Formula 1 | Brembo: il mondiale riparte da Suzuka, la pista che mette alla prova i campioni
Dopo aver visto tre diversi vincitori tra le prime due gare e la Sprint Race in Cina, la Formula 1 torna

Dopo aver visto tre diversi vincitori tra le prime due gare e la Sprint Race in Cina, la Formula 1 torna in Asia per il Gran Premio del Giappone, uno degli appuntamenti più affascinanti del calendario. Sarà la 39.ma edizione della corsa, la 35.ma disputata sul circuito di Suzuka, che dal 1987 è diventato un’icona del motorsport, ad eccezione delle edizioni 1976, 1977, 2007 e 2008, non disputate qui ma al Fuji Speedway, tracciato situato sotto all’iconico monte e che ha ospitato appunto quattro edizioni, la prima nel 1976, ricordata per il clamoroso ritiro di Niki Lauda sotto la pioggia battente.
Il circuito e la sfida per i freni
Con i suoi 5,807 km di lunghezza e il celebre tracciato a “otto”, Suzuka è un banco di prova unico per vetture e piloti. Ma se dal punto di vista tecnico rappresenta una delle piste più complesse, l’impegno richiesto all’impianto frenante è sorprendentemente ridotto. Secondo gli esperti Brembo, che collaborano con tutte le squadre di Formula 1, il circuito giapponese è uno dei meno impegnativi per i freni, con un livello di difficoltà di appena 1 su 5. Durante un giro, i piloti utilizzano i freni solo per 10 secondi, pari all’11% del tempo totale, il valore più basso del campionato.
Nonostante il basso utilizzo dei freni, Suzuka presenta comunque un punto critico: la curva 16, ovvero la chicane prima del traguardo. Dopo aver affrontato la velocissima 130R, i piloti devono decelerare da 303 km/h a 103 km/h in soli 2,17 secondi, applicando un carico di 166 kg sul pedale del freno e affrontando una decelerazione di 4,5 g. In questo brevissimo intervallo, le monoposto percorrono 106 metri e raggiungono una potenza frenante di ben 2.360 kW.
GP Giappone, il ricordo della vittoria di Nannini
Suzuka è stata spesso teatro di eventi memorabili. Tra questi, il celebre Gran Premio del Giappone 1989, segnato dal controverso incidente tra Ayrton Senna e Alain Prost. In quell’occasione il brasiliano, che proprio quell’anno aveva voluto Brembo sulle McLaren, riuscì a ripartire dopo il contatto con il compagno di squadra e vinse la gara, ma fu successivamente squalificato dopo una decisione pessima da parte della FIA. Il successo venne così assegnato ad Alessandro Nannini, che si regalò l’unica vittoria della sua carriera in Formula 1, a bordo della Benetton, coronando una stagione in cui ottenne un totale di nove podi.
L’incidente tra Senna e Prost a Suzuka nel 1989 – XPB
La rivoluzione tecnologica di Brembo
La gara del 1989 segnò anche un capitolo importante per la tecnologia dei freni. Benetton, che già dal suo debutto in Formula 1 nel 1986 si affidava a Brembo, utilizzava all’epoca le prime pinze freno monoblocco ricavate dal pieno, un’innovazione che molti ritenevano impossibile da realizzare a causa delle complesse lavorazioni interne. Ma i tecnici riuscirono a sviluppare un macchinario speciale in grado di effettuare la lavorazione con un movimento a L, permettendo di ottenere un prodotto rivoluzionario per l’epoca.
Oggi le pinze monoblocco in alluminio sono uno standard nell’industria automobilistica e motociclistica, e le attuali versioni utilizzate in Formula 1 sono estremamente avanzate, con sistemi di ventilazione ottimizzati, alette aerodinamiche e soluzioni tecnologiche all’avanguardia. Proprio per questo, tutti e dieci i team del campionato si affidano esclusivamente a Brembo, confermando l’azienda italiana come un punto di riferimento imprescindibile nel mondo della F1.
La Benetton B188 Ford Cosworth di Alessandro Nannini – XPB