Gli storici “bocciano” Valditara: “Vuole colonizzare i manuali. Fino alla Costituzione saltando il fascismo”
Non si placano le polemiche contro le nuove Indicazioni nazionali pubblicate nei giorni scorsi sul sito del ministero dell’Istruzione e del Merito. Sindacati, associazioni, esperti delle diverse discipline contestano i contenuti ma anche la consultazione messa in atto colpevole – a detta loro – di non essere realmente partecipativa. Persino la più moderata Cisl Scuola […] L'articolo Gli storici “bocciano” Valditara: “Vuole colonizzare i manuali. Fino alla Costituzione saltando il fascismo” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Non si placano le polemiche contro le nuove Indicazioni nazionali pubblicate nei giorni scorsi sul sito del ministero dell’Istruzione e del Merito. Sindacati, associazioni, esperti delle diverse discipline contestano i contenuti ma anche la consultazione messa in atto colpevole – a detta loro – di non essere realmente partecipativa. Persino la più moderata Cisl Scuola ha scritto in un comunicato: “Non vi è alcuno spazio diverso da quello verso il quale si “incanala” la formulazione dei quesiti”. E la Flc Cgil con una serie di soggetti che si occupano di scuola tra i quali il Movimento di cooperazione educativa, il Cemea, la Rete degli studenti medi e altri ha convocato un’assemblea nazionale per il 2 aprile all’Università Roma Tre al fine di analizzare il testo del nuovo provvedimento e chiederne la riscrittura “condivisa”.
A prendere iniziativa è anche la Società italiana per lo studio della storia contemporanea che ha osservato punto per punto il capitolo che riguarda la loro disciplina e prodotto un documento. “Rimarchiamo – spiegano gli esperti di Sisco – il carattere prescrittivo di un testo che dovrebbe raccogliere le linee guida intorno alle quali gli insegnanti possano liberamente costruire il loro percorso di insegnamento. Le Indicazioni nazionali, invece, sono interpretate come uno strumento per dettare un programma dettagliato, punto per punto, che si dovrebbe tradurre, nelle intenzioni della commissione e del Ministro Valditara, in una prossima e veloce riscrittura dei manuali scolastici”. Per loro c’è una chiara volontà di “colonizzare la manualistica scolastica”.
Nelle pagine scritte dagli storici si denunciano una pedagogia “fortemente nostalgica del Novecento, sicuramente anacronistica rispetto alla realtà della disciplina” e una “versione da libro Cuore che si riflette nelle Indicazioni nazionali” con un chiaro riferimento alla “Piccola vedetta lombarda” proposta tra le letture. Ma non basta. Per la Società per lo studio della storia contemporanea “l’idea che si possa supplire all’ignoranza di contenuti storici delle nuove generazioni con un ritorno al nozionismo appare oltre che datata anche velleitaria. Non è attraverso la dettatura di un programma dettagliato incentrato sulla storia italiana, nazionale, che si può pensare di porre rimedio a una carenza legata soprattutto al drammatico schiacciamento su un eterno presente da parte di una società che ha smesso di immaginare il proprio futuro e ha dunque enormi difficoltà a pensare il proprio passato”. Non mancano innumerevoli osservazioni sulla parte della storia contemporanea ridotta “alla sola dimensione occidentale e nazionale”.
Per Sisco c’è persino il tentativo di offuscare capitoli del nostro passato: “Se si leggono – scrivono – con attenzione le Indicazioni nel programma della seconda elementare, una gran parte del tempo a disposizione viene dedicato al periodo posto tra il Risorgimento e i primi anni dell’Unità d’Italia, una parte davvero sproporzionata in relazione all’economia complessiva dell’insegnamento di storia. Dopo il blocco che porta all’Unità e in cui sono inseriti l’inno nazionale, la piccola vedetta lombarda, i martiri di Belfiore, Anita e i Mille, il salto temporale porta alla distinzione tra Monarchia e Repubblica e alla Costituzione. Anche se si tratta dell’insegnamento della storia a bambini di sette anni forse qualche precisazione sul passaggio da un contesto privato delle libertà da parte del fascismo a un nuovo contesto in cui la Costituzione le ha restituite ampliandole, avrebbe giovato a non far scambiare la Costituzione per un fungo che nasce spontaneamente e improvvisamente”.
E sulla consultazione è la segretaria nazionale della Cisl Scuola, Ivana Barbacci a dir la sua: “Ancora una volta – come già accadde nel 2014-15 con la legge 107 – l’impressione è quella di una consultazione di facciata, priva in realtà di alcuna reale incidenza sugli esiti del lavoro in via di svolgimento. Si dà praticamente per scontato un consenso di massima, lasciando come sola possibilità di esprimersi la formulazione di vaghi suggerimenti su ciò che si potrebbe o dovrebbe modificare. Lo si vede bene nei quesiti proposti per l’impianto delle discipline, per ciascuna delle quali si offre in modo seriale la stessa triade di possibili risposte. Si concedono 250 caratteri (spazi compresi) per “suggerimenti e osservazioni” che, avendo per oggetto un testo di ben 150 pagine (il doppio delle precedenti Indicazioni), si configurano come una vera e propria mission impossibile”.
Un numero di caratteri che – secondo le fonti del fatto.it – verrà sicuramente ampliato nelle prossime ore. Il questionario inviato alle scuole, da restituire entro il 10 aprile, conferma purtroppo la preoccupazione e le perplessità che sta suscitando la revisione in corso delle Indicazioni Nazionali per il primo ciclo. Ancora una volta – come già accadde nel 2014-15 con la legge 107 l’impressione è quella di una consultazione di facciata, priva in realtà di alcuna reale incidenza sugli esiti del lavoro in via di svolgimento. Una consultazione in cui, per osservazioni e proposte, non vi è alcuno spazio diverso da quello verso il quale “incanala” la formulazione dei quesiti.
Si dà praticamente per scontato un consenso di massima, lasciando come sola possibilità di esprimersi la formulazione di vaghi suggerimenti su ciò che si potrebbe o dovrebbe modificare. Lo si vede bene nei quesiti proposti per l’impianto delle discipline, per ciascuna delle quali si offre in modo seriale la stessa triade di possibili risposte. Si concedono 250 caratteri (spazi compresi) per “suggerimenti e osservazioni” che, avendo per oggetto un testo di ben 150 pagine (il doppio delle precedenti Indicazioni), si configurano come una vera e propria mission impossibile; peggio ancora, in questo modo si finisce per assecondare, se non incoraggiare, un approccio fazioso, fatto di giudizi sommari, trasformando le Indicazioni nazionali in un terreno di scontro politico ideologico, laddove sarebbe indispensabile farne il frutto di un confronto ampio, finalizzato a esiti quanto più possibile condivisi, senza la pretesa di imporre una propria, sempre opinabile, visione del mondo e della scuola.
Non fu un particolare di poco conto che il percorso verso le Indicazioni del 2012, avviato da un governo di centro sinistra, si svolgesse in seguito e per la maggior parte con un governo di segno opposto, senza che se ne modificassero gli attori, dando vita a un confronto realmente coinvolgente grazie al quale si pervenne a un testo per il quale, non a caso, il mondo della scuola ha sempre manifestato grande condivisione e apprezzamento. Partecipazione e confronto sono, per la Cisl Scuola, il cuore dell’azione sindacale: un questionario proposto in questi termini non aiuta il dialogo e non riconosce, come sarebbe doveroso, il protagonismo del mondo della scuola nei processi di innovazione.
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