Il Canada di Mark Carney “contro” il trumpismo per curare le corrosioni della democrazia nell’era post-globale?

Il Canada “vira” al centro per proteggere orgogliosamente la propria autonomia, identità e indipendenza e Mark Carney guida la riscossa aiutato dallo “sfascia-carrozze” di Mar-a-Lago che aveva scommesso contro dimostrando di non capire nulla né di democrazia né di popoli democratici né di commercio o di finanza globale. Trump, infatti, “aiuta” i liberal-democratici “centristi” di […] The post Il Canada di Mark Carney “contro” il trumpismo per curare le corrosioni della democrazia nell’era post-globale? appeared first on Key4biz.

Mag 5, 2025 - 10:53
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Il Canada di Mark Carney “contro” il trumpismo per curare le corrosioni della democrazia nell’era post-globale?

Il Canada “vira” al centro per proteggere orgogliosamente la propria autonomia, identità e indipendenza e Mark Carney guida la riscossa aiutato dallo “sfascia-carrozze” di Mar-a-Lago che aveva scommesso contro dimostrando di non capire nulla né di democrazia né di popoli democratici né di commercio o di finanza globale. Trump, infatti, “aiuta” i liberal-democratici “centristi” di Carney prima sparando dazi insensati (e relative frenate) e poi soffiando con tasti sbagliati (“Canada come 51°stella USA”?) sul candidato conservatore che era dato avanti di 20 punti.

Il “fattore T” ha affondato il candidato conservatore neo-trumpista che avanzava con lo slogan “Canada First”: paradossalmente “Trump contro Trump”. I canadesi hanno scelto senza indugi – (anche) “per paura” di perdere la propria indipendenza di fronte al ciclone Trump e al caos che veicola – di consegnare nelle mani di Carney (un ex-supertecnico prestato alla politica) le chiavi del proprio futuro a partire da identità e sicurezza: più preziose e che precedono ogni altro fattore economico e sociale perché forma e sostanza della libertà e sotto la minaccia di un rischio forte di perderla. Tanto da sfiorare la maggioranza assoluta per soli tre seggi.

Votando dunque a favore di una sostanziale stabilità che non può però più essere affidata ai “cugini” USA guidati da Trump del quale i canadesi hanno percepito le minacce e nessuna opportunità. Perciò il popolo canadese – orgoglioso di esserlo con la sua pluralità etnica, culturale e territoriale – consegna (contenendo le “ali estreme”) un mandato forte a Carney per cercare nuove strade Atlantiche a ovest/nord-ovest e cioè verso l’Europa sia per alleanze sulla sicurezza militare che su quella commerciale a difesa di un liberalismo democratico robusto, dello Stato di Diritto, di un welfare generoso e di mercati aperti ma anche di un capitalismo responsabile  e sostenibile. Senza dimenticare lo sguardo a est-sud-est ossia verso l’Asia-Pacifico.

Perché il primo passo sarà una decisa diversificazione commerciale di quel pesante fardello dell’80% di export diretto a sud verso gli USA e che ora andrà ridimensionato in primo luogo, a favore dell’Europa con la quale saldare anche in chiave NATO i nuovi perimetri di sicurezza post-globale.

Certo i dazi interni tra le tante provincie canadesi (come in Europa) andranno ridotti se non azzerati (prima di pensare ai dazi esterni e che potrebbero servire proprio da “compensazione”) per favorire un’unità territoriale ancora più forte con spesa pubblica per irrobustire le infrastrutture (trasporti, reti e scuole) intra-Canada che faccia crescere la coesione di un grande paese con pochi abitanti e spinta per consumi e investimenti interni. In questo modo diventare più attrattivi per investitori nell’edilizia per la casa e nella sanità (con più medici e infermieri) o nell’high tech. La difesa rimarrà uno snodo centrale vista la prossimità sia con l’Europa per strategie comuni da condividere e sia con la Russia dalla quale difendersi.

Dunque, con una spesa militare che dovrà crescere rapidamente assieme alle alleanze intra-Occidente. Mark Carney, (ex) banchiere centrale (di UK e Canada) e dunque super esperto di economia e finanza “in prestito” alle istituzioni politiche con forti sensibilità sociali, dovrà soprattutto unire il paese (ora spaccato) per renderlo più coeso attorno ad una piattaforma condivisa di “ri-direzionamento” delle sue strategie di crescita per far convergere la prosperità con la sicurezza-difesa e riducendo le diseguaglianze territoriali interne.

Come? Cambiando la direzione di prua delle proprie partnership strategiche a compensazione di quel che non si potrà o non si riuscirà a fare (negoziare) con lo storico amico a “stelle e strisce”.

Il centro democratico ha vinto (hic et nunc) ma non è detto che lo sia per sempre e dunque Mark Carney andrà alla ricerca di una “Terza via e mezza” e dovrà lavorare duro per sanare le fratture e rinforzare i “confini” con più coesione interna e nuove e durature alleanze esterne (con una coalizione di centro-sinistra “aperta”?) e di sostegno all’Ucraina accanto all’Europa: insomma tutto il contrario di Trump. L’Europa – che tira un sospiro di sollievo – non potrà che rispecchiarsi in questo alleato naturale oltre che storico e territorialmente prossimo.

In particolare, in chiave di urgente costruzione di una Alleanza Liberale d’Occidente (ALd’O) post-globale contro tutte le democrature e le degenerazioni oligarchiche emergenti di est e ovest a contrasto dei nuovi nazionalismi e populismi protezionisti per ridisegnare le colonne portanti della democrazia e renderla più robusta e resiliente oltre che più solidale in un commercio post globale più sostenibile e giusto. Il prossimo G7 guidato dal Canada sarà proprio la prima verifica di tenuta e realismo di ALd’O?

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