Fondi alle ong, la Corte dei Conti Ue: “La maggior parte finisce a pochi enti legati ai governi e con dati incompleti, manca trasparenza”

La Corte dei Conti europea invita la Commissione Ue a fare di più per rendere trasparente il sistema di assegnazione dei fondi comunitari alle organizzazioni non governative (ong). In una nuova relazione, “Trasparenza dei fondi Ue assegnati alle Ong”, i giudici arrivano alla conclusione che “nonostante i progressi, la visione d’insieme non è ancora affidabile”. […] L'articolo Fondi alle ong, la Corte dei Conti Ue: “La maggior parte finisce a pochi enti legati ai governi e con dati incompleti, manca trasparenza” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 8, 2025 - 22:42
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Fondi alle ong, la Corte dei Conti Ue: “La maggior parte finisce a pochi enti legati ai governi e con dati incompleti, manca trasparenza”

La Corte dei Conti europea invita la Commissione Ue a fare di più per rendere trasparente il sistema di assegnazione dei fondi comunitari alle organizzazioni non governative (ong). In una nuova relazione, “Trasparenza dei fondi Ue assegnati alle Ong”, i giudici arrivano alla conclusione che “nonostante i progressi, la visione d’insieme non è ancora affidabile”. Il documento fa seguito, infatti, alla relazione del 2018 sui fondi erogati nell’ambito della politica estera e alla relazione speciale del 2024 sul registro per la trasparenza dell’Ue. Un dossier che rischia di suonare come una bocciatura e minare ancora una volta la credibilità delle ong? “La trasparenza può aiutare in un processo che accresce la fiducia nelle organizzazioni non governative”, è stato detto in conferenza stampa, sottolineando l’interesse pubblico sul tema dopo lo scandalo Qatargate del 2022. “Nonostante siano stati compiuti alcuni progressi dall’ultimo audit della Corte in termini di trasparenza dei fondi assegnati alle ong – ha spiegato Laima Andrikienė, membro della Corte e responsabile della relazione – il quadro non è ancora chiaro, poiché le informazioni, comprese quelle sulle attività di lobbying, non sono né affidabili né trasparenti”. Eppure si parla di 7,4 miliardi di euro. Nel periodo 2021-2023, su cui verte l’audit della Corte, la Commissione ha dichiarato di avere impegnato 4,8 miliardi di euro a favore di ong nell’ambito delle politiche interne su coesione, ricerca, ambiente e altri settori. Inoltre, per il Fondo sociale europeo Plus e il Fondo Asilo, migrazione e integrazione, entrambi in regime di gestione concorrente, le autorità degli Stati membri hanno dichiarato di avere assegnato sovvenzioni per 2,6 miliardi di euro.

La definizione di ong. Sono tre, sostanzialmente, le raccomandazioni che i giudici rivolgono alla Commissione europea: una maggiore coerenza nella definizione di che cosa sia una ong, un miglioramento nella qualità dei dati sulla spesa dell’Ue e la verifica del rispetto dei valori dell’Ue da parte dei beneficiari. Tra il 2021 e il 2023, più di 12mila ong hanno ricevuto sovvenzioni dall’Ue. Nel 2024, il regolamento finanziario dell’Ue ha definito una ong come “un’organizzazione volontaria, indipendente dal governo, senza scopo di lucro che non è un partito politico o un sindacato”. “Sebbene si tratti di un passo nella giusta direzione, la definizione da sola non può garantire che le ong siano correttamente classificate nel sistema di trasparenza finanziaria dell’Ue”, spiega la Corte dei Conti Ue che, infatti, raccomanda di migliorare le linee guida sulla classificazione. Intanto perché ci sono Stati che seguono proprie definizioni giuridiche di ong. A riguardo, la risposta di Bruxelles non si è fatta attendere: “La Commissione non ha la competenza per uniformare le definizioni, perché soggette alle leggi nazionali”. Secondo la Commissione Ue, però, “le ong rappresentano la diversità intrinseca della società civile e contribuiscono a difendere e proteggere i valori dell’Ue”. Per quanto riguarda la ricezione dei fondi, Bruxelles chiarisce che “le ong non sono trattate in modo diverso rispetto ad altri richiedenti” e sono tenute “a rispettare i requisiti di ammissibilità necessari”.

Le verifiche che mancano sugli interessi commerciali dei membri. Secondo la Corte, però, restano diverse lacune nel sistema di informazione. Ad oggi, ai fini della gestione diretta e indiretta, la Commissione registra i destinatari come ong nel sistema contabile centrale sulla base di un’autocertificazione, previa convalida del carattere privato e senza scopo di lucro dell’ente. Bruxelles considera le ong come indipendenti dal governo se non sono enti pubblici. “Tale interpretazione – scrive la Corte dei Conti Ue – non tiene conto del controllo della partecipazione dei governi negli organi direttivi delle ong”. Inoltre, la Commissione verifica lo status di “organizzazione senza scopo di lucro” sulla base dei documenti presentati “ma non controlla se queste perseguano gli interessi commerciali dei propri membri”. Tra i casi analizzati, la Corte ha individuato un ente classificato come ong, un’organizzazione di ricerca e innovazione che, oltre a svolgere attività di ricerca e innovazione, fornisce servizi tecnici avanzati per l’industria tessile e servizi integrati per l’industria dei cosmetici. “Impiega più di 250 dipendenti e dispone di uffici in tutto il mondo”, scrive la Corte, spiegando che si tratta di “un’organizzazione privata e senza scopo di lucro, ma persegue chiaramente gli interessi commerciali dei propri membri, che hanno prevalentemente fini di lucro. Non avrebbe dovuto essere considerata una ong”. La Corte ha riscontrato che il 90% degli enti che hanno ricevuto fondi (oltre 70mila) nel periodo 2021-2023 non era classificato né come ong, né come non-ong “poiché questo campo (opzionale) era stato lasciato vuoto”.

Sistema di informazione migliorato, ma dati sono “incompleti e inesatti”. La seconda raccomandazione riguarda il miglioramento della qualità delle informazioni sulla spesa dell’Ue. “La Commissione ha migliorato il modo in cui ha raccolto e gestito le informazioni sui finanziamenti Ue concessi ai beneficiari, comprese le Ong e il modo in cui ha divulgato tali informazioni attraverso il Sistema di trasparenza finanziaria (Fts) – scrive la Corte dei Conti Ue – ma abbiamo riscontrato debolezze che incidono su pertinenza, comparabilità e tempestività delle informazioni”. Non solo la classificazione errata, ma anche la copertura incompleta di tutti i beneficiari e gli aggiornamenti poco frequenti. La Corte ha effettuato controlli incrociati dei dati divulgati nell’Fts della Commissione Ue con quelli contenuti in altri sistemi e risorse, come il registro per la trasparenza Ue. Per quanto riguarda la gestione diretta dei fondi, per esempio, nell’Fts risultano otto enti (oltre il 25% del campione) erroneamente identificati come Ong, tra cui “uno dei più grandi istituti di ricerca in Europa”, registrato come società privata a responsabilità limitata senza scopo di lucro. L’Ente si è autocertificato come ong, anche se “le operazioni di questo istituto sono strettamente legate al governo” e il suo organo direttivo fosse composto esclusivamente da rappresentanti del governo. Ma la Corte ha rilevato anche 70 enti non identificati come ong nel sistema della Commissione, nonostante dalle indicazioni degli altri registri risultassero tali. La copertura incompleta di beneficiari, invece, è dovuta in gran parte alla pubblicazione da parte della Commissione, in linea con il Regolamento finanziario, degli impegni assunti solo nei confronti di quelli di primo livello. Gli accordi di sovvenzione, però, possono prevedere la possibilità che alcuni fondi Ue vengano concessi a un’altra entità.

Le pubblicazioni frammentate e la concentrazione dei fondi. “Le informazioni sui finanziamenti concessi alle ong sono pubblicate su più sistemi, siti web e database, con conseguente approccio frammentato – spiegano i giudici – che ostacola la trasparenza” e rende più difficile “valutare se i fondi Ue siano eccessivamente concentrati su un numero limitato di ong”. Dall’analisi della Corte risulta che una larga parte dei finanziamenti concessi alle ong sotto gestione diretta è andata a un piccolo esiguo di organizzazioni: “Su oltre 4.400 ong, 30 hanno ricevuto più del 40% dei fondi totali nel periodo 2014-2023 (vale a dire 3,3 miliardi di euro). La Commissione, inoltre, aggiorna il suo Fts entro giugno di ogni anno, come richiesto dal regolamento finanziario. Ciò significa che le informazioni sugli importi impegnati per fine anno vengono divulgate con un ritardo. E se tutti destinatari dei fondi Ue, ong comprese, sono tenuti a rispettare i valori Ue, la Corte rileva che i gestori dei fondi “non cercano in modo proattivo potenziali violazioni”, si basano invece su autocertificazioni e non utilizzano altre fonti di dati disponibili. Non sono stati effettuati controlli sulla dipendenza e sulle fonti finanziarie che possono fornire informazioni utili su “chi c’è dietro” una ong. A partire dalla metà del 2023, la Commissione ha condotto un’attività di sensibilizzazione tuttavia, scrivono i giudici “non vi sono istruzioni su come valutare i potenziali casi di inosservanza”. Da qui la terza raccomandazione: includere negli attuali sistemi una verifica ad hoc.

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