Il ddl spazio rallenta la sua corsa. Ecco perché l’apertura a Musk potrebbe arrivare in aula al Senato solo a maggio
Il testo rischia di finire in coda ad altri disegni di legge. E la maggioranza non ha chiesto di anticipare neppure la riunione dei capigruppo (che può cambiare il calendario) L'articolo Il ddl spazio rallenta la sua corsa. Ecco perché l’apertura a Musk potrebbe arrivare in aula al Senato solo a maggio proviene da Open.

Presentato a settembre e approvato dalla Camera solo la scorsa settimana, il disegno di legge (ddl) sullo spazio si appresta ora ad affrontare un lungo e tortuoso percorso al Senato. Nonostante l’avvio rapido, che ha portato all’approvazione del ddl a Montecitorio con 113 voti favorevoli e 89 contrari, due settimane dopo il voto in commissione, non si prevedono sviluppi significativi prima di maggio. Il provvedimento, voluto dal ministro per il Made in Italy e le Imprese Adolfo Urso, responsabile delle politiche spaziali e aerospaziali, non è stato inserito nell’agenda delle riunioni dei capigruppo al Senato per i prossimi tre mesi. E nemmeno nella Commissione competente, la nona, sembra che ci sia l’intenzione di sgomitare per far accelerare l’approvazione del ddl.
Le dichiarazioni di Musk
Se il calendario è fissato da tempo, è anche vero che per il momento la maggioranza non sta facendo alcun pressing per stringere i tempi e neppure per fissare una riunione dei capigruppo per rivedere il calendario. Cosa di per se strana quando un testo è considerato prioritario. Possibile non abbiano aiutato le prese di posizione di Elon Musk, ribadite anche nel fine settimana (dal pressing per un incontro con Mattarella agli insulti al governo polacco) che hanno costretto la maggioranza a rivedere la propria posizione e ad adottare un atteggiamento più prudente. «Se spegnessi Starlink, la prima linea di Kiev crollerebbe», scriveva domenica su X, il social di sua proprietà. Poche ore dopo, Musk ha cercato di chiarire la sua posizione, scrivendo in un altro post: «Per essere estremamente chiari, non importa quanto io non sia d’accordo con la politica ucraina, Starlink non spegnerà mai i suoi terminali. Sto semplicemente affermando che, senza Starlink, le linee ucraine collasserebbero, poiché i russi possono bloccare tutte le altre comunicazioni». Troppo tardi, l’allarme in Europa era già scattato. Oggi il portavoce di Forza Italia, Raffaele Nevi, ha ribadito che per il partito di Tajani un rallentamento sarebbe auspicabile. L’eventuale accordo con Musk, ha detto «non deve essere assolutamente una scelta basata sull’emotività della politica e cioè non legata all’amicizia con Musk. Deve essere una scelta nel mero interesse nazionale e che dia garanzie al Paese».
Il discusso articolo 25
L’apertura all’accordo con Musk è contenuta nell‘articolo 25 del ddl sulla space economy, che istituisce per l’Italia, in casi di emergenza ma anche al servizio di ambasciate o contingenti in territori particolarmente lontani dalle grandi arterie digitali, una «Riserva di capacità trasmissiva nazionale», ovvero una rete di satelliti, che potranno essere gestiti da imprese private, come Starlink appunto, per garantire la comunicazione degli apparati statali in caso di emergenza, ad esempio quando altri mezzi di comunicazione non siano disponibili. L’opposizione ha presentato una serie di emendamenti mirati a impedire che questa riserva venga affidata ad aziende private, proponendo che i soggetti di Paesi della Nato (compresi gli Stati Uniti) possano essere coinvolti solo se istituzionali e solo nel caso in cui l’Europa non fosse in grado di realizzare una propria rete. Tuttavia, tali proposte sono state bocciate durante l’esame in commissione. Gli. unici emendamenti proposti dall’opposizione e accolti dalla maggioranza riguardano la tutela della «sicurezza nazionale» e la necessità di «assicurare un adeguato ritorno industriale per il sistema Paese».
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