Francesco invoca le organizzazioni mondiali per contrastare la legge del più forte e la crisi globale
Dall’ospedale Gemelli di Roma, dove è ricoverato dal 14 febbraio, il Pontefice riflette sulle "resistenze profonde al cambiamento, sia come persone sia come società". L'articolo Francesco invoca le organizzazioni mondiali per contrastare la legge del più forte e la crisi globale proviene da Globalist.it.

Il mondo contemporaneo è segnato da una “policrisi” globale in cui si intersecano conflitti, cambiamenti climatici, crisi energetiche, epidemie, migrazioni e innovazioni tecnologiche. In questo scenario, la risposta a tali sfide appare sempre più complessa, mentre gli organismi internazionali si rivelano spesso inefficaci, ostacolati da dinamiche politiche mutevoli e da interessi particolari. Il contesto globale sembra dominato dalla “legge del più forte”, un principio che finisce per “disumanizzare” le relazioni tra nazioni e popoli.
In un messaggio rivolto all’Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, Papa Francesco offre una lucida “fotografia” della situazione attuale. Dall’ospedale Gemelli di Roma, dove è ricoverato dal 14 febbraio, il Pontefice riflette sulle “resistenze profonde al cambiamento, sia come persone sia come società”. In particolare, invita a considerare la pandemia di Covid come un’occasione “sprecata”, poiché non ha portato a una vera “trasformazione delle coscienze e delle pratiche sociali”, come auspicato nell’esortazione apostolica Laudate Deum.
Ripensare i parametri di cultura e antropologia
Per affrontare le sfide del presente senza restare “ancorati alle nostre certezze, alle nostre abitudini e alle nostre paure”, diventa cruciale l’ascolto della scienza. Questo principio, sottolineato anche nell’ultima Assemblea dei Vescovi dedicata alla sinodalità, implica una profonda revisione dei parametri con cui interpretiamo antropologia e cultura.
“Da qui è nata anche l’intuizione dei gruppi di studio su alcuni temi emersi durante il percorso sinodale”, scrive il Papa, riconoscendo il valore del lavoro svolto dall’Accademia in questi anni e ringraziandone i membri per il loro impegno.
La scienza come visione dinamica della realtà
La scienza, secondo Papa Francesco, non è un sapere statico o arido, ma una prospettiva “dinamica” che concepisce la natura come una “creazione continua”. Tale visione, tuttavia, non deve essere interpretata con una mentalità tecnocratica: “Il nostro modo di intendere la ‘creazione continua’ va rielaborato, sapendo che non sarà la tecnocrazia a salvarci: assecondare una deregulation utilitarista e neoliberista planetaria significa imporre come unica regola la legge del più forte; ed è una legge che disumanizza”.
L’approccio trans-disciplinare, che il filosofo e gesuita Pierre Teilhard de Chardin sintetizzava con la provocatoria riflessione “Mi chiedo se non sia necessario che qualcuno lanci il sasso nello stagno – finisca anzi per farsi ‘ammazzare’ per aprire il cammino”, sottolinea l’importanza della relazione e dell’interdipendenza tra tutte le forme di vita. L’essere umano, dunque, non può essere concepito come entità isolata, ma deve essere posto in connessione con l’intero ecosistema.
La speranza come slancio verso la “vita vera”
In questo cammino, la speranza non deve essere confusa con la rassegnazione, ma piuttosto interpretata come uno slancio verso “la vita vera, che porta ben oltre lo stretto perimetro individuale”.
“Come ci ha ricordato Papa Benedetto XVI, la speranza è legata all’essere nell’unione esistenziale con un ‘popolo’ e può realizzarsi per ogni singolo solo all’interno di questo ‘noi’ (Spe salvi)”.
Verso un multilateralismo efficace
Proprio questa “dimensione comunitaria della speranza” deve spingere a valorizzare strumenti di portata globale per affrontare una “crisi complessa e planetaria”. Papa Francesco denuncia la “progressiva irrilevanza degli organismi internazionali”, indeboliti da visioni miopi e dalla tutela di interessi nazionali a scapito del bene comune.
Occorre quindi lavorare per “organizzazioni mondiali più efficaci, dotate di autorità per assicurare il bene comune mondiale, lo sradicamento della fame e della miseria e la difesa certa dei diritti umani fondamentali”. Solo così sarà possibile un multilateralismo che non dipenda dalle mutevoli circostanze politiche o dagli interessi di pochi, ma che si configuri come un modello stabile ed efficace.
“Si tratta – conclude il Papa – di un compito urgente che riguarda l’umanità intera”.
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