Gaza, scontro sulla tregua: Israele blocca gli aiuti sulla Striscia. Anp: “Usa la fame come arma”

Tel Aviv: “Scorte sufficienti per 5 mesi”. Ben Gvir: “E’ il momento di aprire le porte dell’inferno”. Tensione alle stelle dopo la conclusione della prima fase dei negoziati: le cose sono precipitate quando Israele ha annunciato di aver accettato la proposta dell'inviato speciale del presidente degli Stati Uniti, Witkoff

Mar 2, 2025 - 15:43
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Gaza, scontro sulla tregua: Israele blocca gli aiuti sulla Striscia. Anp: “Usa la fame come arma”

Roma, 2 marzo 2025 – Alta tensione tra Israele e Hamas sulla tregua. Mentre è appena scaduta la prima fase del cessate il fuoco, senza un accordo sulla seconda, Israele annuncia a sorpresa che sospenderà l'ingresso di mercanti e rifornimenti nella Striscia di Gaza, accusando Hamas di aver rifiutato una proposta americana di estendere l'embargo e minacciando "ulteriori conseguenze" in caso di persistente disaccordo. Il movimento islamista palestinese ha immediatamente denunciato la decisione come "un ricatto meschino, un crimine di guerra e una flagrante violazione dell'accordo" e ha quindi fornito gli aiuti umanitari essenziali per affrontare la situazione catastrofica sul territorio. 

"Israele sta ignorando il diritto internazionale. La smetta di fare morire di fame la popolazione della Striscia di Gaza". E' l'accusa mossa da Hamas dopo il blocco degli aiuti deciso nella notte da Israele. "A rischio con lo stop degli aiuti il processo negoziale tra Hamas e Israele, che sarà responsabile della sorte degli ostaggi", aggiunge. Intanto, dall'Onu arriva l'appello imperativo di fare il possibile per evitare il ritorno alle ostilità.

L'Autorità nazionale palestinese (Anp) ha denunciato la "politicizzazione" da parte di Israele dell'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e il suo utilizzo della "fame come arma" per imporre le sue condizioni. In una dichiarazione, il ministero degli Esteri dell'Autorità Nazionale Palestinese ha invitato "la comunità internazionale e tutte le parti a costringere Netanyahu a consentire l'ingresso degli aiuti nella Striscia". Il ministero ha dichiarato di essere "profondamente preoccupato" per la decisione del governo israeliano e ha messo in guardia dai "pericoli di questa decisione e dalle sue conseguenze disastrose, in considerazione delle diffuse sofferenze nella Striscia, soprattutto durante il mese sacro del Ramadan".

D’altra parte, secondo i funzionari israeliani, gli aiuti umanitari che sono entrati nella Striscia di Gaza sono ''sufficienti per cinque mesi'' e ''non si prevedono carenze imminenti''. 

Dopo la conclusione della prima fase dei negoziati di tre giorni mediati dal Qatar con l'assistenza di Egitto e Stati Uniti ed entrati in vigore il 19 gennaio, Israele e Hamas hanno continuato a essere in persistente disaccordo su come proseguire il processo. Le cose sono precipitate quando Tel Aviv ha annunciato, ieri, di aver accettato la proposta presentata dall'inviato speciale del presidente degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Steve Witkoff, e di aver pianificato un'estensione delle festività per il periodo del Ramadan e della Pasqua fino a metà aprile. 

Secondo Israele, la proposta avrebbe previsto la liberazione, durante il periodo di tregua, di tutte le restanti Strisce di Gaza in due giorni, il secondo dei quali sarà subordinato alla stipula di un accordo per una cessazione definitiva del fuoco da negoziare. Una proposta totalmente respinta da Hamas che oggi ha chiesto di passare alla fase due prevista dall'accordo iniziale, ritenendo che l'impegno americano avrebbe permesso a Israele di "sottomettersi agli accordi firmati". "Di fronte al rifiuto di Hamas di accettare il quadro proposto dagli usa per la continuazione dei negoziati, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso che, questa mattina, tutti gli ingressi di commercianti e rifornimenti nella Striscia di Gaza saranno sospesi", ha annunciato quindi l'ufficio del premier in una nota. "Israele non accetterà la cessazione del fuoco senza liberare i nostri nemici", ha aggiunto il testo, e "se Hamas persiste nel suo rifiuto, ci saranno altre conseguenze". "Nessun camion è entrato a Gaza questa mattina e nessuno uscirà" fino al nuovo ordine, ha scritto X Omer Dostri, parlando a nome di Netanyahu. "I camion attualmente in viaggio verso Gaza giungono al valico solo per scoprire che è chiuso e che l'ingresso è vietato. "Hamas ha chiesto "ai mediatori e alla comunità internazionale di esercitare pressioni" su Israele affinché "metta fine alle sue misure punitive e immorali contro oltre due milioni di persone nella Striscia di Gaza".

La decisione di Israele ha subito entusiasmato gli animi dei 'falchi' ultranazionalisti. L'ex ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, ha accolto con favore la sospensione dell'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza annunciata dal primo ministro Benjamin Netanyahu, e ha affermato che questo è "il momento di aprire le porte dell'inferno". "Tagliare l'elettricità e l'acqua e, cosa più importante, non accontentarsi solo di metà degli ostaggi, ma tornare all'ultimatum del presidente Trump: tutti gli ostaggi immediatamente o si scatenerà l'inferno a Gaza", ha scritto Ben Gvir sul suo account X.