mobilitazioni e petizioni online promosse da privati e da organizzazioni per la tutela dei minori come Unicef. Insomma la discussione sul congedo parentale, che dovrebbe essere un diritto equo per entrambi i genitori, risulta ancora troppo marginale. E questa mancanza di politiche adeguate unita al fatto che il congedo di paternità sia ridotto a pochi giorni fa sì che la responsabilità della cura dei figli ricada quasi interamente sulle madri, rafforzando l’idea che la cura domestica e familiare sia un ruolo esclusivo e femminile.
Non è un caso che, in un sistema del genere, la possibilità per gli uomini di “scegliere” di occuparsi della famiglia rimane un’utopia, mentre per le donne rappresenta l’unica alternativa
Quando il padre è costretto a rimanere nel suo ruolo tradizionale di “breadwinner” (ovvero “capofamiglia”, o ancora meglio “quello che porta il pane in tavola”) tutto il peso della cura familiare ricade sulle spalle delle madri, che si trovano ad affrontare un triplo lavoro: quello domestico, quello professionale e quello emotivo.
L’inganno del patriarcato
Il patriarcato ci ha ingannati due volte: prima ha diviso i ruoli che occupiamo nella società e poi ci ha fatto credere che non siano in strettissima relazione. In estrema sintesi non ha solo imposto alle donne il carico delle responsabilità domestiche, ma ha anche strutturato la società in modo tale che la scelta di un uomo di farsi carico del lavoro di cura e di accudimento dei figli venga vista come un’eccezione. Tanto che quelli che lottano per farlo vengono chiamati “mammi”, nemmeno “padri”, perché nel patriarcato essere padre vuol dire un’altra cosa. Questo sistema favorisce l’idea che il lavoro domestico sia inferiore, in quando non stipendiato, e che gli uomini debbano concentrarsi su ruoli produttivi, che li separano dalla cura della casa e dei bambini. Insomma, se proprio vogliono avere un ruolo, che pensino ai soldi.
Anche provando a uscire dalla dinamica puramente economica, tutto ciò ricade sulla narrazione che facciamo delle famiglie, anche attraverso prodotti mediali e culturalo.
Un uomo che decide di essere un padre presente nella vita quotidiana dei suoi figli, di occuparsi della casa e delle faccende, è ancora visto come un “padre eccezionale”, quasi un eroe
Ma perché? Non è normale che entrambi i genitori si prendano cura dei figli? O della casa? Non dovrebbe essere scontato che entrambi i genitori possano godere di un tempo sufficiente per costruire un rapporto con il proprio bambino o bambina, senza sentirsi obbligati a “giustificarsi” per aver scelto di passare del tempo in famiglia anziché lavorare? Il patriarcato ha reso tutto questo qualcosa di “speciale”, mentre dovrebbe essere un diritto di base. Queste dinamiche non solo limitano le scelte degli uomini, ma influenzano fortemente la qualità della vita familiare tutta. Quando una parte della famiglia è costretta a sacrificarsi per il bene del sistema, il benessere dell’intero nucleo familiare ne risente, gli equilibri cambiano. Eppure, ciò che più colpisce è che anche gli uomini, in fondo, sono vittime di questa imposizione sociale, che gli impedisce di esprimere liberamente il loro desiderio di essere padri attivi, coinvolti e presenti.
Le risposte del femminismo, per tutti
Troppo spesso, il femminismo è visto come una lotta esclusivamente a favore delle donne, ma questa è una visione antica oltre che riduttiva e limitante. Il femminismo, nel suo senso più profondo, è una lotta per la libertà, per la giustizia e per la possibilità di ogni individuo di scegliere liberamente come vivere la propria vita, indipendentemente da quello che la società ritiene giusto o sbagliato per te. L’unica persona a poter scegliere per te sei tu. Il femminismo promuove una visione di equità che abbraccia i diritti di tutti i generi in ogni momento della loro vita e qualsiasi eventualità di manifesti. Sembra un obiettivo ambizioso, ma funziona.
Le politiche di congedo parentale generoso e esteso non solo farebbero bene alle madri, ma darebbero agli uomini la possibilità di vivere il proprio ruolo genitoriale in modo completo, di accudire i figli e le figlie e di godere di un tempo di qualità con loro senza essere penalizzati nel loro percorso professionale
E padri più coinvolti si traducono in madri che possono conciliare lavoro e vita privata, una distribuzione più equa dei carichi domestici e, in generale, una maggiore equità tra i generi. In ultima analisi, il femminismo aiuta anche gli uomini a liberarsi dalle catene del patriarcato, che li costringe a ignorare o sopprimere le proprie emozioni, i propri desideri e le proprie capacità di cura.
Quindi, piuttosto che limitarci a un giorno in cui celebrano i padri, dovremmo riflettere sul significato più profondo di questa festa: una celebrazione di un modello di paternità che può e deve essere diverso, più equo e più coinvolto. Dobbiamo rifiutare l’idea che essere padri e madri si riduca a un ruolo tradizionale e immaginare un futuro in cui ogni padre possa essere presente nella vita dei propri figli, nella misura che liberamente sceglie, senza pensare solo allo stipendio e senza sentirsi vincolato dalle convenzioni patriarcali che lo limitano.
La vera emancipazione riguarda tutti i generi e tutta la società, perché meritiamo la possibilità di vivere pienamente. E affinchè sia così, siamo chiamate e chiamati a contribuire a un cambiamento culturale, dicendoci che combattere contro i ruoli di genere rigidamente imposti dalla società, alla fine, è anche una cosa da padri.
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