Fumo, come l’Ue può salvare vite e aumentare la competitività? Lo studio Epic
Contrastare gli effetti negativi del fumo senza mettere in ginocchio la filiera si può? Secondo l'ultimo rapporto del think tank European Policy Innovation Council (EPIC) sì

Contrastare gli effetti negativi del fumo senza mettere in ginocchio la filiera si può? Secondo l’ultimo rapporto del think tank European Policy Innovation Council (EPIC) sì
Il numero di fumatori in Ue non scenderà significativamente dall’oggi al domani. L’introduzione di nuove misure più stringenti non porterebbe vantaggi significativi. Anzi, rischia di compromettere la competitività del mercato europeo, spalancando le porte ai concorrenti stranieri e al mercato nero. Al contrario, serve un quadro normativo in grado di salvaguardare l’intera catena del valore europea. In ballo c’è il futuro di una filiera che vale l’1,3% del PIL dell’Ue e impiega 2,1 milioni di lavoratori. È quanto emerge dal rapporto “La fine del fumo? Come l’Europa può salvare milioni di vite e promuovere al contempo la crescita economica”, realizzato dal think tank European Policy Innovation Council (EPIC).
LA RICETTA PER RIDURRE IL NUMERO DI FUMATORI SENZA DANNEGGIARE L’INDUSTRIA
Il numero di consumatori di nicotina e tabacco non diminuirà in maniera sensibile dall’oggi al domani secondo l’autore del report, Antonios Nestoras, Fondatore e CEO dell’European Policy Innovation Council. Divieti e aumenti fiscali non porterebbero benefici tangibili alla causa. Per ridurre i danni del fumo sulla salute l’Europa dovrebbe, invece, incoraggiare l’adozione di alternative più sicure rispetto alla combustione tradizionale.
Il rapporto suggerisce di introdurre una normativa comunitaria in grado di bilanciare la riduzione del danno e la necessità di eliminare gradualmente i prodotti del tabacco più nocivi, sigarette in primis. In quest’ottica, la revisione delle Direttive sui prodotti del tabacco (TPD) e sulla tassazione del tabacco (2011/64/UE) da parte della Commissione Europea rappresenta un’occasione importante per cambiare passo, secondo il think tank. L’adozione di una normativa che coniughi la riduzione del danno e progressiva eliminazione delle sigarette permetterebbe di raggiungere tre obiettivi, secondo il report: preservare il contributo economico di una delle eccellenze industriali dell’Ue, migliorare la salute pubblica e contrastare l’invasione del mercato da parte di prodotti illeciti e con bassi standard di sicurezza, soprattutto Made in China
I NUMERI DEL FUMO IN UE
Il settore del tabacco contribuisce all’1,3% del PIL totale dell’Unione Europea, pari a 223,7 miliardi di euro all’anno. Il gettito fiscale annuo della filiera ammonta a 112,9 miliardi di euro (pari al 55,4% dell’attuale spesa totale per la difesa dell’UE), le vendite annuali fruttano 333,4 miliardi di euro. Le esportazioni dell’Ue, invece, valgono 23,7 miliardi di euro all’anno. L’industria del tabacco impiega complessivamente oltre 2,1 milioni di persone, per una spesa salariale di oltre 60,7 miliardi di euro (in media 41.000 euro/anno). La sostituzione dei posti di lavoro legati al tabacco richiederebbe un aumento del settore della produzione di bevande del 600% (435,400 lavoratori) o del comparto finanziario del 68%.
Le accise attuali fruttano ogni anno all’Ue 83,3 miliardi di euro, mentre l’Iva porta nelle casse dell’Unione Europea 29,6 miliardi di euro. Risorse che finanziano la gestione dei rifiuti (€ 56,9 miliardi), i servizi di protezione antincendio (37,8 miliardi di euro) e le spese carcerarie (24,6 miliardi di EUR). Complessivamente i fondi coprono 5,3 giorni della spesa pubblica totale
FUMO, IL BUCO DEL MERCATO NERO
Ogni anno 11,6 miliardi di euro finiscono nel buco nero del mercato illegale delle sigarette, che rappresenta l’8,3% del consumo totale (35,2 miliardi di sigarette). Fondi che potrebbero essere utilizzati per aumentare del 52,5% le attività di ricerca e sviluppo pubbliche in tutti gli Stati membri dell’UE, secondo il report.