Festa della Liberazione: al Cinema La Compagnia torna "Roma città aperta"
Il capolavoro firmato da Roberto Rossellini verrà proiettato nella serata del 25 aprile alle 19 nella versione restaurata dal laboratorio "L'Immagine Ritrovata" della Cineteca di Bologna a partire dal negativo originale ritrovato nel 2004

Firenze, 24 aprile 2025 - La disfatta di Satana. Era questo il titolo del testo che il giornalista Alberto Consiglio portò all'attenzione del regista Roberto Rossellini e dello sceneggiatore Sergio Amidei durante i loro pranzi al ristorante "Nino" in Via Rasella, a pochi passi dal luogo dell'attentato gappista del 23 marzo 1944.
La capitale era stata da poco liberata, la guerra ancora in corso, non a caso il racconto si ispirava alla vita di Don Pietro Pappagallo, il prete trucidato dai nazisti nell'eccidio delle Fosse Ardeatine: da quel soggetto nacque l'idea di girare un documentario intitolato "Storie di ieri" e dedicato alla figura di don Giuseppe Morosini, sacerdote realmente vissuto a Roma ed ucciso dai nazisti nel 1944.
In realtà furono i contrasti tra il militante comunista Amidei e la coppia formata dal liberale Ferruccio Disnan e il giovane Federico Fellini, da sempre scettici sui metodi utilizzati dalla lotta partigiana a Roma, a cambiare il soggetto del racconto, omettere i riferimenti alle Fosse Ardeatine - e quindi a Via Rasella - e spostare il nucleo centrale del lungometraggio - la fucilazione del prete - in fondo al film, trasformandolo nel racconto corale di storie e personaggi all'interno di una città dominata dal degrado e dalla miseria, dalla paura e dalla delazione: nacque così "Roma città aperta", considerato ancora oggi il manifesto del Neorealismo italiano.
Realizzato con il contributo economico determinante del commerciante di lana Aldo Venturini, che partecipò alla produzione della CIS Nettuno, il film venne girato in condizioni precarie per la mancanza di materiale tecnico e l'indisponibilità degli studi di Cinecittà, trasformati in un enorme rifugio per sfollati: così, la troupe improvvisò le riprese in interni nel vecchio teatro Capitani, dietro Via del Tritone, mentre quelle in esterni - come la celebre sequenza della corsa e dell'uccisione di Pina (Anna Magnani) dietro al camion che porta via il marito catturato dai tedeschi - furono ambientate nel quartiere Prenestino-Labicano.
Ma dal male stava nascendo un'opportunità, perché quel modo di girare - fuori dai teatri di posa, montaggio spezzato, raccordi sbagliati, profondità di campo - si trasformò rapidamente un'estetica riconosciuta e imitata da tutti: "Roma città aperta" trionfò al Festival di Cannes del 1946, venne nominato all'Oscar per la miglior sceneggiatura originale e vinse due Nastri d'argento - regia e miglior attrice non protagonista - diventando il primo capitolo della famosa Trilogia della guerra antifascista, a cui seguiranno "Paisà" (1946) e "Germania anno zero" (1948).
Nella giornata del 25 aprile, in occasione dell'80esimo anniversario della Liberazione, il film verrà proiettato al Cinema La Compagnia alle 19 nella versione restaurata dal laboratorio "L'Immagine Ritrovata" della Cineteca di Bologna a partire dal negativo originale rinvenuto nel 2004.