Giorgio Locatelli: “Mi hanno pagato 30mila euro per dei tagliolini. Mi ha dato fastidio stringere la mano a qualche ministro italiano, sono antifascista”
Dalla chiusura della sua Locanda alla nuova avventura nella National Gallery fino al ricevimento al Quirinale con re Carlo: lo chef Giorgio Locatelli si racconta in un’intervista al Corriere della Sera. Il cuoco, noto per la sua partecipazione in qualità di giudice a MasterChef, torna a parlare della chiusura della Locanda Locatelli avvenuta dopo Capodanno: […]

Dalla chiusura della sua Locanda alla nuova avventura nella National Gallery fino al ricevimento al Quirinale con re Carlo: lo chef Giorgio Locatelli si racconta in un’intervista al Corriere della Sera. Il cuoco, noto per la sua partecipazione in qualità di giudice a MasterChef, torna a parlare della chiusura della Locanda Locatelli avvenuta dopo Capodanno: “Eravamo aperti tutti i giorni con uno staff di 76-84 persone da gestire: troppa pressione. Il sabato dopo l’addio io e mia moglie Plaxy ci siamo resi conto che quello era il nostro primo weekend libero dal 2002”.
Ora, lo chef è pronto a ripartire dalla National Gallery di Londra: “Il 10 maggio apriamo il ristorante Locatelli’s, il Bar Giorgio e un club. Tagliatelle al ragù e maritozzi, abbiamo già 400 prenotazioni in attesa. Ma sarà diverso: io dovrò motivare il personale, non pagarlo. A quello penseranno i partner. Finalmente posso dedicarmi solo alla cucina: non sono un bravo businessman. Anzi, sono terribile con i soldi”. Giorgio Locatelli, poi, racconta cosa è successo durante la cena al Quirinale con re Carlo avvenuta durante la recente visita del sovrano d’Inghilterra in Italia: “Il presidente della Repubblica mi ha chiamato per nome e ha detto che gli piace MasterChef, che onore! Unico neo di quella sera: ho fatto fatica a stringere la mano a qualche ministro italiano. Mi ha proprio dato fastidio. Vengo da una grande tradizione antifascista: mio zio paterno, Nino, era partigiano. Venne fucilato a vent’anni dai nazisti durante una missione in Piemonte. Papà al tempo era un bimbo, ma lui e zia Luisa ce ne hanno sempre parlato”.
Sulla sua professione rivela: “Rifarei il cuoco, l’unico mestiere che conosco. Ma mi eviterei un po’ di abusi: a Londra e Parigi sono stato umiliato in tutti i modi. Invece di resistere per dimostrare qualcosa, me ne andrei. Oggi quel tipo di educazione in cucina è ridicola. A volte succede ancora che i ragazzi in brigata, under 25 e col testosterone a duecentomila, si bullizzino tra di loro e tu non te ne accorga. Ma non è una scusa, bisogna intervenire e governare dando l’esempio: no umiliazioni”. Poi racconta un aneddoto particolare: “Una coppia mi ha dato 25mila sterline (30mila euro, ndr) per preparare due piatti di tagliolini al tartufo bianco a Doha. Lo chef, tuttavia, non ha partecipato alla cerimonia della Michelin: “Sono andato alla prima. Perché mischiarmi con quegli invasati? Ho avuto la stella per 23 anni, non mi mancherà: non cucinavo per quello, ma per il ristorante pieno”.