Gli incessanti appelli alla pace di Francesco, l'ultimo il giorno prima di morire
AGI - Ha gridato al mondo il suo incessante appello alla pace. Papa Francesco non ha mai dimenticato gli "ultimi", gli "esclusi" e ha sempre espresso il suo dolore per un mondo "a pezzi". Domenica nel suo ultimo discorso, il Messaggio pasquale che introduce alla benedizione Urbi et Orbi, Bergoglio ha sottolineato la tanta "volontà di morte" presente sulla Terra, nei tanti conflitti. Un mondo segnato da disprezzo e violenza Ha denunciato anche il disprezzo che continua verso "i più deboli, gli emarginati, i migranti", ed è tornato sul tema dei femminicidi ("quanta violenza vediamo spesso anche nelle famiglie, nei confronti delle donne e dei bambini"). Contro la corsa al riarmo "Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo", è stata la sua implorazione, l'ennesima. "L'esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo", ha rimarcato, esortando chi ha responsabilità politiche "a non cedere alla logica della paura che chiude". "Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano", afferma. "Davanti alla crudeltà di conflitti che coinvolgono civili inermi, attaccano scuole e ospedali e operatori umanitari, non possiamo dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone con un’anima e una dignità". I luoghi colpiti dalla guerra Bergoglio ha passato in rassegna tutti i luoghi flagellati dalla guerra. "Vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile!", ha sottolineato, dicendosi vicino alle sofferenze di Palestina e Israele e preoccupandosi per "il crescente clima di antisemitismo" che si sta diffondendo sempre più. Nei pensieri di Francesco, la comunità di Gaza, "dove il terribile conflitto continua a generare morte e distruzione e a provocare una drammatica e ignobile situazione umanitaria". Il richiamo umanitario e l’aiuto ai civili "Faccio appello alle parti belligeranti: cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi e si presti aiuto alla gente, che ha fame e che aspira a un futuro di pace!", ha aggiunto. Ma la sua preghiera non è mancata anche per Libano e Siria, e per lo Yemen, "che sta vivendo una delle peggiori crisi umanitarie prolungate" a causa della guerra. I conflitti dimenticati E poi: la martoriata Ucraina, per la quale ha incoraggiato gli attori coinvolti a proseguire tutti gli sforzi per raggiungere una pace giusta e duratura; il Caucaso meridionale, dove ha auspicato l'attuazione del definitivo Accordo di pace tra Armenia e Azerbaigian; i Balcani occidentali, nei quali occorre lavorare per "evitare l'acuirsi di tensioni e crisi". Un pensiero per l’Africa e l’Asia Una preghiera affinché arrivi presto la pace è stata rivolta anche per le popolazioni africane "vittime di violenze e conflitti". Il Papa ha pregato per la Repubblica Democratica del Congo, il Sudan e il Sud Sudan, il Sahel, il Corno d'Africa e la Regione dei Grandi Laghi. Nei pensieri di Bergoglio anche il Myanmar, il cui popolo, già tormentato da anni di conflitto armato, affronta "con coraggio e pazienza le conseguenze del devastante terremoto a Sagaing". Un augurio di libertà e solidarietà In ultimo il Papa ha ribadito che la Pasqua sia anche "l'occasione propizia per liberare i prigionieri di guerra e quelli politici!". "La luce della Pasqua ci sprona ad abbattere le barriere che creano divisioni e sono gravide di conseguenze politiche ed economiche. Ci sprona a prenderci cura gli uni degli altri, ad accrescere la solidarietà reciproca, ad adoperarci per favorire lo sviluppo integrale di ogni persona umana".

AGI - Ha gridato al mondo il suo incessante appello alla pace. Papa Francesco non ha mai dimenticato gli "ultimi", gli "esclusi" e ha sempre espresso il suo dolore per un mondo "a pezzi".
Domenica nel suo ultimo discorso, il Messaggio pasquale che introduce alla benedizione Urbi et Orbi, Bergoglio ha sottolineato la tanta "volontà di morte" presente sulla Terra, nei tanti conflitti.
Un mondo segnato da disprezzo e violenza
Ha denunciato anche il disprezzo che continua verso "i più deboli, gli emarginati, i migranti", ed è tornato sul tema dei femminicidi ("quanta violenza vediamo spesso anche nelle famiglie, nei confronti delle donne e dei bambini").
Contro la corsa al riarmo
"Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo", è stata la sua implorazione, l'ennesima. "L'esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo", ha rimarcato, esortando chi ha responsabilità politiche "a non cedere alla logica della paura che chiude".
"Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano", afferma. "Davanti alla crudeltà di conflitti che coinvolgono civili inermi, attaccano scuole e ospedali e operatori umanitari, non possiamo dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone con un’anima e una dignità".
I luoghi colpiti dalla guerra
Bergoglio ha passato in rassegna tutti i luoghi flagellati dalla guerra. "Vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile!", ha sottolineato, dicendosi vicino alle sofferenze di Palestina e Israele e preoccupandosi per "il crescente clima di antisemitismo" che si sta diffondendo sempre più.
Nei pensieri di Francesco, la comunità di Gaza, "dove il terribile conflitto continua a generare morte e distruzione e a provocare una drammatica e ignobile situazione umanitaria".
Il richiamo umanitario e l’aiuto ai civili
"Faccio appello alle parti belligeranti: cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi e si presti aiuto alla gente, che ha fame e che aspira a un futuro di pace!", ha aggiunto.
Ma la sua preghiera non è mancata anche per Libano e Siria, e per lo Yemen, "che sta vivendo una delle peggiori crisi umanitarie prolungate" a causa della guerra.
I conflitti dimenticati
E poi: la martoriata Ucraina, per la quale ha incoraggiato gli attori coinvolti a proseguire tutti gli sforzi per raggiungere una pace giusta e duratura; il Caucaso meridionale, dove ha auspicato l'attuazione del definitivo Accordo di pace tra Armenia e Azerbaigian; i Balcani occidentali, nei quali occorre lavorare per "evitare l'acuirsi di tensioni e crisi".
Un pensiero per l’Africa e l’Asia
Una preghiera affinché arrivi presto la pace è stata rivolta anche per le popolazioni africane "vittime di violenze e conflitti".
Il Papa ha pregato per la Repubblica Democratica del Congo, il Sudan e il Sud Sudan, il Sahel, il Corno d'Africa e la Regione dei Grandi Laghi. Nei pensieri di Bergoglio anche il Myanmar, il cui popolo, già tormentato da anni di conflitto armato, affronta "con coraggio e pazienza le conseguenze del devastante terremoto a Sagaing".
Un augurio di libertà e solidarietà
In ultimo il Papa ha ribadito che la Pasqua sia anche "l'occasione propizia per liberare i prigionieri di guerra e quelli politici!".
"La luce della Pasqua ci sprona ad abbattere le barriere che creano divisioni e sono gravide di conseguenze politiche ed economiche. Ci sprona a prenderci cura gli uni degli altri, ad accrescere la solidarietà reciproca, ad adoperarci per favorire lo sviluppo integrale di ogni persona umana".