Grande è la confusione sotto il cielo

Riflessioni sulla crisi dell’ordine internazionale liberale a guida USA e sul disastro Ue Cantano le Erinni in Europa, e la guerra appare sempre più inevitabile quanto, paradossalmente, improbabile. Con quale […]

Apr 10, 2025 - 08:26
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Grande è la confusione sotto il cielo

Riflessioni sulla crisi dell’ordine internazionale liberale a guida USA e sul disastro Ue

Cantano le Erinni in Europa, e la guerra appare sempre più inevitabile quanto, paradossalmente, improbabile. Con quale arme, infatti, ci si chiede attoniti? Ma ancor più, ci si domanda con quale esito, visto che il nemico designato è una potenza nucleare e che da circa tre generazioni (molti più dei venti aleggiati da Vance[1]) le nazioni europee non combattono una vera guerra. Siamo un popolo di imbelli, come tuona Scurati nel suo ultimo, già famoso e accorato, elzeviro[2] , che ha smarrito non solo “il dominio militare” di un tempo, ma anche la “genesi del senso” che essa portava seco, come “esperienza plenaria, accadimento fatidico, momento della verità”; e se i prodighi sforzi della Von der Leyen potranno forse colmare il vuoto tecnico e industriale, difficilmente riusciranno a colmare quello antropologico. Poiché, oltre che senz’arme, siamo, allo stato attuale, anche senz’armi[3].

Infatti, si paventa l’invio di una forza di 30.000 truppe, eufemisticamente dette di “peacekeeping”[4], si auspica nell’ambito di una possibile (quanto improbabile) tregua[5]. L’idea non è invero nuova e poco o nulla concerne i ventilati propositi di pace[6], ma persegue una strategia bellica di lenta escalation. Se ne fece latore, in Italia, il noto stratega militare Edward Luttwak[7], annunciando che la Nato (oggi la Coalition of the willings) potrebbe “andare in Ucraina per fare la logistica dalla frontiera alle retrovie, a 30-40 km dai combattimenti, con pochissimo rischio”. La logistica cui ci si riferisce, ma non si può dire, è quella dei renitenti alla leva e disertori (oltre 200mila già l’anno scorso, secondo la Verkhovna Rada[8]), e dei rastrellamenti per spedirli al fronte[9] che impegnano ingenti forze militari “qualificate”. E mentre ci si interroga quale possa essere l’esito dei fragili tentativi di dialogo, lo scopo del vociferato cessate-il-fuoco è chiaro, lo ha recentemente dichiarato Bruno Kahl[10], capo dei servizi segreti tedeschi (da sempre vicini alla CIA): prolungare il conflitto per altri cinque anni per indebolire la Russia, impedirle di sfruttare le risorse minerarie e permettere all’Europa di prepararsi ad intervenire (con il Rearm Europe,n.d.c.). Un tale sfoggio di cinismo e sincerità che fece infuriare persino la pasionaria  ucraina Tymoshenko: ”Qualcuno ha deciso che il prezzo dell’esistenza stessa dell’Ucraina e delle vite di centinaia di migliaia di ucraini è ciò che si deve pagare per la sicurezza dell‘Europa dalla minaccia Russa?”[11].

Cantano le Erinni, in Europa, dunque, ma chi le ha scatenate? Perché se lo sfoggio di suprematismo europeo (per usare un’espressione da ottoliner) di Piazza del Popolo di Sabato 15 Marzo; se l’isteria bellicista e l’ottusità imperialista mostrate dal ceto colto e dalla sinistra progressista europea -orfani di quella politica apotropaica e dell’orizzonte piatto e liscio della fine della storia che la dialettica brutale di Trump ha increspato; se  la difficoltà ad elaborare il lutto che la fine project for the new american century[12], possono essere spiegati con il disorientamento e la nostalgia per i fasti di un Occidente egemone sotto l’egida americana e il crepuscolo di cinquecento anni di dominio che il nuovo corso della politica mondiale lascia prefigurare; difficile è invece spiegare con il medesimo argomento la coordinata e caparbia azione delle cariche delle UE, delle cancellerie europee, dei militari e dei servizi di intelligence con il medesimo horror vacui.

C’è chi ritiene che questo nuovo bellicismo sia un bluff[13], diretto a rinsaldare il controllo americano sull‘Europa e distorcere fondi per l‘industria delle armi; chi lo ritiene il pretesto per imporre una unità politica europea, tanto difficile quanto invisa[14]; chi il disperato tentativo di trarre l’industria europea (a cominciare da quella dell’auto) dal baratro in cui è caduta[15]; chi invece vede le aspirazioni revanscistiche di alcuni stati europei e no: la Germania, che vorrebbe tornare ad essere potenza bellica, la Francia, che aspirerebbe a diventare il fulcro del nascituro esercito europeo e la Gran Bretagna, che ambirebbe a tornare ad essere impero.

Il problema è che tutte queste tesi implicano una sovranità dell’Europa o dei singoli stati che non si è mai manifestata prima. O per lo meno, non negli ultimi trent’anni.

Arcana Imperii

Potremmo dilungarci a lungo sulla questione annosa della sovranità e di come essa si sia evoluta (o dissolta?) nel campo occidentale sotto la duplice spinta dell’imperialismo americano, preminentemente dal momento unipolare che ha preso forma dopo il crollo del muro di Berlino, e del neoliberismo, il quale invece andrebbe retrodatato al 1971 e alla fine della convertibilità del dollaro in oro e la conseguente finanziarizzazione del mondo; si potrebbe e si dovrebbe finalmente sviluppare una approfondita analisi sul come le nostre istituzioni democratiche, inclusa la classe dirigente che le presiede, siano state svuotate  e i nostri stati  trasformati in simulacri o semplici vettori di tali forze capitalistiche e imperialistiche, ma è compito tanto stimolante quanto improbo. Basterà qui riportare alcuni episodi, o epifenomeni, che dimostrano tale tesi, cioè che la sovranità in Europa è svanita..

Uno degli episodi più emblematici che potremmo citare a sostegno di questa tesi è quello inerente Edward Snowden, il quale, con l’aiuto di Julian Assange, aveva rivelato al mondo che tutti i leader europei erano sotto il controllo USA. Ma, a dispetto di questa imbarazzante rivelazione, tali paesi furono costretti  a chiudere il loro spazio aereo ad un velivolo presidenziale, quello del Presidente della Bolivia Evo Morales, dunque protetto da immunità diplomatica, accampando la presunta presenza di Snowden a bordo. Un atto di pirateria che nessuno stato sovrano avrebbe potuto consentire nel rispetto delle proprie leggi nazionali e vincoli internazionali[16]. Per la Germania, potremmo citare l‘imbarazzante intercettazione (divulgata dai Russi) del generale Ingo Gerhartz, comandante in capo delle forze armate tedesche, che discetta con un suo sottoposto sul come fornire missili a lungo raggio all’Ucraina a dispetto della posizione ufficiale contraria del suo governo[17], sollevando inquietanti domande circa la reale catena di comando soggiacente e se gli apici si trovino a Berlino o Washington (o Langley, sede della CIA)? Ma d’altra parte perché stupirsi? Sappiamo come gli americani abbiano costruito durante la guerra fredda una struttura militare parallela stay-behind[18] (Gladio in Italia), ma sappiamo con certezza se tale rete sia mai stata smantellata? La vicenda tanto incredibile, quanto terrificante, delle extraordinary renditions -che vide coinvolta anche l’Italia come paese di estrazione (si ricordi Abu Omar, i cui agenti operativi della CIA, condannati in terzo grado, furono graziati da Napolitano) e la Poloniacome luogo di concentrazione e smistamento (sì, ahimè, ancora una volta la Polonia, ed i paralleli non sono solo circostanziali, visto che anche la Germania scelse la Polonia per la Shoah, perché territorio extragiudiziale) parrebbe lasciar suppore il contrario[19]. E non possiamo che interrogarci anche in questa circostanza se tale sistema concentrazionario sia stato smantellato oppure no.

Fabrizio Gatti, giornalista dell’Espresso (dunque fonte insospettata, dati i legami del suo editore con il gruppo Bilderberg[20]) ci fornisce un vivido affresco della profondità e vastità di questa rete dentro le istituzioni italiane, i media e la finanza in un suo recente libro-inchiesta Educazione Americana (2022, La Nave di Teseo editore). Ecco un breve stralcio di questa sua lunga intervista con una gola profonda, un  operativo della CIA, che usa lo pseudonimo Simone Pace:

“Fornirà anche prove di quello che mi racconterà?”

Simone Pace sorride di nuovo e scuote la testa.

“Le prove sono cose che si fabbricano. No, non ci sono prove per i fatti reali. Io le racconterò la verità. Nelle operazioni che interessano gli Stati Uniti, la CIA fa in modo che non esistano prove. E se esistono, vengono cancellate.”

“Dagli archivi della CIA?”

“No, ovunque. Anche dalle istituzioni italiane. Lei non può immaginare quanti siano gli infiltrati. Sono ovunque. Bussi a un ufficio e li trorvi anche lì, dove non te li aspetti. La CIA è il loro secondo lavoro. O forse il primo. Dopo un po’ di tempo, non sai più chi sia il tuo vero padrone e nemmeno quale sia la tua bandiera, il tuo governo, il tuo Stato, la tua gente”

“Doppiogiochisti?”

“Preferiamo chiamarci fantasmi[21]

L’epifenomenologia imperiale americana in Europa e il vacuum di sovranità che sottende, culminano con la vicenda del Nord Stream II, una infrastruttura strategica, il cui sabotaggio sarebbe stato considerato un atto di guerra da qualunque stato sovrano, ma sul quale la Germania sta investigando con riluttanza[22], alla disperata ricerca di qualche capro espiatorio[23],  pur di non dover ammettere la imbarazzante verità, descritta con dovizia di particolari dal premio Pulitzer Hersh[24] e annunciata con sfacciata franchezza (e forse un pizzico di senile sbadataggine) da Biden stesso[25], oltre che dalla sibillina Victoria Nuland[26].

Eppure, perduriamo nella vana illusione o terrore che l’ingente, anzi pantagruelico (500 miliardi) piano di riarmo della Germania, possa evocare gli spettri del passato e restituire alla storia una delle grandi potenze imperiali del passato. Ma la Storia, se non è finita sullo scacchiere globale, come questa guerra dimostra, lo è in Europa, dove gli stati sono defunti e gli organismi sovranazionali, come la UE, sono solo simulacri.

Nondimeno disperato è il tentativo di resuscitare l’impero britannico, in un ardita quanto improbabile incursione solitaria o in un fantomatico sodalizio razziale con i cugini americani,  secondo la vulgata dell’impero anglosassone[27], quando sia la vicenda di Julian Assange che quella dell’oro del Venezuela[28], il cui palesemente illegittimo sequestro ha danneggiato anzitutto la credibilità stessa della Banca d’Inghilterra, mostrano la sudditanza inglese, non certo la hybris. No, l’Impero britannico muore con il tentativo fallito di riconquistare il canale di Suez (e soprattutto con l‘avvento del petrolio a scapito del carbone) e da allora si manifesta solo come forma ancillare dell’impero americano, proprio come appalesatosi con il ruolo di emissario svolto da Boris Jhonson, spedito dalla Nuland a sabotare gli incipienti accordi di pace tra Ucraina e Russia ad Istanbul nel Marzo del  2022[29]. Una funzione che non si addice al capo di stato di un impero, ma a quello di un vassallo. Sulla Francia, infine, credo non vi sia bisogno di dilungarsi. Basterà ricordare l’umiliazione subita per la vicenda della rottura dell’accordo sulla fornitura di sottomarini all’Australia [30], imposta unilateralmente dagli USA. L’ultimo presidente francese a dare mostra di qualche forma di autonomia dialettica fu infatti Chirac, la cui posizione antagonista verso l’invasione dell’Iraq fu punita aspramente[31]. Da allora tutti i suoi successori addivennero a più miti consigli[32].

E che imperialismo sarebbe quello Inglese (o Francese, o Germanico) privo dell’appannaggio di una supremazia economica, in termini di prodotto interno lordo PIL, sia assoluto che pro-capite [33]?

Nel 2008, l’eurozona e gli Stati Uniti avevano PIL equivalenti ai prezzi correnti di 14,2 trilioni di dollari e 14,8 trilioni di dollari rispettivamente (13,1 trilioni di euro e 13,6 trilioni di euro). Quindici anni dopo, il PIL dell’eurozona è di poco superiore a 15 trilioni di dollari, mentre il PIL degli Stati Uniti è salito a 26,9 trilioni di dollari. Si consiglia di leggere un interessante saggio di Varoufakis per comprendere il meccanismo monetario (del twin deficit) tramite il quale gli USA furono in grado di scaricare il costo della crisi del 2008 sul resto del mondo ed in particolare sull’Europa, principale finanziatrice con il Giappone del debito pubblico americano[34]. Infine, ci si domanda se l’Europa possa invertire questa inerzia, sia economica che politica, mancando non solo dell‘accesso alle fonti secolari del potere, cioè le riserve di energia e materie prime, ma anche di quello nuovo relativo agli spazi -sia fenomenico (materiale, tecnologico, infrastrutturale) che noumenico (informatico e telematico) – che le nuove tecnologie digitali apprestano.? Il controllo che gli USA esercitano sullo SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication) -per inciso, una compagnia formalmente Europea-, ne è testimonianza (si veda per esempio quando riuscirono ad imporre il boicottaggio dell’Iran a tutte le compagnie europee a dispetto del fatto che l’Europa stesse ancora rispettando il Joint Comprehensive Plan of Action[35]).

Per parafrasare Stalin: quanti carri armati ha l’Europa nella noosfera?

Traslatio imperii

La natura tellurica del presente impero sfugge alle categorie tradizionali Marxiste, Leniniste o Luxemburghiane, sebbene certamente ne assommi molte di entrambe. In comune con esse ha il militarismo e la concertntrazione di capitale, soprattutto nella sua forma finanziaria, ma rispetto all’imperialismo del Novecento esso non pianta le bandiere: l’esercizio della egemonia, ancorché sempre sostenuta dalla preponderanza della forza militare,  si sviluppa principalmente per mezzi finanziari e tecnologici (dominio delle reti e dei soggiacenti spazi) piuttosto che per l’estensione di un nomos[36] e l’estrazione del(plus)valore non segue più solo l’asse Nord-Sud ma è ubiquitario. Rinviando ad una futura quanto necessaria trattazione approfondita della questione, non possiamo però esimerci dal porci ora questa domanda: se la comprensione degli arcani imperii ci sfugge ancora pienamente, come possiamo apprendere con certezza la sua traslatio imperii?

La nozione che l’Europa possa diventare o che i singoli paesi europei possano ritornare ad essere soggetti politici autonomi, approfittando del vacuum che la nuova o rinnovata dottrina Monroe che l’attuale amministrazione americana persegue, è fallace doppiamente. Lo è perché è difficile credere che sia i soggetti passivi, che quelli attivi della precedente relazione di potere possano spontaneamente e pacificamente ribaltarne i termini. Ma lo è ancor di più perché credere che tale cambiamento possa causare un mutamento radicale nei rapporti di forza implicherebbe la nozione ingannevole che la Casa Bianca sia la vera sede del potere americano, e dunque globale.

Pare evidente infatti che Trump voglia smantellare gran parte dell’apparato pantagruelico imperiale, come si evince dall’intenzione di tagliare USAID del 90%[37], ente governativo che agiva da vero e proprio presidio imperiale nel Mondo, foraggiando giornalisti, politici e figure pubbliche[38]; di fare altrettanto con NED[39], che serviva a istruire le classi dirigenti coloniali, i reggenti dell’impero; e con l’esercito, destinato ad essere tagliato del 8% all’anno per i prossimi 5 anni per un totale di circa 250 miliardi[40] , che verranno però bilanciati, forse non casualmente, dal quel 35% degli 800 miliardi europei di ReArmEurope destinati agli acquisti militari all’estero[41]. Ciò dimostra tuttavia che la nuova amministrazione (e chi la sostiene nelle alte sfere del potere) abbia rinunciato ai disegni universalistici e deciso di riconoscere il diritto delle altre superpotenze a loro sfere di influenza in un contesto multipolare (si legga a riguardo la interessante intervista a Marco Rubio[42]), ma non che la nuova line of amity sia collocata, ora come a tempi di Roosevelt, nell’Atlantico e non invece tra il Mar Baltico ed il Mar Nero. Trump, si evince, non vuole “abbandonare” l’Europa (la quale in termini di surplus commerciale sta agli USA come l’India di un tempo all’Impero britannico), ma vuole solo stabilire con essa rapporti più schiettamente neocoloniali, come dimostra la querelle con la Danimarca.

Inoltre, è difficile credere che la classe dirigente europea, una pletora di satrapi imperiali imbevuti di ideologia cosmopolita, possano d’un tratto riscoprirsi revanscisti. Il federalismo europeo è sempre stato un prodotto americano[43], e la classe intellettuale che lao sosteneva, incluso Spinelli, erano finanziati dalla CIA[44]. Quelli di oggi, sovente, sono stati integrati nei ranghi delle grandi banche d‘affari americane[45], prima o dopo il loro mandato istituzionale, o dei grandi fondi di investimento (il caso più noto, quello del nuovo cancelliere tedesco[46]) e alcuni, addirittura, membri del network di Stay-Behind (come Junker, per esempio[47]), o del Bilderberg o altri think thank americani[48].  Ci si chiede, dunque, come da questo brodo di cultura possa sorgere un afflato indipendentista ed una volontà di potenza europea, quando in Europa non esistono né forze politiche (forse fatta eccezione per qualche sovranista, di fatto interdetto al potere[49]), né forze economiche (persino parte dell’industria tedesca è in procinto di emigrare in USA[50]) né finanziaria (sarannoBlackRock e le altre Big Three a sostenere principalmente il programma di riarmo Europeo[51], sia in conto capitale, acquistano quote delle aziende di armi, sia in  conto esercizio, acquistando titoli pubblici tedeschi), ma, soprattutto, come giustamente notato, senza il sostegno di un apparato statale[52], incluso quello militare e di intelligence, di fatto sotto il controllo USA.

È difficile credere, dunque, come affermato anche su questo giornale[53], che da una  ”crisi di egemonia USA” possa sgorgare una spinta egemonica europea, né nella forma collettiva di Unione Europea, né in quella dei singoli stati; sia perché la UE non è in grado di esprimere sovranità, dunque egemonia, poiché di essa manca sia il soggetto politico -il ”principe”, sial‘ubi consistam –il ”popolo” (o se si preferisce, secondo le categoria di Carlo Galli: il ”punto-linea-solido“[54]); sia perché gli stati europei oggi sono solo meri simulacri mercantili, spazi geografici ove insistono la lex mercatoria neoliberista e la pax americana.

È se mai alla luce di questa secolare condizione di vassallaggio, che vanno interpretati certi alti lai che alludono ad una minaccia “esistenziale[55]”  per l’Europa. La Russia non costituisce nessuna minaccia per l’Europa (certamente non per quella occidentale), né lo è mai costituita, come mostra Eric Hobsbawm attraverso un’indagine negli archivi ex-sovietici[56] . Dunque, di quale esistenza si dà conto nei ripetuti e accorati appelli che provengono dai più altri prelati[57] europei, se non di quell’Impero americano che garantiva la supremazia assoluta occidentale (e le fortune di detti prelati e reggenti locali) e nel quale i paesi europei avevano una posizione privilegiata, seppur subordinata, e l’Unione Europea strumentale?  

La Risoluzione del parlamento europeo del 2 aprile sull’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune [58], ad una prima lettura, comunque consigliabile a tutti , solleva un interrogativo un po’ spiazzante: com’è possibile da parte dell’UE una così pervicace linea oltranzista imperialista, in certi punti persino esplicitamente antiamericana, come risposta ad un cambiamento radicale nell’indirizzo di politica internazionale della nuova amministrazione USA,  segnato dal famigerato disimpegno dal contesto europeo[59]  e dall’Entente con la Russia? In quella Risoluzione l’UE manifesta la sua intenzione di boicottare il tentativo di trattativa avviato da Trump, di continuare, invece, la guerra fino alla vittoria dell’Ucraina e alla sconfitta della Russia, per aprire poi il fronte contro la Cina, l’Iran… Insomma l’UE sembra proporsi l’obiettivo di svolgere il ruolo di dominio del mondo intero e di guida dell’Occidente, abbandonato dagli USA del nuovo corso di Trump. L’UE, paradossalmente, manifesterebbe un sorprendente rigurgito di autonomia dagli USA proprio sul loro tradizionale ed esclusivo terreno “di caccia”?  Questa clamorosa contraddizione avrebbe un senso se quel complesso apparato che ha controllato l’Europa per 80 anni avesse le sue funzioni apicali e centri nevralgici nelle sedi istituzionali a Washington e non altrove. Dove vada collocato questo altrove se a Langley, a Davos o a Wall Street o se sia invece policefalo, è questione complessa che pertiene la natura di questo Impero e della sovranità annessa, o assenza di essa.

Bruxelles non come Bisanzio, ma Alessandria d’Egitto

Se l’Europa è oggi “plus royaliste que le roi[60]“ non è già perché ha riscoperto il suo sangue blu d’emblé, ma forse perché il re si è trasferito in Europa. 

C’è infatti una domanda inevasa che incombe sulle ragioni profonde delle tensioni tra UE e amministrazione americana: che ne è stato della precedente amministrazione e dei poteri che la sorreggevano, il cosiddetto stato profondo americano? Se è vero che la ormai famosa immagine del giuramento di Trump circondato da “tech billionaires[61]” testimonia che parte dell’establishment e del grande capitale americano abbia abbracciato il nuovo corso, o persino determinato, è altrettanto vero che unaltra parte ha dichiarato guerra ad oltranza, come per esempio Blackrock, che recente mente, in modo non troppo velato, ha minacciato un’azione speculativa contro il dollaro[62]. Molti tacciono, ma le decisioni di Trump di de-finanziare, tra le altre,  la Gavi di Bill Gates[63] e  la sua postura minacciosa nei confronti del World Economic Forum[64], lasciano trasparire che i fronti sono ancora compatti e antagonisti nelle alte sfere della finanza globale. Quello che traspare poi da Foreign Affairs, il bollettino del Council of Foreign Relationships (CFR),  il più importante think-tank americano, creato da Rockfeller, e che ha raccolto intorno a sé tutti i presidenti e le principali cariche amministrative americane, da Truman in poi[65], tranne Trump (sebbene egli abbia diplomaticamente nominato Bennet al Tesoro, che ne è membro[66]), è un certo astio nei suoi confronti, per non dire animosità. La malcelata ostilità del CFR va ben oltre quella ovvia e esplicita dei Democrats and Neocons e di tutti gli artefici e orfani del project for the new american century. Trump, ancor più di Putin, è ivi percepito come una minaccia esistenziale. E non certo per la politica dei dazi (peraltro sovrintesa anche da Bennet, uomo del CFR), che è nei suoi fini, se non nei mezzi, in continuità con quella di Biden e con il cogente quanto disperato progetto di reindustrializzare gli USA, insieme a quello altrettanto disperato di ridurre il doppio deficit, ormai fuori controllo. La minaccia esistenziale é costituita, probabilmente, dal progetto implicito nel corso diplomatico attuale di ritornare alla politica delle grandi potenze, dunque degli Stati, intesi entro l’inviluppo dei loro rapporti gerarchici e ambiti territoriali egemonici, come i soggetti politici della storia. Tutto questo quando il neoliberismo, se non nel liberare la umanità dalla storia, aveva creduto di esser riuscito almeno ad averla emancipata dagli stati, al fine di approdare a “quella visione complessiva e dello spazio”  per usare le parole di Schmitt, di un Impero corporativo, dunque universale, entro il quale gli stati non fossero più i soggetti politici, ma solo i perimetri sociali e giuridici di un mercato globale. Le multinazionali, come un nomos del mare, non conoscono confini.

Sarà d’uopo richiamare qui le parole di Eugenio Cefis, presidente della Montedison -eminenza grigia della politica italiana durante gli anni dello stragismo e figura che ispirò  il protagonista di Petrolio, l’ultimo libro di Pasoliniin una prolusione all’Accademia Militare di Modena del 23 febbraio 1972, agli albori del neoliberismo, durante la quale spiegò  ai cadetti come il futuro sarebbe appartenuto alle multinazionali e non più agli stati:

Ecco quindi perché io vengo a parlarvi delle imprese multinazionali; queste imprese sono uno dei maggiori protagonisti della storia recente del mondo occidentale e possiamo prevedere che, nel bene e nel male il nostro futuro sarà in larga misura determinato dalle iniziative di questi grandi organismi economici. Per questo Voi dovete conoscerle […].

Anche dal punto di vista militare l’unica risposta possibile è quella di un allargamento della dimensione del potere politico a livello almeno continentale […].

La difesa del proprio Paese si identifica sempre menò con la difesa del territorio ed è probabile che arriveremo anche ad una modifica del concetto stesso di Patria, che probabilmente i Vostri figli vivranno e sentiranno in modo diverso da Voi.

Non è forse questo concetto di patria che celebrano oggi quelli che scendono in piazza con le bandiere della UE? E chi sono gli arcangeli di questa patria se non proprio quelle multinazionali che hanno innervato la storia gloriosa del secolo americano, forse prematuramente conclusasi?

Dunque è quantomeno improbabile che oggi Bruxelles sia divenuta una nuova Bisanzio, ma ancor più improbabile che i fautori del project for a new american century e i devoti del sogno universale neoliberista, abbiamo semplicemente, con la vittoria elettorale di Trump, deposto le armi e, come un Cincinnato, siano tornati ai loro orticelli. Appare più verosimile invece che abbiano come Marco Antonio riparato ad Alessandria, per preparare una guerra decisiva per Roma. La forma e la vastità che questa guerra intestina all’impero assumerà, ahimè , lo verremo a sapere tra poco.


[1] https://www.bbc.com/news/articles/czx7w7q7qzro

[2] https://www.repubblica.it/cultura/2025/03/04/news/guerrieri_europa_scurati_guerra-424041770/

[3] https://www.independent.co.uk/news/uk/home-news/british-army-troops-ukraine-defence-b2701635.html

[4] https://kyivindependent.com/uk-ready-to-put-boots-on-the-ground-planes-in-the-air-to-support-deal-for-ukraine-starmer-says/

[5] https://www.piccolenote.it/mondo/putin-trump-negoziati-tregua-ucraina

[6] https://www.nytimes.com/2024/05/16/us/politics/nato-ukraine.html

[7] https://www.ilsussidiario.net/news/ucraina-il-problema-e-la-mancanza-di-uomini-luttwak-la-nato-invii-soldati-ai-confini/2688142/

[8] https://tass.com/world/1879657

[9]https://www.bbc.com/news/articles/cz994d6vqe5o?fbclid=IwY2xjawJEmotleHRuA2FlbQIxMAABHZ6AMFcrurNdU8JXCPVUlx8uZTAJ0FQHZ-4lsvP0FbwVYnEScb-g0OH8kA_aem_qm6GcSPfAQHYFEPI0I3cIA

[10] https://global.espreso.tv/world-about-ukraine-german-intelligence-chief-kahl-believes-europe-would-be-better-off-if-the-war-in-ukraine-lasted-another-five-years-nsdc-responds

[11] https://evrimagaci.org/tpg/tymoshenko-calls-for-immediate-end-to-ukraine-conflict-256238?srsltid=AfmBOooPdi79svx-WJzupkpbzQhyssM_71pG45r6JWF3a6k6fCZ1LgkR

[12] https://en.wikipedia.org/wiki/Project_for_the_New_American_Century

[13] https://www.lafionda.org/2025/03/12/che-cosa-vuole-realmente-washington-in-europa/

[14] https://www.lafionda.org/2025/03/13/oscurati-dalla-guerra/

[15] https://www.telegraph.co.uk/business/2025/03/11/volkswagen-open-to-building-military-equipment-german-army/

[16] https://www.theguardian.com/commentisfree/2013/jul/04/forcing-down-morales-plane-air-piracy

[17] https://www.theregister.com/2024/03/04/germany_confirms_russia_leak_genuine/

[18] https://en.wikipedia.org/wiki/Stay-behind

[19] https://www.bbc.com/news/world-europe-28460628

[20] https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/03/bilderberg-dai-fratelli-agnelli-alla-gruber/250711/

[21] Gatti F., 2022. Educazione Americana. La Nave di Teseo, Milano, pp. 39.

[22] https://www.reuters.com/world/europe/kremlin-says-germany-is-right-fully-investigate-nord-stream-pipeline-blasts-2024-09-09/

[23] https://www.bbc.com/news/articles/cnvyz1472rpo

[24] https://www.reuters.com/world/us/prize-winning-reporter-seymour-hersh-no-stranger-controversy-2023-02-09/

[25] https://www.nbcnews.com/politics/biden-meet-german-chancellor-russia-ukraine-tesnions-rcna15190

[26] https://www.foxnews.com/politics/state-dept-vows-nord-stream-2-hunk-metal-bottom-ocean-russia-invades-ukraine

[27] Teorie non certo prive di fondamento, se si considerano figure oscure come quelle di Cecil Rhodes e la sua ambizione di costruire un dominio mondiale anglosassone o il ruolo che alcune società segrete, come la Fabian Society, hanno avuto nel plasmare la politica europea, anche Italiana. Tuttavia, – qui si contende- , queste ambizioni, a partire dal secondo dopo guerra, sono divenute gangli e propaggini del grande impero americano, non manifestazioni di un redivivo impero britannico.

[28] https://www.theguardian.com/world/2020/oct/05/uk-court-overturns-ruling-on-18bn-of-venezuelan-gold

[29] https://news.antiwar.com/2024/09/09/victoria-nuland-admits-us-discouraged-ukraine-from-signing-peace-deal-with-russia-in-2022/

[30] https://www.politico.eu/article/why-australia-wanted-out-of-its-french-sub-deal/

[31] https://www.nytimes.com/2003/04/24/world/aftereffects-retaliation-us-angry-at-french-stance-on-war-considers-punishment.html

[32] https://www.brookings.edu/articles/punish-france-ignore-germany-forgive-russia-no-longer-fits/

[33] https://ourworldindata.org/grapher/total-gdp-vs-gdp-per-capita-maddison?country=USA~JPN~FRA~ITA~CHN~DEU~GBR

[34] Yanis Varoufakis, (2014), UNITED STATES MONETARY POLICY IN THE POST-BRETTON WOODS ERA Did it cause the Crash of 2008?, Working papers, Financialisation, Economy, Society & Sustainable Development (FESSUD) Project

[35] https://airlinegeeks.com/2020/01/09/lufthansa-cancels-reinstates-then-reroutes-tehran-flight/

[36] Ci si riferisce qui alla definizione Schmittiana di nomos come azione originaria di occupazione di terra e susseguente divisione e ripartizione.

[37] https://apnews.com/article/trump-usaid-foreign-aid-cuts-6292f48f8d4025bed0bf5c3e9d623c16

[38] https://x.com/wikileaks/status/1887501752213409919

[39] https://www.npr.org/2025/02/16/nx-s1-5297844/trump-musk-democracy-usaid-authoritarian-human-rights-funding-freeze

[40] https://www.npr.org/2025/02/20/nx-s1-5303947/hegseth-trump-defense-spending-cuts

[41] https://europeanconservative.com/articles/news/rearm-europe-two-thirds-of-arms-procurement-must-be-eu-made/

[42] https://www.state.gov/secretary-marco-rubio-with-megyn-kelly-of-the-megyn-kelly-show/

[43] https://x.com/Wikileaks_Ita/status/1903421978154868851?s=09

[44] https://www.voltairenet.org/article136478.html

[45] https://corporateeurope.org/en/revolving-doors/2016/07/barroso-and-goldman-sachs-dangerous-liaison

[46] https://www.dw.com/en/angela-merkels-rival-friedrich-merz-and-the-vast-shadowy-power-of-blackrock/a-46492601

[47] https://www.wsws.org/en/articles/2013/07/12/junc-j12.html

[48] https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-7-2014-000218_IT.html

[49] https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/03/31/marine-le-pen-condannata/7934383/

[50] https://www.reuters.com/business/energy/more-german-companies-mull-relocation-due-high-energy-prices-survey-2024-08-01/

[51] https://markets.businessinsider.com/news/stocks/blackrock-blk-to-flood-european-market-with-new-etf-offerings-1034498228

[52] https://www.lafionda.org/2025/03/24/la-rinnovata-ipocrisia-dellesercito-europeo/

[53] https://www.lafionda.org/2025/03/28/la-crisi-di-egemonia-usa/

[54] Galli, Carlo, Sovranità. 2019 – Il Mulino

[55] https://www.ansa.it/amp/europa/notizie/rubriche/altrenews/2025/03/07/macron-la-russia-e-una-minaccia-esistenziale-per-ue-e-francia_2c4b8373-acbc-4f12-9a90-c32bf90ac583.html

[56] Hobsbawm, E. (2005). The Age of Extremes. Abacus, London. Hopwood, B., Mellor, M., & O’Brien, G, 38-52.

[57] https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2025/03/18/draghi-la-difesa-comune-ue-passaggio-obbligato-serve-un-debito-comune_7c40c21f-8b5a-439a-9831-c99b32c40640.html

[58] Risoluzione del Parlamento europeo del 2 aprile 2025 sull’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune – relazione annuale 2024 (2024/2082(INI)), https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-10-2025-0058_IT.pdf

[59] Che prelude solo ad un riposizionamento delle forze militari su scala globale e una redistribuzione dei costi, non certo ad una decolonizzazione dell’Europa, per usare un termine in auge.

[60] https://thomaspalley.com/?p=2537

[61] https://www.forbes.com.au/news/billionaires/in-photos-trump-sworn-in-as-scores-of-tech-billionaires-look-on/

[62] https://fortune.com/2025/04/01/larry-fink-letter-bitcoin-dollar-national-reserve-currency/

[63] https://www.bmj.com/content/388/bmj.r636

[64] https://www.politico.eu/article/donald-trump-davos-us-elections-world-economic-forum/

[65] https://www.cfr.org/backgrounder/american-presidents-council-foreign-relations

[66] https://en.wikipedia.org/wiki/Scott_Bessent