F1 | Il capolavoro di Leclerc rende credibile anche questa Ferrari
Charles Leclerc salva la Ferrari, Leclerc salva tutti, non che sia la prima volta che accade, ma quanto successo tra

Charles Leclerc salva la Ferrari, Leclerc salva tutti, non che sia la prima volta che accade, ma quanto successo tra i muri follemente veloci di Gedda potrebbe segnare una linea di demarcazione, un prima e un dopo, in questo mondiale della Rossa. Il terzo posto non può essere di per se un risultato per cui commuoversi o strapparsi le vesti, resta pur sempre il gradino più basso del podio, ma lo slancio furioso con cui il pilota monegasco vi ha portato la SF-25, la prestazione da annali e gli occhi finalmente vivi nel dopo gara, raccontano molto di più.
Sicuramente nel GP dell’Arabia Saudita abbiamo avuto la conferma che la SF-25, pur essendo ancora terza o quarta forza in pista, in determinate condizioni si trasforma in una vettura competitiva, al livello delle migliori. La realtà è che sul punto non hanno ancora le idee chiare gli uomini di Maranello, quindi non ha molto senso andare per tecnicismi, si potrebbe però osservare che la vettura ha una finestra molto ridotta di utilizzo, ovvero le servono determinate condizioni per andare forte (ad esempio un serbatoio non troppo carico e una data temperatura di asfalto) ma è certamente gentile con le gomme, qualità che dovrebbe pagare a lungo andare.
Lo stesso Charles ha candidamente ammesso nel dopo gara che si aspettava di correre un GP diverso, quasi di difesa per il piazzamento, temendo il ritorno di Norris e le Mercedes, e non certo la gara che abbiamo visto. E che gara, signori. Con una delle sue migliori prestazioni di questi anni (invero tante), Leclerc ha confezionato un vero capolavoro di talento, di tenacia, di guida e di rabbia.
Il monegasco è entrato quasi subito in modalità iradiddio, iniziando a martellare giro dopo giro a ritmo di qualifica, lambendo i muri e andando evidentemente oltre il potenziale della monoposto. Charles ci ha messo molto del suo piede destro, per tenere un ritmo folle, unito ad una gestione della gomma media da fenomeno vero, perché mentre gli altri si fermavano per il loro pit stop lui continuava a buttare giù tempi da urlo, continuando poi sullo stesso spartito con la gomma dura, fino a riacciuffare Russell e a passarlo al doppio della velocità. All’esterno in staccata. Uno scenario impensabile alla vigilia, quando il giro di qualifica a vita persa a quattro decimi dai migliori era già sembrato il massimo che si poteva ottenere.
Il terzo posto di Leclerc a Gedda è una magia, di guida e di generosità, è il manifesto di un pilota che in questi sette anni ha tenuto i tifosi incollati allo schermo, grazie all’estro, al cuore e alla generosità. Per questo anche un semplice podio non è un podio banale, bisogna distinguere. Grazie al risultato del pilota di Montecarlo anche questa Ferrari, fin qui un’armata Brancaleone apparsa allo sbando, acquista una sua embrionale credibilità.
Leclerc salva la Rossa e salva anche il team principal Vasseur che con le sue dichiarazioni sul misterioso potenziale da sbloccare, e con quell’ottimismo infondato e approssimativo, stava risultando quasi irritante. E in qualche modo Leclerc salva anche Hamilton, perché il mezzo minuto di distacco che gli ha rifilato in cinquanta tornate è troppo per accanirsi anche, e quindi si sospende il giudizio (altrimenti impietoso) sull’inglese, in questa sua via crucis con il Cavallino, per ora più calvario che reale adattamento.
Charles salva tutti Perché la SF-25 resta un’auto che sulla carta non è nemmeno da podio, considerando il vantaggio della McLaren e la presenza fissa di Verstappen e della Mercedes. E questo conviene ricordarlo. Ma la nuova luce negli occhi del suo capitano, le parole improvvisamente diverse, sugli sviluppi che possono arrivare e su un lavoro (dal lato suo) che sta pagando, possono far sperare in un prosieguo di stagione diverso, migliore. La Rossa ha ripreso vita, improvvisamente, in modo emozionante, e va ringraziato il condottiero con il numero sedici. Ancora una volta.