F1: Go Jeddah, pagelle “il fumo dal naso!” di GM
Il fine settimana di competizioni ha visto Max Verstappen arrivare in pista con un umore nero come il carbone. Molti hanno attribuito la sua rabbia alla sanzione ricevuta per aver commesso un’infrazione alla prima curva, ma la verità è più complessa. La tensione tra i piloti di Formula 1 si può infatti paragonare a quella […]

Il fine settimana di competizioni ha visto Max Verstappen arrivare in pista con un umore nero come il carbone. Molti hanno attribuito la sua rabbia alla sanzione ricevuta per aver commesso un’infrazione alla prima curva, ma la verità è più complessa. La tensione tra i piloti di Formula 1 si può infatti paragonare a quella che si instaura tra i leoni nella savana: un rapporto di potere e sfida continua, dove ogni movimento può scatenare reazioni imprevedibili.
Le dinamiche di branco tra i piloti di F1
Quando nel “branco” degli automobilisti di Formula 1 entra un nuovo maschio alfa che mette in discussione il capobranco, quest’ultimo reagisce con aggressività. Se non riesce a prevalere sul rivale sul suo stesso terreno, la sua reazione diventa nervosa e impulsiva. È un meccanismo che si ripete nel tempo: basti pensare a Senna che nel ’92 in Francia redarguì Schumacher con un golfino rosa, oppure alle prime battute di Verstappen, che all’inizio della carriera si trovò spesso sotto attacco da parte di colleghi più esperti, soprattutto campioni, a causa dei suoi atteggiamenti spigolosi.
Verstappen sotto pressione nel confronto con Piastri
Oggi, Verstappen si trova a dover difendere la propria posizione di leader contro un avversario emergente: Oscar Piastri. La reazione del campione del mondo alle vicende in Arabia Saudita è un chiaro segnale di quanto senta la pressione del giovane talento. Piastri, alla prima curva, ha messo in atto una manovra simile a quella adottata da Verstappen in passato: ha portato il rivale all’esterno, inducendolo all’errore, e ha così conquistato un vantaggio importante.
La sfida tra veterano e promessa è una guerra di nervi
Se Verstappen vuole fermare Piastri, soprattutto nelle giornate positive del giovane, dovrà inventarsi qualcosa di diverso. Il “cattivo Max” non esiterà a spingersi oltre i limiti, come ha fatto in passato quando si trovava nella posizione di rampollo aggressivo e Hamilton era il capobranco in difficoltà. Le regole, allora, furono a suo favore, ma ora potrebbero invece favorire Piastri, che ha dimostrato di saper sfruttare al massimo ogni occasione per mettere in crisi il campione olandese.
Oscar Piastri 10: Anche Jeddah è una pista a lui congeniale. Attacca Verstappen alla maniera di Max e vince il duello che lo consacra come suo diretto rivale per il titolo, indipendentemente dai numeri. Consistente, freddo e veloce, ma soprattutto aggressivo quando serve e consapevole delle qualità della sua monoposto.
Charles Leclerc 8: Il monegasco si trova in uno stato di grazia unico. Riesce a superare i limiti della sua monoposto quando la pista glielo consente. Che sia merito della rivalità interna con Hamilton, è probabile, ma sta facendo della stagione 2025 uno spot pubblicitario per il futuro.
Isaak Hadjar 7: Un pilota che sta passando quasi inosservato, se non fosse che sta disputando un campionato da debuttante straordinario. Tiene in piedi tutto il team e riesce anche ad ottenere prestazioni velocistiche in qualifica e costanti in gara. Da tenere sotto osservazione per il futuro della Red Bull.
Lando Norris 6: Una sufficienza per il recupero, non facile, dalla decima posizione. Ma continua la saga degli errori di un pilota tanto veloce quanto psicologicamente fragile. Non può battere il compagno di team in queste condizioni.
Lewis Hamilton 6: Ha tenuto dietro Norris per due giri. Che sia stata una scelta tattica, di orgoglio o per altri motivi, non è dato saperlo, ma è stato il bene supremo per il podio di Leclerc. È lento, ma almeno ha fatto il lavoro di squadra.
Carlos Sainz 6: Gli hanno chiesto di fare un lavoro di sacrificio per il team e, da buon capitano in pectore, si è preso sulle spalle anche la gara di Albon, portando punti fondamentali per la squadra.
Alexander Albon 6: Si è messo a rimorchio del compagno di team, al servizio della squadra, portando a casa punti importanti.
Max Verstappen 5: Non doveva commettere errori, nemmeno uno piccolo come sbagliare la partenza. La pezza che ha cercato di mettere alla prima curva gli si è rivoltata contro. Se vuole battere Piastri con questa McLaren, deve inventarsi qualcosa che vada oltre la guida spettacolare nel giro secco.
George Russell 5: Una gara opaca, senza infamia e senza lode. Non è riuscito a imporre una strategia vincente al team, non ha superato il limite della monoposto. Pensava, forse, che gli sarebbe bastato ancora una volta fare il compitino per portare a casa il podio. Ma oggi c’era Leclerc sulla sua strada.
Kimi Antonelli 5: La monoposto fatica ad avere un passo concreto in pista, ma non riesce a fare nulla di diverso rispetto a quanto mostrato dal compagno. Al momento dipende troppo dal muretto box, ma prima o poi dovrà cominciare a crescere e a camminare con le proprie gambe, soprattutto in qualifica.
Chez Vasseur 7: Dicono di avere chiaro in mente perché la monoposto si comporta male in qualifica, perché si comporta bene solo in certe fasi di gara, su determinate piste, in certi ambienti e guidata in un certo modo. Va bene così, basta che lo facciano sapere anche ad Hamilton.
I Bibitari 7: Hanno il migliore pilota in assoluto. Non può sempre fare miracoli, bisogna rivedere qualcosa, e hanno il potenziale per reagire prima che sia troppo tardi.
Team Papaya 6: Ancora una volta non capitalizzano al massimo il loro potenziale. Fino ad oggi non ci sono problemi in nessuna delle due classifiche, ma qualcuno potrebbe fare un salto prestazionale come già successo in passato, e allora i punti persi in questa fase di campionato potrebbero pesare molto.
Frecce d’argento 5: Fare il minimo sindacale è andato bene finora, ma quando le carte si mescolano e avversari come Ferrari e Red Bull tornano a vivere, non si può sempre restare sulla difensiva. Forse bisogna tagliare il cordone ombelicale che lega troppo i piloti al muretto per la gestione della gara.
La pista di Jeddah 8: Troppo veloce, spettacolare e sicura, fino a quando non si andrà a sbattere a 300 km/h anziché 220 km/h, come capitato a Norris. Ma va bene così, fino a quando andrà bene così.