Il debito degli Stati Uniti sarà trasformato in stable coin?
L’indicazione che proviene dai grandi fondi possessori del debito degli Stati Uniti è di dirottarlo verso le criptovalute L'articolo Il debito degli Stati Uniti sarà trasformato in stable coin? proviene da Valori.

Gli Stati Uniti sono sommersi dal debito. Cresciuto di quasi dieci mila miliardi nei quattro anni della presidenza Biden senza grandi risultati in termini di sostenibilità economica. E ora devono trovare compratori. Perché stampare carta moneta per coprirlo è molto pericoloso data l’instabile tenuta del dollaro. Ma le aste di vendita dei titoli sono sempre a rischio, soprattutto di fronte ad un calendario di aste assai fitto. Peraltro, in presenza di tassi ancora alti praticati dalla Federal Reserve di Jerome Powell nonostante le forti pressioni del presidente Trump, la scelta del Tesoro americano guidato da Scott Bessent di fare ricorso a titoli a breve scadenza aggrava ulteriormente le condizioni e la struttura del gigantesco debito federale. In quest’ottica, allora, è decisivo capire chi decide cosa fare in queste condizioni.
I grandi fondi che gestiscono il debito degli Stati Uniti
Esiste un Comitato composto dai principali possessori del debito degli Stati Uniti, a cominciare da BlackRock, Vanguard, State Street. Per continuare con Jp Morgan e alcune altre banche Usa di cui le Big Three sono azioniste di riferimento. E a cui si aggiungono pochissimi grandi fondi hedge. Questo “cenacolo” decide quali strategie “suggerire” alla Federal Reserve. E tali suggerimenti pesano sul debito pubblico più grande al mondo in misura maggiore di ogni altra entità, statale o privata. Questi acquirenti, riuniti nel Comitato, gestiscono infatti oltre il 40% del debito federale. E quindi pesano infinitamente di più dei 1100 miliardi del Giappone o i 700 miliardi di dollari della Cina.
E vogliono trasformarlo in stable coin
In questo momento critico, i membri del “cenacolo” hanno proposto alla Federal Reserve, e quindi a Donald Trump, di fare ricorso alle cosiddette stable coin, le valute digitali con sottostante composto dal debito pubblico americano. Per alleggerire l’onere della dollarizzazione, mantenuta da tassi alti ormai insostenibili sia per gli americani oberati dai debiti sia per il Tesoro degli Stati Uniti. E per provare ad allargare in questo modo il numero degli acquirenti di debito Usa, facendo leva su una moneta facilmente adoperabile ad ogni latitudine, assai più duttile del dollaro e dei suoi complicati sistemi di pagamento.
In tale ottica, la crisi del debito degli Stati Uniti può servire alla grande finanza per impossessarsi anche della moneta. E al contempo per concepire una via di salvezza per il vitale debito federale, costruita su un piano, quello delle criptovalute, a cui Trump e il suo entourage ministeriale sono particolarmente sensibili. Si determinerebbe così una sorta di grande compromesso tra le due componenti della finanza americana, ora in grande contrasto, raggiunto sul piano dei nuovi strumenti monetari in nome della tenuta dei conti federali. Una mediazione da cui uscirebbe decisamente ridimensionato il ruolo della Federal Reserve, secondo un modello che potrebbe acquisire i tratti del paradigma esportabile.
Il valore reale dell’icona pontificia di Donald Trump
Non bisognerebbe trascurare che la sensibilità verso le criptovalute è particolarmente avvertita da Donald Trump. Anche alla luce dei suoi amatissimi affari personali. A tal riguardo può essere utile una digressione in realtà solo apparente, che chiama il causa il molto discusso meme papale generato con l’Intelligenza artificiale dall’ex Tycoon. Il presidente degli Stati Uniti sta costruendosi infatti una vera e propria fortuna personale con criptovalute direttamente riconducibili alla sua immagine. E naturalmente, legate a società di sua proprietà.
Così è avvenuto per S-Trump, che capitalizza 2,3 miliardi di dollari praticamente fondati solo sulla figura presidenziale. E altrettanto avviene per gli accordi conclusi da Trump Media & Technology Group con varie piattaforme di criptovalute dove veicolare “prodotti” con la sua immagine. In questo senso l’icona pontificia serve a esaltare all’ennesima potenza questa spinta di generazione di ricchezza retta sull’immaginario collettivo che, nel caso delle cripto, è decisiva. Trump piuttosto che al conclave, è assai probabile che mirasse ad un gioco ben più ampio, costituito dalla possibilità di fare tanti soldi legati a una dimensione narrativa del potere personale, utilizzando il plasmabilissimo strumento delle criptovalute.
La nuova frontiera del debito, dagli Stati Uniti alla Cina
Così, il disorganico ma funzionale intreccio di criptovalute, stable coin, depotenziamento istituzionale della Federal Reserve e pacificazione tra centri di potere finanziario, possono rappresentare una davvero anomala “politica monetaria” tutta consumata dentro l’esasperazione del capitalismo privatistico. Non è un caso forse che proprio i grandi fondi, a cominciare da BlackRock, mostrino la consapevolezza dell’anomalia. Comincino a guardare persino in direzione del debito pubblico cinese, dotato di una singola A, ma decisamente più stabile di quello Usa. E si cimentino nella costruzione di indici dove tali titoli costituiscono ormai oltre il 10% del paniere di riferimento.
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