Finché nel Sahel c’è un nemico ci sarà speranza (per il potere)
Nel Sahel i nemici non mancano. Dal caldo torrido di stagione, alla polvere permanente per arrivare alle inedite inondazioni di questi ultimi anni, i nemici non mancano. Ma non si tratta di questi, tutto sommato ciclici. I nemici di cui non è proprio possibile fare a meno sono altri. La storia di questa porzione d’Africa, […] L'articolo Finché nel Sahel c’è un nemico ci sarà speranza (per il potere) proviene da Il Fatto Quotidiano.

Nel Sahel i nemici non mancano. Dal caldo torrido di stagione, alla polvere permanente per arrivare alle inedite inondazioni di questi ultimi anni, i nemici non mancano. Ma non si tratta di questi, tutto sommato ciclici. I nemici di cui non è proprio possibile fare a meno sono altri. La storia di questa porzione d’Africa, tra le due rive così come il nome Sahel indica, è successione di guerre, jihad, imperi, colonizzazioni e fragili tentativi di liberazione. Come dire che la figura del nemico è stata coltivata in modo assiduo e creativo in tutti questi secoli. Non ci si dovrebbe dunque stupire di loro, i nemici che anzi fanno parte del paesaggio storico, culturale e politico del Sahel.
I colpi di stato militare e i conseguenti regimi di eccezione che a tutt’oggi marcano il Sahel Centrale appaiono come una semplice e conseguente applicazione del titolo sopra enunciato. Finché ci saranno nemici i giorni felici dei militari al potere non saranno prossimi a finire. Nel Niger, ad esempio, il colpo di stato militare del luglio del 2023 è stato giustificato dalla minacciosa presenza di due nemici. L’insicurezza crescente nel Paese dovuta ai ‘gruppi armati terroristi’ e alla pessima gestione della cosa pubblica e le risorse dello Stato. Entrambi nemici veri, agguerriti e pronti, secondo i fautori del golpe, a far perfino sparire il Niger come entità autonoma e repubblicana, dalla cartina.
Poi, strada facendo, il nemico è andato precisandosi. Nuovi e inediti scenari hanno offerto al grande nemico nuovi orizzonti. La cacciata della base militare francese dal cuore della capitale Niamey, gli interessi francesi, la storia coloniale francese e i suoi inenarrabili soprusi e umiliazioni, sono stati un tempo fonte di identificazione e di vittoria sul nemico principale. Altri nemici sono in seguito apparsi. Il neocolonialismo occidentale e la complicità della Comunità degli Stati dell’Africa Occidentale con le sanzioni economiche. Di lì a identificare l’imperialismo come nemico permanente esteriore da combattere il passo è stato breve. Ottenere un visto per il Niger dai Paesi incriminati è un percorso da combattente. Giunti all’aeroporto il vostro passaporto sarà confiscato per il tempo necessario.
Dai nemici esterni, assai ben identificati in numero e qualità crescenti, si passa ai nemici ‘interni’. Si tratta dei politici, istituzioni e regole della democrazia liberale con elezioni regolari ad essere demonizzati. La corruzione, la svendita del Paese e le sue ricchezze alle potenze straniere sono senz’altro l’altro nemico da abbattere. I partiti sono sospesi così come la vita politica del Paese e la stessa libertà di associazione è sotto controllo. La parola chiave di questa fase sarà dunque ‘rifondazione’ che si usa appaiata con ‘sovranità nazionale’ in tutti gli ambiti. Alimentare, militare, economica, culturale, umanitaria, educativa, sportiva, informativa e, naturalmente, religiosa.
Si passa in seguito ai gruppi armati che minano la sicurezza e la cosiddetta e mai ben definita ‘coesione sociale’ di centinaia di migliaia di persone nel Paese. Risultano necessarie armi sofisticate, investimenti bellici e forze militari ben preparate e motivate per combattere il nemico in una guerra complessa e asimmetrica. I costi in vite umane nei confronti di questo nemico spesso invisibile e mobile sono rilevanti. Giovani soprattutto che, in ambo i campi, perdono la vita per altri che, più grandi di loro, spesso prosperano altrove e profittano dell’economia di guerra per arricchirsi. Si tratta di nemici che assicurano un futuro assai promettente per i venditori e i commercianti d’armi.
Nemici esterni, interni e dunque ‘eterni’. Sembra piuttosto difficile, per un regime nel quale le armi sono una garanzia di continuità, che i nemici vengano un giorno a finire. Sarebbe per molti un vero dramma ma non c’è da temere. Come dice il noto proverbio…’chi cerca trova’.
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