Generali, il mercato scommette su acquisti di UniCredit
La data per l’assemblea di bilancio e di rinnovo del board delle Generali verrà fissata definitivamente in occasione del consiglio di amministrazione del prossimo 12 marzo (le opzioni sul tavolo sono diverse). Nel mentre, però, in vista di quell’appuntamento il mercato ha alzato il livello di attenzione sui movimenti attorno al titolo. E diverse fonti […] L'articolo Generali, il mercato scommette su acquisti di UniCredit proviene da Iusletter.

La data per l’assemblea di bilancio e di rinnovo del board delle Generali verrà fissata definitivamente in occasione del consiglio di amministrazione del prossimo 12 marzo (le opzioni sul tavolo sono diverse). Nel mentre, però, in vista di quell’appuntamento il mercato ha alzato il livello di attenzione sui movimenti attorno al titolo. E diverse fonti indicano UniCredit tra i soci attivi sul Leone di Trieste. A tal proposito la banca ha già fatto sapere di detenere il 5,229% della compagnia assicurativa (4,18% dei diritti di voto). Tuttavia, in vista dell’assise, secondo fonti, l’istituto si è attrezzato per portare la partecipazione a un passo dal 10% del capitale. Il 13 febbraio scorso, in un’intervista a Il Sole 24 Ore, l’amministratore delegato Andrea Orcel aveva risposto così riguardo alla ratio dell’investimento nel Leone: «Generali è una partecipazione importante ma finanziaria, senza risvolti industriali». E tale, nei fatti, potrebbe rimanere anche se il peso dovesse crescere di almeno un altro 4%. La corsa di questi ultimi mesi, tralasciando il passo falso di ieri (-0,78%) legato all’allarme scattato in Borsa per il caso dazi americani, ha portato ormai la capitalizzazione a ridosso dei 50 miliardi di euro. Livelli che la compagnia non vedeva da tempo e non per forza legati esclusivamente ai riposizionamenti in vista dell’assemblea ma specchio, almeno in parte, del percorso industriale compiuto dal gruppo e di quello che in prospettiva la compagnia potrebbe ancora fare (al di là dei 7 miliardi di cedole previsti nel nuovo piano e che indubbiamente fanno gola al mercato).
Nell’imminenza, però, c’è la questione chiave del rinnovo del consiglio, e, come ha dimostrato la precedente tornata di rinnovo delle cariche, non si possono escludere nuovi colpi di scena e Piazza Affari è pronta a fiutarli. Così, sebbene il mercato dia già per scontato un arrotondamento del gruppo Caltagirone e un’ascesa di Delfin (gruppo Del Vecchio) sopra il 10%, una volta incassate tutte le autorizzazioni (record date permettendo), al momento non è possibile dire se ciò sia effettivamente avvenuto. Complice anche il fatto che i prezzi raggiunti dalle Generali potrebbero non rendere così conveniente l’arrotondamento. Di sicuro, l’attenzione è massima (come i volumi in Borsa) e proprio nell’ambito di questo contesto sono in molti a chiedersi cosa faranno gli altri azionisti, a partire da Mediobanca, promotrice della lista di maggioranza per il rinnovo del consiglio. Tutti ricorderanno quanto accadde nel 2022, Piazzetta Cuccia a settembre 2021, quindi in largo anticipo rispetto all’assise della primavera successiva, ufficializzò la salita al 17,249% dal 13,465% attraverso un’operazione di prestito titoli. Un’iniziativa “temporanea” che risultò utile ad aumentare la potenza di fuoco per blindare la lista del cda e che, proprio per la sua natura, scatenò diverse polemiche vista la sola finalità del voto. Ad oggi non risulta che Piazzetta Cuccia si sia mossa in questa direzione ma sono in molti a interrogarsi se, viste le regole di passivity rule, lo potrebbe fare. Secondo l’interpretazione di alcune fonti legali, l’Ops lanciata dal Monte su Mediobanca farebbe scattare «il divieto di compiere atti o operazioni che non rientrino nel corso normale delle attività della società». E un prestito titoli potrebbe rientrare in questa categoria così come l’acquisto di una partecipazione rilevante in Generali. Per poterlo fare, è la tesi degli stessi legali, Mediobanca, nel caso in cui ritenesse l’operazione di rafforzamento strategica, dovrebbe convocare nel termine di quindici giorni un’assemblea per farsi autorizzare. Né potrebbe, avendo annunciato di fare una propria lista, giustificare l’eventuale prestito titoli con la necessità di tutelare un asset strategico, tenuto conto che potrà in ogni caso eleggere i propri amministratori e avvalersi del danish compromise a tutela del proprio bilancio.
In questo quadro l’attenzione delle Autorità, rispetto alle manovre complessive, è altissima. Cruciale, in quest’ottica, anche la decisione del 12 marzo. Se il cda dovesse decidere di anticipare l’assemblea (al 24 o al 29 aprile rispetto al previsto 8 maggio), potrebbe modificare in parte le regole del gioco scritte diverse mesi fa quando si pensava di poter procedere con una lista del consiglio di amministrazione. Il record date, ossia la data per il deposito delle azioni funzionali alla partecipazione dell’assemblea, verrebbe infatti spostata.
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