I dazi frenano la crescita economica, anche l’Italia colpita

Il report del Fmi accusa i dazi di frenare la crescita globale, mentre Trump annuncia aperture verso la Cina e Lagarde difende Powell dalle pressioni sulla politica monetaria

Apr 23, 2025 - 08:44
 0
I dazi frenano la crescita economica, anche l’Italia colpita

La guerra commerciale e i dazi doganali tornano al centro della scena economica mondiale. Un nuovo report Fmi 2025 dice che l’escalation delle tariffe sta rallentando la crescita globale​. In questo clima teso, Donald Trump ha sorpreso gli osservatori annunciando la possibilità di ridurre i dazi imposti alla Cina, mentre dalle istituzioni finanziarie internazionali, Fmi e Banca Centrale Europea, giunge un forte sostegno all’indipendenza della politica monetaria incarnata dal presidente della Federal Reserve, Jerome Powell.

Nonostante le recenti aperture, Donald Trump continua a muoversi in modo imprevedibile, alternando toni concilianti a nuove minacce tariffarie, generando ulteriore instabilità sui mercati. Una strategia che, secondo molti analisti, appare più dettata da calcoli elettorali che da una visione economica di lungo periodo. La politica dei dazi, sbandierata come protezionismo patriottico, si è spesso rivelata un boomerang, colpendo in primo luogo le imprese e i consumatori americani.

Report Fmi 2025: dazi e crescita globale in frenata

Secondo l’ultimo rapporto del Fondo Monetario Internazionale, l’economia mondiale è entrata in una “fase critica” a causa dell’escalation dei dazi commerciali​. Il Fmi ha rivisto al ribasso le stime di crescita globale per il 2025 al 2,8%, con un taglio di 0,5 punti percentuali rispetto alle previsioni di inizio anno​.

Le politiche protezionistiche, in primis quelle attuate dagli Stati Uniti, sono indicate come il principale freno della congiuntura: l’incertezza generata da dazi e controdazi riduce gli investimenti e gli scambi internazionali, indebolendo le prospettive di crescita​.

Nessuna grande economia risulta immune dal rallentamento. Gli Stati Uniti vedono la crescita attesa dimezzarsi all’1,8% nel 2025 (dal 2,8% del 2024), con un rischio di recessione salito al 40%​. Anche la Cina, fortemente dipendente dalle esportazioni, rallenta: il Pil cinese è previsto crescere solo del 4%​.

Nell’Eurozona la crescita attesa scende a un modesto +0,8%, e non fa eccezione l’Italia, per cui il Fmi stima un esiguo +0,4% nel 2025​. “L’incertezza crescente e i dazi sono i principali fattori” della frenata, avverte il Fondo, esortando i governi a ristabilire politiche commerciali stabili e prevedibili per evitare ulteriori shock​.

Dazi Trump-Cina: possibili riduzioni in vista

Dopo aver portato le tariffe doganali verso la Cina a livelli record (fino al 145%​), Trump sembra ora pronto a una parziale retromarcia. Durante un incontro con la stampa alla Casa Bianca, il presidente americano, come ormai ci ha abituati a cambi repentini e inversioni di marcia, ci ripensa, e ha affermato che “alla fine ridurrà i dazi sulla Cina ma non a zero”, riconoscendo che gli effetti negativi delle tariffe “si sentiranno per un po’” negli Stati Uniti​.

Trump ha definito l’attuale fase “un periodo di transizione” e si è detto ottimista sul fatto che Washington e Pechino possano “lavorare bene insieme” verso un accordo commerciale​.

E così siamo in una nuova fase. La prospettiva di una de-escalation nella guerra dei dazi ha ridato fiato ai mercati finanziari. L’ottimismo è alimentato dalle indiscrezioni su colloqui in corso tra le due potenze: fonti di Washington indicano che i negoziati con Pechino stanno procedendo “molto bene” e che l’amministrazione Usa sarebbe vicina a accordi tariffari con vari Paesi​. Segnali di distensione, dunque, che potrebbero attenuare le tensioni commerciali degli ultimi anni e dare impulso nuovo alla crescita globale.

Fmi e Lagarde a sostegno di Powell

E poi c’è anche un altro fatto. Il braccio di ferro tra Trump e la Federal Reserve preoccupa gli osservatori internazionali. Da giorni il presidente Usa attacca Jerome Powell arrivando a definirlo addirittura “un grande perdente”, e chiede a gran voce un taglio dei tassi d’interesse per stimolare l’economia​. Il Fmi però si schiera in difesa dell’indipendenza della Banca Centrale americana e della linea di Powell: l’indipendenza delle banche centrali è un “caposaldo”, ha dichiarato il capo economista Fmi Pierre-Olivier Gourinchas, spiegando che la Fed fa bene a mantenere i tassi fermi in attesa di valutare l’impatto dei dazi​. In altre parole, la politica monetaria non dovrebbe piegarsi alle pressioni politiche, soprattutto in una fase di forte incertezza.

A sostegno di Powell si è espressa anche Christine Lagarde, presidente della Bce, schierandosi apertamente in sua difesa. Lagarde ha dichiarato di avere “un immenso rispetto per il lavoro” del capo della Fed e, in un’intervista televisiva, ha auspicato che la possibilità di rimuoverlo “non sia un rischio” reale​.